giovedì 5 settembre 2019

A FUTURA MEMORIA

La recente fase di restauro
della Chiesa Madre di Marineo
Per questa prima fase di restauro della Chiesa Madre di Marineo, è doveroso ringraziare la Regione, che lo ha finanziato, la Soprintendente Lina Bellanca, l’ingegnere Fulvio Pulizzotto, l’architetto Luigi Valenti e i tecnici che li hanno affiancati.
Le parti della chiesa restaurate sono il prospetto principale, il tetto e il sottotetto al di sopra della volta interna. Nel tetto sono state sostituite le vecchie tegole e poste nuove capriate in legno; nel sottotetto l’ambiente è stato alleggerito dalle pesanti travi in cemento armato che gravavano sulla vecchia struttura.
Nel prospetto principale, grazie a un meticoloso lavoro di integrazione, restauro, risanamento e tinteggiatura, sono stati riportati alla luce e messi in evidenza sia gli elementi decorativi originari che quelli sovrapposti nei secoli successivi. Durante il restauro, su uno dei blocchi di pietra lavorata della parete, si è trovata incisa la data “1597”; considerando lo stile dei primi elementi decorativi del sottofondo del prospetto, è probabile che tale data si riferisca proprio all’anno in cui fu realizzato il primo strato decorativo.
Per la prima volta, la nuda parete del prospetto fu decorata alla fine dei lavori di completamento dell’interno della chiesa. Oggi, di questi primi elementi decorativi originali voluti dai nostri antenati del Cinquecento, si riesce a intuire molto poco perché celati dalle sovrapposizioni successive. Il primitivo rivestimento decorativo abbracciava tutta la superficie racchiusa nell’antica sagoma che ancora rimane; era molto semplice, di stile manieristico e richiamava gli elementi decorativi che erano presenti all’interno della chiesa. Esso divideva la superficie del prospetto in due parti, quella superiore e quella inferiore. Nella parte superiore vi era il timpano triangolare (senza palme e corona) fiancheggiato da due contrafforti (i primi di due file poste a puntellare la spinta laterale della volta a botte della chiesa) i quali assumono la funzione di elementi decorativi, così come le due ninfe delle estremità laterali. I margini triangolari del frontone erano decorati con un vigoroso cornicione e con la croce apicale. Al centro, la finestra era fiancheggiata da due coppie di lesene piatte, poco rilevanti e con semplici abachi ed echini che richiamavano la composizione delle colonne della navata centrale e le lesene delle navate laterali dell’interno della chiesa.
A separare la parte superiore e inferiore del prospetto c’era un vigoroso cornicione diviso in due da una semplice fascia centrale non decorata che si allungava da una parte all’altra del prospetto.
La parte bassa, in corrispondenza delle tre navate interne, presenta ancora l’antica tripartizione con quattro coppie di lesene simili a quelle della parte superiore: due coppie, al centro del prospetto, inquadrano lo spazio in cui si trova l’ingresso principale, le altre due coppie sono poste ai margini del prospetto e a poca distanza dei due ingressi laterali che, ancora, sono sormontati da due finestre circolari ornate da semplici cornici e da rosoni in ferro battuto. I tre ingressi inizialmente erano sormontati da semplici fasce prive di decorazioni (lunghe quanto i lati superiori delle aperture) e da tre cornici sporgenti sostenute, alle estremità, da due beccatelli a volute con gocce.
Questi elementi decorativi originari, nei secoli successivi furono in buona parte sovrapposti e celati dalle decorazioni successive. La prima manipolazione risale alla seconda metà del seicento, in seguito all’arrivo della reliquia di San Ciro, in onore del quale i Marinesi fecero inserire, al centro del timpano, un altorilievo raffigurante i simboli del Santo, la palma e la corona. Il ponteggio per arrivare nella parte alta del prospetto servì anche per decorare le tre brevi fasce, prive di decorazioni, poste al di sopra degli ingressi. Esse furono decorate e dipinte con motivi floreali a basso rilievo, ispirati dallo stile di quelli che decorano l’urna argentea e la copertina del messale di San Ciro e ai motivi decorativi dipinti, ancora visibili, delle pareti delle chiese del Convento e del Crocefisso.
