A COMPLEMENTO DELL'ARTICOLO DI CIRO SPATARO
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
«Per una
richiesta fattami dal Rettore del Santuario di santa Rosalia, ho consultato un
testo in cui sono descritte dal XVI secolo al XIX secolo le epidemie a Palermo. Ho scoperto così che nella
famosa epidemia del 1624 ci furono "soltanto" 9.800 morti su un
totale di 135.000 abitanti. Ma ciò che è più strano è la comparazione con i
defunti delle altre città.
A Milano 140.000 morti, con una
popolazione di poco superiore a quella di Palermo. A Venezia 40.000 con una popolazione quasi uguale a Palermo etc. Pare
quasi che, per i famosi corsi e ricorsi della storia, gli abitanti del nord
Italia siano notevolmente (almeno in questi frangenti) penalizzati dalle
epidemie. Non riesco a trovare un motivo valido che giustifichi tutta questa
differenza.
Probabilmente il Rettore del Santuario attribuirebbe la cosa all'intervento di S. Rosalia. Ma siccome credo che non ci siano santi di serie A e santi di serie B, so che anche Milano ha il suo santo patrono con sant'Ambrogio e ... allora?
Probabilmente il Rettore del Santuario attribuirebbe la cosa all'intervento di S. Rosalia. Ma siccome credo che non ci siano santi di serie A e santi di serie B, so che anche Milano ha il suo santo patrono con sant'Ambrogio e ... allora?
Chiaramente
conosco bene tutte le raccomandazioni che, a partire dal 1575 con il
protomedico Ingrassia e nel 1624 con il protomedico Marco Antonio Alaymo,
furono prese per impedire il contagio a Palermo, ma le trovo assolutamente
assimilabili a quelle prese oggi dai nostri governanti: le "polise"
che dovevano accompagnare le persone che entravano o si muovevano in città, la
distanza fra questi e l'obbligo di essere controllati e accompagnati da una
guardia; i "barriggiati" che dovevano restarsene barricati a casa
nell'eventualità di contagio, con una guardia armata alla porta, pena grossi
castighi; la disponibilità a fornire il necessario per vivere da parte dei
governanti a chi si ammalasse mettendolo nel "panaro" sceso dalle
finestre; etc.
Molto ma
molto simili ai provvedimenti attuali, così come i farmaci utilizzati allora
(noci, aceto, essenza di trementina e simili) che, bene o male equivalgono a
quelli proposti oggi di cui si deve ancora riscontrare l'efficacia. Proprio non
me lo spiego.»
Sulla situazione attuale circolano alcune teorie, ma una
spiegazione ufficiale e condivisa dalla comunità scientifica ancora non c’è.
Girolamo Mazzola, paleografo