Vincent Lambert. Charlie
Gard. Alfie Evans...
E prima ancora Therry
Schiavo e Eluana Englaro.
La lista degli innocenti
legalmente condannati a morte si fa lunga. Non c’è da meravigliarsi.
Il primo comandamento di
questo mondo ormai é ‘ prima’. Bisogna pensare ed agire in modo razionale,
utilizzando le risorse, che sono sempre meno, secondo una scala di priorità.
Investire in ciò che rende. Non si
possono mica buttare via tempo, soldi, impiegare forza lavoro per progetti
fallimentari. Non conviene. Così non ha senso curare chi non guarirà mai. Non è
meglio, più intelligente, più ‘giusto’, impiegare le risorse assorbite da
pazienti del genere, per curare meglio chi invece promette di guarire? Pensare ‘prima’ a questi pazienti?
( Lo stesso discorso che
viene fatto per gli stranieri, per i migranti. C’é tanto bisogno per i
‘nostri’! Perché perdere tempo e denaro per gli altri?) . Così stacchiamo la
spina. E quando non c’è la spina da staccare, perché il malato respira da
solo, non gli diamo più da bere e da mangiare.E lo lasciamo morire. Non lo
uccidiamo. No. Lo lasciamo morire. ( Lo stesso discorso dei migranti : li
guardiamo morire. Ancora non li uccidiamo. Ancora... non so per quanto, perché
sento invocare blocchi navali e navi da guerra. E sento urlare dalle banchine :
affogassero tutti!) E se la cosa ci urta ancora un po la coscienza, ecco pronta
la giustificazione : Ma è per il suo bene! La sua dignità! Un uomo che non
parla più , non si sa se capisce, non si muove, è ancora un uomo? Ma lui
vorrebbe vivere... i suoi, quelli che lo amano, vorrebbero continuare ad
aiutarlo... Che egoisti! Tenerlo in vita per soddisfare il proprio bisogno
di amarlo...Meglio che muoia... Per lui,
eh! Per il suo ‘vero’ bene. (idem per i migranti: hanno diritto di stare a casa
loro! Ma scappano da casa loro... e allora?vorresti prenderli tutti a casa tua?
Per sentirti buona, vorresti salvarli mentre affogano, liberarli dalle angherie
delle prigioni libiche ? Che schifosa buonista! Meglio non accoglierli.
Rimandarli nel loro inferno. Così non si corre il rischio di importare
delinquenti. E poi, che futuro gli dai? È vita, é dignità tenerli qui così? No.
Rimandiamoli indietro, lasciamoli in mare. È per loro. Per loro, eh! per il loro ‘vero’
bene. Così imparano a gestirsi. ) La matrice del pensiero é la
stessa.
L’essere umano privato
della sua sacralità. La vita ridotta a un puro calcolo di ‘dare avere’
Al posto dei diritti,
dei principi morali religiosi e filosofici, la nostra società si basa ormai su
uno spirito aziendale: chi è capace, chi rende,
ha diritto di essere tutelato, aiutato. Gli altri no. Sono ammessi ancora degli aiuti ai deboli, ai
bisognosi. Sì. Basta che siano deboli o bisognosi in grado di ricambiare ciò
che ricevono col proprio voto di supporto al potere.
Sto mischiando i
problemi? Tirando fuori a tutti i costi i migranti, perché si sa, sono fissata
in materia? No. Se é per quello sono fissata anche in materia di malati, di
bambini ai quali non è permesso di nascere o che vengono maltrattati,
sfruttati, violati. Sono fissata in materia di chiunque è debole, diverso,
indifeso. Di chi non sa e non può parlare in propria difesa
E sono convinta che sono
tutte facce dello stesso problema. Il valore di ogni essere umano. Se smettiamo
di pensare che ogni persona ha valore in sé come persona e non per come può
vivere o per quello che sa fare, allora apriamo la porta ad ogni
discriminazione e ad ogni ingiustizia. So
che quanto scrivo urterà molti. Forse tutti quelli che mi leggono. Per fortuna
mi leggono in pochi... quindi il danno è limitato. Urterà i cattolici. Perché noi abbiamo dei
nervi scoperti e siamo soliti reagire
immediatamente, come ad un riflesso condizionato, a due cose, principalmente:
aborto ed eutanasia. Subito insorgiamo, giustamente, quando emergono questi
temi. La vita per noi è sacra. Ma davvero
sacra nel senso più profondo della parola, perché dono di Dio. Peccato che riduciamo il nostro fervore per
la vita a questi due temi. E ci dimentichiamo che la vita é SEMPRE sacra. In
qualunque situazione, qualunque colore abbia.