La maggior parte della decorazione del prospetto, che oggi possiamo vedere appena restaurata, è ad alto rilievo ed è quella più movimentata e più ricca di elementi decorativi. Una annotazione la fa risalire al 1875, periodo in cui, dalle nostre parti, persisteva ancora il Neoclassicismo che puntava alla eliminazione o copertura degli elementi architettonici e decorativi esistenti per sostituirli con elementi di stile classico greco. Marineo, in questo periodo, viveva uno dei momenti più difficili della sua storia, a causa dei violenti movimenti franosi invernali cominciati nella seconda metà del ‘700 che continuavano a causare gravi danni in buona parte dell’abitato di allora. Il quartiere maggiormente colpito fu quello di S. Antonio Abate (ubicato nella zona del boschetto) che durante i due secoli successivi fino all’anno cinquanta del novecento, fu totalmente distrutto. Una vena a cuneo di uno di questi violenti spostamenti, dopo di avere distrutto la Chiesa di S. Antonio Abate, i locali della parte estrema del cenobio olivetano e una buona parte del Quartiere Crocefisso arrivò fino alla parte posteriore della Chiesa Madre distruggendo parti della struttura e spostando di 52 cm tutto il lato al di là della crociera, compreso il primo presbiterio.
Dopo questi eventi furono iniziati i lavori per risanare e decorare le parti crollate all’interno della Chiesa Madre, coprendo gli elementi architettonici e decorativi cinquecenteschi con elementi architettonici e decorativi di stile classico. Da allora la chiesa assunse l’aspetto attuale.
Il prospetto non fu danneggiato dalla frana, ma per armonizzare l’esterno con l’interno e per ammodernare le decorazioni precedenti furono usati gli stessi elementi decorativi dell’interno. Sulle superfici delle semplici lesene manieristiche della prima decorazione cinquecentesca, furono applicate ad alto rilievo le scanalature a spigoli smussati, simili a quelle delle colonne greche di stile ionico e corinzio; intatti rimasero i semplici echini e abachi delle basi, mentre i capitelli furono ornati con elementi decorativi più ricchi e movimentati. Nelle lesene del piano superiore, al posto dei semplici abachi e echini, furono applicati, ad alto rilievo, due volute ai margini superiori e foglie d’acanto al centro, simili a quelli dei capitelli di stile corinzio dell’arte greca classica. Invece nelle lesene del piano inferiore, al posto dei semplici abachi e echini, furono applicati, ad alto rilievo, le ampie volute e gli ovuli tipici dei capitelli di stile ionico dell’arte greca classica. Sono decorazioni simili a quelle già applicate sulle lesene dei pilastri dell’interno della chiesa.
È da tempo che la facciata principale della chiesa necessitava di un restauro e di un ripristino dei vari elementi dell’apparato decorativo danneggiati dalle intemperie di quasi due secoli. Per noi Marinesi di oggi è stato un immenso piacere vedere completa nella sua essenza la facciata della nostra Chiesa Madre con tutto l’apparato decorativo aggiunto nei vari secoli. Inoltre, ci da anche tanta soddisfazione il fatto di vedere qualcosa di bello che i nostri antenati hanno realizzato sia per se stessi sia per tramandarla alle generazioni successive. Oggi, questo qualcosa ce lo offre proprio il prospetto principale appena restaurato.
Anche per l’interno della chiesa è previsto un accurato restauro, ma dal punto di vista strutturale e decorativo non sarà possibile riportare alla luce il suo aspetto rinascimentale e tutto l’insieme resterà così per come è adesso. Per riavere la chiesa del cinquecento, si dovrebbero eliminare i pesanti e ingombranti pilastri, le architravi e i cassettoni di stile neoclassico sotto cui sono celate le colonne, gli archi e le crociere originali che ancora esistono. Ancora oggi il peso strutturale della navata centrale fino alla crociera, è sostenuto dalle colonne monolitiche racchiuse dai pilastri. Le strutture neoclassiche che ricoprono gli elementi architettonici originali si potrebbero anche eliminare, però si corre il rischio di indebolire la tanto tormentata costruzione originaria della chiesa già scossa dalla frana e dai terremoti.
A Marineo, nello stesso periodo in cui fu trasformata la Chiesa Madre, sempre secondo il nuovo gusto neoclassico, furono modificate all’interno altre due chiese non coinvolte dalla frana e non bisognose di restauro. Si tratta della chiesa del Crocifisso dove, sotto l’intonaco della volta a padiglione del presbiterio, si è scoperto un prezioso affresco di fine cinquecento e della chiesa del Convento, dove l’intonaco delle pareti laterali nasconde affreschi degli inizi del Seicento. Anche queste chiese, come la Matrice, attendono il dovuto restauro per riportare alla luce le decorazioni originali.
Antonino Trentacosti
PS. Noi crediamo che lo storico e critico d’arte debba “documentare” e se mai commentare ciò che descrive. Passare a altre considerazioni , soprattutto politiche, non gli è consentito. La storia è piena di questo servilismo soprattutto quando lo si presenta come canne al vento…
(Note della redazione)
Ps2. Grazie ai nuovi sistemi di restauro ogni intervento deve essere documentato dal come era a come è stato aggiornato. Si tratta di migliaia di documenti fotografici.
Chi fosse interessato possiamo agevolarne l’accesso.

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