JUGOSLAVIA
MEJUGORIE
Iniziamo con questo un lungo viaggio che ci porterà a Loreto, Fatima , Lourds , Istambul e cosi via. Non solo santuari ma luoghi “sacri” vuoi religiosi vuoi dell’arte . Salite a bordo con noi speriamo di farvi da guida per quando vi andrete a Vostra volta .
di Onofrio Sanicola
Partiamo alle quattro del mattino perché l’unica nave salpa da Pescara. Dopo la solita breve sosta a Loreto arriviamo quando la nave ha tirato su mezzo portellone. Riesco in qualche modo a imbarcarmi lo stesso, fra il sarcasmo generale definendomi tutti raccomandato non so da chi. Sulla nave mi rendo conto che “quasi tutti “ andiamo allo stesso posto. Il solito gruppo di veneti nel salone della nave cantava incessantemente canzoni mariane e dalle due che sapevo io, loro ne conoscevano almeno una ventina. Lo stesso gruppo me lo ritrovo davanti in un pulman sulla strada di campagna che porta a questo sparuto e insignificante paese . A Spalato visitiamo il “palazzo di Diocleziano” che praticamente contiene la città; le chiese costruite sui templi, le mura quadrangolari, tempio di questo e quest’altro, le case dentro mura romane, un’infinità di colonne, mausolei, propilei, cariatidi, scalinate a non finire, birrerie dappertutto. Alla fine mi viene in mente che sotto Diocleziano si consumarono i più grandi delitti contro la cristianità. Nerone era un pivellino al confronto. Questi delitti, o stragi di stato, noi li chiamiamo persecuzioni cioè martirio che poi significa testimonianza…..
La mia guida segnala di Diocleziano solo i meriti politici, militari e artistici. Non ho voglia di rileggermi la storia ma ho ben fisso in mente sin da quando ero ragazzo, che tre quarti dei primi santi della cristianità divennero martiri nel suo regno. Fu sotto Diocleziano che San Ciro subì il martirio. Magari l’ordine parti da questo Palazzo. Non molto lontano da Spalato c’è Mostar da dove il vescovo continua a lanciare “avvisi “ a chi va a Mejugorie. Dal giovedì sera sin dopo la cena del venerdì sera digiuno totale, dispensando i bambini ma riempiendoli di pane e latte. Sabato verso mezzogiorno arriviamo in paese. Tutti vanno a vedere il sole che gira o la croce fra le pietre. Dal gruppetto veneto si staccano due con telecamera e si appostano ovunque e certamente “pregano” per riuscire a filmare quello per cui tutti siamo venuti. Una chiesa di paese che sembra costruita negli anni ‘50 in pessimo modo. Muri crepati, umidi, calcinacci nessun segno visibile che possa farla rassomigliare alle nostre e alle loro chiese. La direste un di quelle chiese abbandonate o usate ogni tanto. Non un’immagine non una pittura, o scultura, icona o vetrata o non so che altro degno di nota. Anche le chiese povere hanno sempre qualche opera della gente del luogo e l’arte dei devoti o dei fedeli è mille volte più calda delle grandi opere. Insomma una chiesa spoglia e fredda. Verso l’una entriamo in chiesa. Non c’è quasi nessuno. Scegliamo i posti migliori in prima fila. Un grande silenzio scende fra noi e attorno a noi. I ragazzi li sistemiamo nel pulmino e devono occuparsi di Antonio di tre anni che gioca con tutto e con tutti. Noi ogni tanto andiamo a controllare.Alle tre del pomeriggio arriva un po’ di gente e noi scaliamo sempre di una fila sino a quando siamo quasi in fondo vicino ad una coppia tedesca nostra coetanea. Lei ha gli occhi dolcissimi e un bambino in braccio. Per tutto il tempo diranno una parola né più né meno come noi. Alle sei la chiesa è già piena: tedeschi, svizzeri, spagnoli ma soprattutto predominano italiani e gente del luogo. Mi colpìsce, a parte il nocciolo veneto, la quantità di italiani che vengono da fuori. Italiani che vivono in Belgio, Francia, Olanda, due dall’America. Alcuni recitano il rosario in ginocchio, facendo girotondo attorno alla statua della Madonna. Inizia la Veglia Pasquale con la sua liturgia bellissima e quindi la messa. Entrano nel frattempo i francescani. L’officiante prende il microfono che lascerà dopo cinque ore. Da questo momento in poi in chiesa avviene un fatto straordinario. Una netta separazione fra la nostra partecipazione e gli avvenimenti che si svolgono in chiesa. Te ne accorgi dai volti di alcuni soprattutto di quelli vicino a noi. In cinque lingue diverse ma soprattutto in italiano il frate officia, traduce, introduce, spiega, legge, dirige il coro, somministra i sacramenti ad un gruppo familiare di non credenti, dando contemporaneamente il battesimo, la confessione, la prima comunione, la cresima, il matrimonio a una giovane coppia e nel contempo ne battezza il figlio e i nonni. Dopo queste “operazioni” si sente un mormorio e un piccolo ondeggiamento da folla. “I veggenti… i veggenti” bisbigliano tutti. Noi non riusciamo a distinguerli ma intuiamo dove sono. Liturgia e avvenimenti si susseguono. Qualcuno si sente male altri entrano fisicamente in “crisi mistica”. Ma niente di esagerato. Ad un certo punto il frate fa silenzio e noi tutti ammutoliamo. Ci legge il messaggio mariano. Ormai è mezzanotte e noi, candela accesa alla mano, usciamo dalla chiesa e, come avevamo imparato in Grecia, accendiamo le candele dal Cero Pasquale portando la luce e la notizia appena ricevuta alla gente per strada. Chi ha la candela fa come noi ed è un cercarsi reciprocamente e scambiarsi una, due, dieci volte la grande notizia.Mi ricordo il mio paese dove senza giornali i fatti straordinari si comunicavano di casa in casa, porta a porta, uomo a uomo. Avevamo ricevuto un messaggio straordinario. Nuovo e antico: Christos Anesti. Cristo è risorto! Dall’una del pomeriggio alla mezzanotte noi facciamo parte del gruppo che “vede” quello che succede ma non viene coinvolto. Non ci aspettiamo di vedere quello che vedono i veggenti. Non ci sfiora mai il dubbio che per un motivo straordinario anche noi possiamo essere coinvolti e poter al nostro rientro dire: “Si… abbiamo visto il sole girare, la croce illuminarsi, abbiamo sentito con le nostre orecchie il messaggio, abbiamo guardato quella figura fra le nuvole, anche noi siamo entrati in estasi, anche a noi è apparsa !”.Si, il messaggio è entrato nei nostri cuori direttamente senza il filtro del lettore poliglotta. Leva le ragnatele dalla tua mente, fa spazio nel tuo cuore. Svuotati dalle mille inutilità che hai in te e leggero leggero sereno sereno accogli “il messaggio” adeguandogli la tua vita. Non parliamo durante il viaggio di ritorno in albergo. Anche la domenica passa silenziosa e riflessiva. Lunedì Pasquetta. Dovevo mangiare l’agnello come si fa da noi. Impossibile trovare dell’agnello senza averlo prenotato dieci giorni prima. Riesco ad avere l’imbeccata giusta e così inizia l’operazione Pasquetta con agnello allo spiedo all’aria aperta. Fra Spalato e Ragusa trovo un piccolo villaggio turco-musulmano in alta collina e già da fuori paese si sentiva il profumo di agnello e rosmarino. Ora la mia Pasqua è completa. Ho un buon ricordo della Pasqua del 1984 in Jugoslavia.