domenica 31 gennaio 2016

WOMAN RESPECT :IERI SERA AL TEATRO DEI PUPI -( continua dopo le foto)



Questa idea del Woman Respect è stata un idea di Francesca Di Marco e di Lucilla Benanti. Visto che avevamo in programma Isabella e conosciutane la storia ci siamo buttati su questo tema. Sapevamo che non interessa a nessuno, qui da noi, cosa succede ogni giorno perché quello che succede , una volta successo, diventa materia per sciacalli televisivi e da carta straccia. Scuotiamo la testa  brontoliamo quanto basta ma poi… non ce ne fotte nulla! Diventiamo  complici pensando che noi siamo esenti…   Abbiamo lasciato per anni il tema in mani sbagliate (le femministe) con il risultato che la gente si è allontanata dal problema. Ora se qualcuno pensa che occuparcene noi è sempre “mani sbagliate” gli consigliamo di andarsene a Brannu (con tutti i significati impliciti) con l’aggiunta che tratteniamo lo sputo verso questi qualcuni… 
(le foto sono di Maria Ribaudo)

INCONTRO CON LA SIGNORA WEISSOVÁ-HOŠKOVÁ 2016



 NEL NOSTRO TEMPO è DIFFICILE IMMAGINARE UN LAGHER PER BAMBINI !
   Conoscevo molto della vita di questa “bambina di Terezín” e ho visto tanti suoi disegni quando è venuta l’ultima volta in Italia con il suo libro “Disegna ciò che vedi”.  Ieri ho sentito di nuovo il suo pacato racconto e mi hanno colpito alcune cose: la prima era quando la sua famiglia si riuniva per capire in quale Paese potrebbero scappare per salvarsi e alla fine hanno dovuto rimanere a Praga perché ogni paese aveva le sue “quote”  e poi bisognava pagare per entrare in un Paese straniero da Ebreo e loro non avevano quei soldi. La signora Helga Weissová-Hošková disse testualmente: “la storia si ripete, anche oggi ci sono le persone che devono scappare e anche oggi si parla di quote”.
   La seconda cosa evocava l’atmosfera di Terezín, questa “città per gli Ebrei” che era solo la prima tappa del loro calvario, ancora senza le camere a gas. Ma le condizioni di vita erano pessime tanto che si è diffusa presto l’epidemia di tifo. In queste condizioni le persone si promettevano: “non cessiamo di essere uomini e donne” e uno dei modi che li teneva su di morale era proprio la cultura. Nasceva lì spontaneamente: chi sapeva cantare cantava, chi recitare recitava. All’inizio i guardiani proibivano questi incoraggiamenti ma poi non se ne sono occupati. Gli adulti insegnavano ai bambini anche se rischiavano così la loro vita dicendo che quello che sai e che hai dentro non ti possono prendere.
   Molto triste era anche il racconto dell’arrivo degli Ebrei tedeschi a Terezín . Erano le persone anziane alle quali è stato detto che Terezín era una villeggiatura e per andarci dovevano pagare per assicurarsi il trattamento migliore degli altri.  Una volta arrivati si sono trovati nei stanzoni con i letti a castello a tre piani e protestavano chiedendo le condizioni migliori promesse, dicendo:  “se lo sapesse il nostro duce…” Nessuno di loro è sopravvissuto.
   E’ ben noto che Hitler ha usato il campo di concentramento di Terezín per fare la sua propaganda. Per girare un film, alcune parti del campo venivano abbellite e le persone dichiaravano davanti alla cinepresa  come ci si stava bene. Questa parte del campo di concentramento veniva mostrata anche quando è arrivata la Commissione della Croce Rossa per controllare le condizioni di vita degli Ebrei. Terezín doveva apparire una città normale ma oltre i prescelti nessuno poteva incontrare i membri della commissione.
   La “discesa negli inferi”, come è stato definito ciò che hanno passato gli Ebei nei campi di concentramento, doveva per Helga ancora cominciare. Per poco tempo è stata deportata ad Auschwitz per poi andare felicemente con la mamma in un campo di lavoro poiché ha dichiarato di avere 18 anni anche se ne aveva 15. Quando la guerra stava finendo i tedeschi li portarono dalla Polonia in Austria a Mauthausen ma il viaggio durò 16 giorni e questo è stata la loro salvezza perché l’indomani del loro arrivo ad un nuovo campo sono stati liberati dagli americani.
   Neanche il ritorno a Praga è stato facile. Qualche anno dopo la guerra inizia un'altra ideologia che ha creato un’altra dittatura con altri campi di concentramento.
   La signora Tea Camporesi ha parlato a questo proposito della Foresta dei Giusti. Rappresentando l’associazione Gariwo  parlava di molti genocidi, non solo quello nei confronti degli Ebrei e delle persone che non sono indifferenti e hanno coraggio di ribellarsi anche se rischiano la vita.   Il numero dei giusti è cresciuto, il male nel mondo c’è ancora.
   Milano, 29.01.2016                                                          Růžena Růžičková

