Oggi
è il 13 giugno e mi sono ricordato che devo fare gli auguri di buon onomastico
a Nino. In fondo Nino, pur non essendo monaco, ha qualcosa in comune col santo
del giorno, S.Antonio fu un monaco che, pur vivendo ottocento anni fa, andò in
giro, partendo dalla sua Lisbona e predicò a destra e a manca il Messaggio
Evangelico fino a stabilirsi a Padova, dove si onora la sua lingua che gli
servì per diffondere Cristo e le sue proposte. Mi pare che anche Nino si serva
generosamente della sua lingua per diffondere la conoscenza di Cristo oggi,
alla luce delle scoperte che lo Spirito ci fornisce perché il Messaggio
Cristiano non resti imbalsamato, mentre tutto quanto cambia intorno a noi. Egli,
fin da ragazzo fu nella cerchia dei miei conoscenti e amici. Era chiara una sua
inclinazione per la religiosità, infatti pur facendo parte della comitiva, non
si lasciava trascinare nel gorgo dello scherzo pesante e nell’uso del
linguaggio sboccato. Era un ragazzo per bene senza divenire antipatico. Sapeva
prenderci per il nostro verso. In quel periodo il parroco don Francesco La
Spina aveva introdotto in paese, attraverso la stampa, la conoscenza di un
religioso molto intelligente e moderno che, al di là dell’essere bigotti,
suggeriva ai giovani dei percorsi che entusiasmavano. Tali percorsi mostravano
vie nuove, più consone alla mentalità corrente. Era don Giovanni Rossi,
sacerdote milanese fondatore della Pro Civitate Christiana che raccolse intorno
a sé parecchi giovani di ambo i sessi tutti laureati e disponibili ad andare
per valli e colline a far conoscere un CRISTO che sapeva capire il mondo
moderno. Don Giovanni Rossi da Milano si trasferì ad Assisi e Assisi divenne
centro di cultura in cui si raccoglieva tutto quanto nel mondo si produceva
intorno alla figura del Cristo. Ancora oggi la Pro Civitate Christiana conserva
una biblioteca che comprende i più interessanti volumi su Gesù Cristo, scritti
da autori di ogni lingua. Contiene anche le registrazioni di musica di ogni
stile sempre avente Cristo come ispiratore. Inoltre vi si trova una pinacoteca
di gran classe in cui fanno mostra di sé opere di ogni scuola pittorica,
vertenti sempre sulla figura di Gesù. La Pro Civitate Christiana divenne quindi
un Centro Cristologico di prima grandezza. Erano gli anni in cui prese l’avvio
il “Festival di Sanremo” quando la televisione era di là da venire. In quelle
sere l’Italia intera era attaccata alla radio per sentire l’orchestra Angelini
e i cantanti Nilla Pizzo, il Duo Fasano e Gino Latilla. Ebbene, in Assisi, nel
teatro all’aperto della Cittadella, don Giovanni Rossi accolse una marea di
persone a sentire la stessa orchestra e gli stessi cantanti esibirsi in
canzoni, espressamente composte, aventi come tema momenti tratti dai Vangeli. La
radio si collegò e gli italiani nelle loro case ricevettero la Sagra della
“Canzone Nova”. Don Giovanni è morto da tempo, ma in Pro Civitate ancora oggi
vi si alternano conferenze per giovani e meno giovani. In quel periodo il
parroco La Spina fece alcune spedizioni di gruppi di giovani e tra queste in
una vi fu compreso Nino Trentacoste che trovò in Assisi quello che cercava. Chiese
e ottenne di rimanere nella Cittadella Cristiana e collaborò e collabora ancora
alla vita di tale sodalizio. Poiché i tempi cambiano, ad un certo punto Nino
fece presente ai suoi “fratelli” di aver compreso che bisognava uscire da
Assisi e portare fuori la parola di Dio fino alle case della gente. Da Assisi
si recò a Siracusa dove fondò la prima “Comunità di fede” a cui parteciparono
intere famiglie. Dopo un’approfondita catechesi, i partecipanti a loro volta
andarono nelle parrocchie che accettavano la missione e fondarono altre
Comunità che intanto cambiarono il nome in “Comunità Missionarie del Vangelo”. Le
iniziative e il lavoro di Nino furono ben visti dal cardinale Pappalardo che
approvò l’idea di una missione a livello diocesano che coinvolse tutte le
parrocchie contemporaneamente. Fu un momento di risveglio generale che diede
consapevolezza ai cattolici più impegnati di sentirsi responsabili della
crescita missionaria dei fratelli della propria parrocchia. Una novità del
Concilio Vaticano Secondo fu quella di istituire il diaconato per i laici anche
se sposati. A Palermo i primi tre laici furono consacrati diaconi dal cardinale
Pappalardo nei primi anni ottanta, tra essi ci fu Nino che rinunciò alla
eventualità di contrarre matrimonio. In quel momento le Comunità Missionarie
del Vangelo furono all’apice della loro efficienza. Anch’io vi venni coinvolto
e mi meravigliai di far cose che non facevano parte dei miei programmi di vita.
Andai lontano dalla mia famiglia per proporre una figura di Cristo inerente ai
“segni dei tempi” così come suggerisce il Vangelo. Spinti da Nino andammo in
decine di parrocchie della città e della Diocesi. Andammo anche fuori Diocesi:
a Siracusa, a Villacidro in Sardegna, nella zona longobarda del Salernitano. Lo
scorso anno vi fu una spedizione in provincia di Messina. L’attività di Nino
non si esaurisce alla apostolicità, ma comprende anche la promozione dei
Convegni annuali a Cefalù per i quali ha invitato dei relatori di prima
grandezza come Alberto Maggi, teologo e biblista di grande fama. Questi è stato
perfino invitato ad Ancona a tenere una conferenza nei locali dell’Associazione
degli “Atei e agnostici” che lo ha
prenotato per una seconda conferenza. Altro relatore è stato Enzo Bianchi
fondatore di una fraternità in cui collaborano religiosi cattolici e
protestanti. E tra i tanti, dulcis in fundo, il teologo di origine siciliana
che va per la maggiore: Vito Mancuso, autore di parecchi libri. Egli nella TV
viene volentieri accolto dai giornalisti più accreditati che lo ascoltano con
somma attenzione anche professandosi atei. Questi e tanti altri hanno via via
presentato un volto di Dio sempre più consono ai tempi e alle necessità della
società moderna. Nella mia vita ho avuto sempre la possibilità di sentir
parlare di Cristo, ma via via che ho ascoltato la voce di nuovi studiosi nel
campo della teologia e della cultura biblica, ho appreso nuovi punti di vista
che mi hanno mostrato un volto di Cristo sempre più aderente alla logica di un
Dio che si è presentato esclusivamente come AMORE. Tale prospettiva ci
costringe a pensare a un Dio che invece di essere terribile e minaccioso,
continuamente, ci propone di somigliargli nell’essere capaci di perdonare, ed
essere disponibili nei confronti di qualsiasi tipo di fratelli che ci capita di
incontrare nel nostro cammino. Devo a Nino l’opportunità di queste mie conquiste,
per cui sento di dovergli essere grato per quanto ho imparato e ho potuto
diffondere intorno a me. Spero che, anche se un po’ ammaccato, Nino possa
almeno conservare le energie sufficienti per organizzare e gestire questi
convegni che nelle ultime edizioni hanno superato la presenza di seicento
convegnisti, di cui un buon numero provenienti dal Centro e dal Nord d’Italia.
Riconoscendo le sue multiformi capacità non possiamo che augurargli salute,
forza e continuità.
Mimmo
Tuzzolino