mercoledì 20 gennaio 2016

CHI ERA GALATA ISABELLA ?



Le nuove tecnologie fanno riaprire casi più archiviati che chiusi. Ma anche qui ci sono limiti dovuti al tempo e al fatto che le nuove tecnologie non possono recuperare prove sparite o deteriorate. Il più grande esempio lo dobbiamo alla Sindone. Grazie a scettici e “persecutori” ogni volta che si trova una prova nasce una controprova. Questo avviene quasi solo per la Sindone mentre milioni di reperti vengono accettati senza discussione. Ma la Sindone fa paura per quello che rappresenta. Nei cinque anni che ho vissuto a Torino c’erano mille motivi per andare in Piazza San Giovanni dietro il palazzo reale. Passavo davanti il negozio che fu del fotografo Pio  e spesso incontravo in dogana colui che studiò per primo la Sindone tramite i pollini(consulente chimico della dogana di Torino lo svizzero Frey). Seguivamo questi percorsi avendo sottomano gli “scienziati” a cui spesso ponevamo domande mentre eravamo al bar. C’era sempre nel mezzo la buona fede e mai ci sorse il dubbio che necessitavamo di controprove. Ora ogni evento drammatico non ha conclusione. Sta sparendo il “fragranza di reato”, il colto sul fatto. Nel frattempo ha preso piede il “non riposa in pace”. E’ giusto chiedere giustizia quando ti ammazzano un figlio, una persona cara. E’ sacrosanto ! Ma quei fatti che ci vengono proposti da decine, centinaia di addetti che per decenni tormentano l’anima di quelle povere creature alla ricerca di un colpevole ci fanno pena come i colpevoli. Gli stessi genitori , dichiarati cristiani, non rinunziano alla vendetta mediatica e si accaniscono alla ricerca di una verità che allo stato delle cose non porterebbe a nulla. Esporre i figli violati a sviscerarne intimità e , spesso difetti, non li sazia. Anche lo scempio che si fa dei presunti colpevoli non è cristiano. Si lasci a chi di dovere continuare indagini , seguire percorsi, ma si fermi questa morbosità vergognosa. Sono i genitori o i consanguinei che debbono fermare questo scempio dei sentimenti. Ci sono una ventina di casi come Yara o Garlasco che dimostrano che sono i vivi a non trovar pace e che non danno pace a quelle vittime che desiderano solo “riposare in pace” !

Isabella di Galizia .Foto di Maria Ribaudo
Ora senza andar lontani si potrebbero fare esempi eclatanti. Basta leggersi “l’inchiesta sulla Baronessa di Carini” che dimostra una verità allucinante , e poi i vari episodi dei romanzi popolari o delle gesta dei cavalieri antichi per accorgersi che la “storia si ripete”. E  questo che abbiamo voluto descrivervi in questi tre articoli. Tutte queste sono storie che l’Opera dei Pupi   ha da sempre raccontato nei suoi spettacoli. Il puparo , a modo suo, li metteva in scena, ma non era farina del suo sacco. E cosi succedeva che nelle lunghe serate d’inverno si trovano i nostri “grandi vecchi”, Ariosto, Boiardo, Andrea da Barberino, Forteguerri per poi aggiungersi il Natoli coi suoi Beati Paoli e a turno raccontavano le gesta di questi cavalieri , erano le storie di ogni giorno. Storie vissute che si ripetevano ogni giorno anche allora come oggi. La sola differenza che oggi non ci sono più disponibili cavalieri pronti a intervenire e quindi di queste storie rimangono solo amarezze che tradotte oggi giorno possono essere il non trovar pace, la morbosità, la memoria continuamente offesa e il difficile raggiungimento di una giustizia chiara. 
Ormai insegnanti che arrancano hanno dimenticato sia l’epica che il libro Cuore per far posto a una nuova letteratura , insipida e vuota come loro.   

3-CONTINUA

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