giovedì 28 gennaio 2016

“Disegna ciò che vedi” e Olocausto vissuto dalla una bambina Helga Hošková Weissová



“Disegna ciò che vedi” e Olocausto vissuto dalla  una bambina Helga Hošková Weissová
RIPROPONIAMO  QUNTO PUBBLICATO LO SCORSO ANNO IN OCCASIONE DEL GIORNO DELLA MEMORIA.CHI VOLESSE SAPERNE DI Più  Può TROVARE IN INTERNET COSA FOSSE TERESIN, LA STORIA DELLA SIGNORA ECC.ECC.
   Abbiamo conosciuto la signora Helga a Milano alla presentazione della mostra dei suoi disegni fatti nel campo di concentramenti di Terezín e abbiamo scoperto che ci conoscevamo da lontano: suo figlio ha sposato la figlia dei nostri carissimi amici.
   La signora Helga nasce lo stesso anno come Anna Frank nel 1929 e 4 dicembre del 1941 lei e suoi genitori vengono internati nel campo di concentramento di Terezin, un luogo vicino a Praga – ex caserma costruita dall’imperatrice austriaca Maria Teresa - dove Hitler fa riunire soprattutto i bambini e dove le condizioni di vita sono ancora accettabili. Tanto è vero che si fanno fare i filmati di propaganda mostrando al mondo che nei suoi campi si vive bene, si fa del teatro e si suona la musica.
   Il padre della piccola Helga invita sua figlia a disegnare ciò che vede su un quaderno che le lascia. Ne è nata una documentazione che è sopravvissuta alla guerra. Nei disegni della signora Helga possiamo notare una differenza: finché la vita ha la parvenza di normalità sono tutti a colori realizzati con tanti dettagli. Quando vede le scene drammatiche abbozza solo un disegno in bianco e nero. Un disegno per tutti – una donna si butta sul filo spinato sotto l’alta tensione e muore – la piccola pittrice disegna il suo corpo straziato.
   Nell’anno 1944 al’età di 15 anni lei e sua madre vengono spostate ad Auschwitz e nella selezione lei dichiara di avere 18 anni e rimane nel reparto delle donne. - Ci raccontava che da quel momento non lascia mai la mano di sua madre con la quale si salva. - Vengono destinate ad un campo di lavoro a Freiberg vicino a Dresda ma da lì sono costrette a partecipare alla “marcia della morte” che dura 16 giorni fino al campo di Mauthausen. Lì vivono fino alla liberazione del campo il 5 maggio 1945. Dopo la guerra, il ritorno a Praga dove la signora Helga studia la pittura all’Accademia e poi dopo la Rivoluzione di velluto espone i suoi disegni in diversi Paesi del mondo. Nel 1993 ottiene il dottorato honoris causae all’Università di Boston e anche nella sua patria le sono consegnati importanti riconoscenti. Nel 2013 esce il racconto della sua esperienza: “Diario di Helga: racconto della vita di una giovane ragazza nel campo di concentramento.”
   Ecco la nostra testimonianza di Olocausto, a lieto fine se volete ma nessuno può immaginare come viene segnata per tutta la vita una ragazzina che ha vissuto i suoi orrori in prima persona. La signora Helga ci ha raccontato i suoi incubi e le sue difficoltà e oggi fa di tutto perché la memoria di loro che non sono stati fortunati come lei, non venga né dimenticata né negata.