Anche quando ci da fastidio. Che un uomo muoia affogato o assetato, che
sia malato o straniero, se sono io che lo lascio morire, sono io che lo uccido.
E queste mie parole urteranno i lettori laici. Pronti a mobilitarsi per i
barconi, ma stranamente immobili, come paralizzati, di fronte ad un malato che non può parlare
per difendersi. In nome della libertà di morire degnamente. E non c’é la
libertà di vivere degnamente ogni situazione, anche la malattia più grave?
Capisco, e non mi esprimo, quando il malato stesso chiede lucidamente e
insistentemente di morire. Lo reputo un fallimento, ma lì sì che è in gioco la
libertà di ognuno. E tristemente, io non posso dire niente. Ma quando il malato non può esprimersi, che
diritto ha uno stato, un giudice, di decidere
per lui? Ma la loro non é vita... E chi lo dice? Chi li ha visitati
forse, una volta, restando sulla porta imbarazzato per non sapere cosa fare?
O chi segue la vicenda
loro tramite la tv e non li ha mai neanche visti da vicino?
La loro è una vita
diversa. Misteriosa. Ma è vita come quella di tutti gli altri. Con momenti
terribili e dolorosi e altri dolcissimi. Sta a noi, a chi sta loro accanto, rendere
sempre meno e sempre più sopportabili i primi e incentivare e moltiplicare con
il nostro amore i secondi.
Loro sono maestri, ci
insegnano ad amare sul serio. Anche in
questo caso, non sto sostenendo accanimento terapeutico inutile e doloroso.
Assolutamente no. Sto sostenendo prudenza, delicatezza, ascolto, vicinanza. È
facile dire frettolosamente : non c’è, non è presente...
Tutti i giorni lo
sperimento con mio figlio. Ci sono tanti modi di parlare, anche senza parole.
C’è tutto un linguaggio misterioso, di micromovimenti, di espressioni, di
messaggi a volte impercettibili, ma incontestabili. Ma per coglierli bisogna
conoscere il malato. Stare tanto con lui. Starci... sempre, sarebbe meglio. Accostarsi
con umiltà e sincera voglia. Questo è l’unico atteggiamento giusto. Con mio
figlio è accaduto. Nessuno ci credeva quando raccontavamo delle sue paure e dei
suoi desideri. I medici non ci
smentivano platealmente per riguardo a nostra figlia Chiara, erano i
suoi colleghi. Ma noi lo sentivamo che erano scettici. C’é voluto tempo, la
nostra cocciutaggine, le fotografie, la loro buona volontà e la loro
intelligenza. Adesso interagiscono con lui. Hanno imparato il suo linguaggio.
Gli parlano e lui risponde, alla sua maniera. Determinante é stato quanto é successo
tre mesi fa. Sentendo un medico dire a Chiara delle pochissime speranze che gli
rimanevano, Paolo ha pianto. In silenzio, due lacrime. Non succedeva da
quaranta anni. Mio figlio ha pianto tutte le sue lacrime quando aveva tre anni,
e mi è stato letteralmente strappato
dalle braccia per essere sottoposto alla
elettromiografia. Da allora più, non ha più pianto neanche quando cadeva e si faceva male. Fino a tre mesi fa e ha
espresso così il suo normale desiderio di vivere.
Ma anche Vincent Lambert
ha pianto. Peccato che le sue lacrime non siano state recepite. Ed è stato
condannato. Certo i problemi sono tanti e grossi. Certo i malati come Vincent,
come mio figlio ‘non rendono’. Con loro si lavora in perdita. Perché non guariranno mai e la loro gestione é pesante,
costosa, faticosissima, impegna tutta la
vita di chi sta loro accanto.
Ma loro sono
l’interrogativo vivente sul mistero della vita. Accompagnarli nel loro cammino
doloroso cercando di renderlo più sereno possibile é una sfida esaltante. I
gesti per accudirli possono diventare una liturgia: io mi commuovo nel vedere
la delicatezza e la capacità delle mani della mia Chiara quando medica suo
fratello. Lì c’é sacralità, dignità. Persino preghiera. E umorismo che riesce a
rendere più leggero, accettabile anche quello che è più pesante da sopportare. ‘ Sono forse io il custode di mio fratello?’ Chiede
Caino a Dio, dopo avere ucciso Abele. Credo
che come custodi abbiamo fallito nei confronti del nostro fratello Vincent.
Silvia Roschi Garbin
Ps. Conoscendo Silvia debbo
asggiungere che avendo convissuto solo
alcuni momenti di questi quarantanni
debbo dirgli che non è vero che abbiamo fallito ! Tu e la tua famiglia
ci avete abbomndantemente riscattato !
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