Milano, 25.01.2014                                                                                Růžena Růžičková

martedì 26 gennaio 2016

SIGNORI MIEI ...LA STORIA è COSI !

Zerbino e Isabella . Foto di Maria Ribaudo

CONGREGAZIONE SENZA PACE

E’ stata un ottima idea quella di far parlare Schimmenti ieri durante la consegna degli oscar. Il castello sembrava Hollivood e la serata è stata salvata dallo Schimmenti perché se avessero parlato il Superiore num. 1 e il vero Superiore qualcosa non avrebbe funzionato. Sono stati distribuiti i CD non solo a chi si è impegnato ma anche ai ragazzi delle scuole, i quali sicuramente non faranno compiti a casa per una settimana per poter visionare il CD. Abbiamo raccolto tantissimi pensieri tutti di elogio e positivi sino a quando ci siamo accorti che erano…gli ideatori stessi. Nessuno ci ha saputo spiegare perché nessuno ha voluto partecipare al concorso mentre si sono raccolte oltre 2000 fotografie sulla dimostranza (a dimostrare ,caro dottor Corrado, che ne ha lavoro da fare in Proloco…). Una comunità “normale” capisce e sa leggere queste cose che hanno un significato immediato. Chi è in politica o è servo di scena esca ! Lo vediamo in tutte le strutture anche se cambia il superiore o il presidente nessuno si fa mai da parte ! Ma qui non cambia mai nulla !
Torta nella ciliegina. Il “regista” allievo ed erede del Accursio Dileo, ha protestato vivacemente per essere stato estraniato forse perché avrebbe rubato la scena a qualche immortale (Possibile che in Congregazione nessuno se ne accorge ?) ! Dopo mesi di duro lavoro sembra strano che anche lo Schimmenti lo abbia abbandonato nelle fauci di… Insomma non è bastata la gaffe dell’edizione del fumetto su san Ciro, la bufala dei documenti “ritrovati e tradotti da professoresse fantasmi,dai confrati cow boys, dopo il coprifuoco dell’enel , ora l’insulto al Triolo… cosa dobbiamo aspettarci ancora ?

lunedì 25 gennaio 2016

IL PAESE DI CAINO E ABELE




La prima sentenza del Tribunale di Termini Imerese “chiarisce” la “farsa” architettata ai danni del Perrone per l’infortunio e il cattivo uso del campo sportivo. Già il Perrone aveva incassato un'altra vittoria con il Macello , oggi in piena proprietà della sua famiglia. Intanto incominciano ad arrivare sentenze , spese legali e danni da pagare. L’armata Brancaleone del manumanca lentamente inizia a trovarsi i nodi al pettine e il caos amministrativo creato si va sciogliendo come neve al sole. Seppur lentamente , ma alla fine le sentenze arrivano. Il nostro uomo conosce tutti i cavilli per vivere impunemente. Quindi non fa tesoro di queste sconfitte e  non molla i suoi avversari trovando sempre nuovi varchi. In pratica , crediamo che lui miri    a diventare l’uomo dell’anno per il contributo che ogni anno procura a studi legali e avvocati. Ovviamente senza danno personale perché è risaputo che lui non ha mai pagato né avvocati né spese legali , lasciando questo onere a Comuni ed Enti. Ora battuto in Tribunale, e grazie a queste mine vaganti (Cangelosi, Mancino, Pulizzotto) riesce a far sospendere Il Perrone da Consigliere in attesa che il Tar sentenzi. E’ una delle solite vittorie di Pirro costruita fra le maglie di una burocrazia allucinante ed una legislazione mai definitiva e chiara(non dimentichiamo il caso del fratello mai risolto). Il Perrone poteva evitare di trovarsi ,questa volta in questa avventura, pur sapendo che questa amministrazione barcolla in quanto a numeri. Ed è pur vero che su quattro consiglieri “esaminati” solo lui ha ottenuto ben otto colpi di cui almeno metà da ex compagni di merenda.
Che la politica avesse bisogno un depuratore fisso è risaputo, ma ci sorprende, come uno che i cittadini hanno mandato a Roma, non si sia  ancora visto un gesto a favore del suo paese, ma però riesce a seminare veleni e coltivare rancori che certamente erediteranno i figli di questi protagonisti. Mentre al “romano” non servono né lezioni di morale né di altruismo (BASTA RICORDARE I SUOI COMIZI QUANDO RICORRE SEMPRE ALLA FORZA PUBBLICA ANZICCHè RISPONDERE)anche il Perrone deve evitare di finire in queste trappole. Perché è chiaro che il primo obiettivo è stato il Perrone ma il bersaglio definitivo non è migliorare le condizioni del paese, ma impallinare Cutrona  . Tutto il resto sono chiacchere come i loro manifesti dedicati agli sprovveduti che non sanno interpretarli. Suonano come lozioni per far ricrescere i capelli e certo i marinesi non sono capelloni ! Si unsano termini come “vergogna” dimenticando che ancora un messaggio propositivo non si è letto. A turno a tutti non interessa il bene del paese. E non possiamo dargli torto perché questo dimostra che alla fine Caino e Abele non erano figli unici…   
Per i lettori che volessero analizzare la sentenza non hanno che farcene richiesta.     

venerdì 22 gennaio 2016

ACQUAVERDE 23



ACQUAVERDE 23
La storia che volevo raccontarti
DI  SALVATORE GIUSEPPE POMARA

ILRACCONTO DELLA DOMENICA

 



  
     
     Una relazione su Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller consentì a Pepo di superare l’esame finale e conseguire il suo diploma di lingua inglese.   La scuola che aveva frequentato si trovava al ventiduesimo piano di un grattacielo della 42ma Strada, quasi di fronte a quello su cui campeggiava la scritta: The New York Times, il quotidiano newyorchese considerato, a ragione, uno dei più famosi del mondo. Bastava sfogliare l’edizione domenicale per rendersene conto.  Le finestre di alcune aule davano su Times Square e su Broadway, zone che erano diventate per lui familiari. Una sosta davanti ai teatri era d’obbligo prima di dirigersi, in compagnia di qualche ragazza, nel solito angolo di Central Park. Faceva ritorno per la stessa strada. A volte proseguiva per la Quinta strada fino all’Arco che immetteva su Washington Square, la piazza su cui si affacciava la New York University e dove troneggiava la statua di Giuseppe Garibaldi. Erano ancora tanti, all’inizio degli anni sessanta, gli italiani presenti nella zona che non avevano voluto sentirne di abbandonare quell’ultimo lembo di Little Italy.

      



A report on Death of a Salesman by Arthur Miller permitted Pepo to pass his final exam and obtain his English Language diploma.The school he had attended for it was on the twenty-second floor of a 42nd Street building, almost opposite to the building of The New York Times. Some of the classroom windows opened up on to Times Square and Broadway, areas that had become familiar to him. A stop in front of the theaters was almost obligatory for Pepo, before heading out in the company of some girl to his usual corner in Central Park.
He returned by the same route too. Sometimes, he continued towards Fifth Avenue until the Washington Square Arch, leading into the square which overlooked the New York University, and where a monument to Garibaldi had been erected. In the early sixties, there were still so many Italians who lived in what could be considered the last strip of Little Italy.