Dopo
le parole conclusive di Giuseppe Ingui con le quali si è dichiarato
privilegiato nel poter toccare i mosaici di tale valore cristiano, dichiarando che
quando finiva il suo lavoro era come concludere
una preghiera, prese la parola la dott. Carla Benelli descrivendoci in modo
molto interessante i loro lavori sulla tomba di Giovan Battista nell’antica
Samaria oggi in arabo Sebaste. Dal conosciutissimo racconto biblico sulla morte
del profeta (anche per i mussulmani) sappiamo che è stato decapitato per il
desiderio di Salomé ma non sapevamo che il suo corpo è stato messo in salvo dai discepoli di Gesù.
I suoi resti nella tomba hanno subito varie peripezie, incendi e distruzioni e oggi si conservano solo alcune
ossa di Giovan Battista a Gerusalemme. Ma la tomba è l’oggetto di ricerche
archeologiche non solo cristiane ma anche mussulmane. Come ha spiegato il
relatore successivo prof. Osama Hamdan, la cui cura dei beni culturali unisce
le varie religioni presenti nel luogo. Con molta naturalezza ha accennato alla
difficile convivenza fra i Palestinesi e
Israele che si manifesta proprio in questo sito archeologico. Mentre tutto il sito archeologico si trova
sul territorio palestinese solo la tomba di Giovan Battista appartiene a Israele.
Ha spiegato con molta passione l’impegno di coinvolgere in ogni progetto i
giovani, trasformandolo in scuola di formazione, per creare maggior numero di
specialisti locali. Inoltre prestano molta attenzione ai bambini, portando le
scolaresche a visitare il sito archeologico e creando le guide scritte e disegnate
per loro.
Il
secondo sito archeologico descritto era la tomba di Lazzaro in Betania, oggi
Lazaria. La tomba si trova in una moschea ma la perfetta collaborazione fra i
mussulmani e i cristiani, i francescani precisamente, è possibile visitarla per
tutti. Un buon esempio come la cultura unisce le religioni.
In
questo territorio esiste anche una collaborazione con le donne locali che
producono l’olio simile a quello che ha usato Maria, la sorella di Lazzaro, per
lavare i piedi di Gesù. Diventato poi uno dei prodotti dell’artigianato locale.
L’ultimo
argomento presentato è stato il Santo Sepolcro sul quale Costantino ha fatto
costruire una chiesa bizantina che è stata distrutta nel 1600 e ricostruita
parzialmente dai crociati. Nell’attuale chiesa si trovano dei mosaici che sono
stati parzialmente coperti dall’intonaco e che con il lavoro di restauro mostrano
oggi i mosaici del Calvario parzialmente antichi e parzialmente moderni. E’
curioso che alcuni motivi di questi mosaici li ritroviamo anche sui mosaici di Ravenna, il
che dimostra che li ha fatti la stessa manovalanza bizantina.
Le
ricerche archeologiche comuni ricordano la convivenza pacifica di tutte le
religioni di una volta e dimostrano che la cultura vince contro le guerre di
religione oltre a farci ammirare le opere di rara bellezza.
Růžena
Růžičková
Il maestro Giuseppe Ingui ( e il suo socio Osama Hamdan ) sanno come prendere per il cuore il pubblico. Intanto fu quasi impossibile entrare
nella sala delle conferenze nel prestigioso Palazzo Aiutamicristo. Chi era con
me si è saputo intrufolare sino a raggiungere posti dignitosi. Bellissimo il
gesto della dottoressa Bellanca che alzatasi ha raggiunto il nostro Assessore
Spataro procurandogli un posto di rispetto. Io nella sfortuna ero avvantaggiato
che buona parte della conferenza l’avevo goduta quando l’Ingui ci incantò in
parrocchia a Marineo un pomeriggio magico. Noi siamo giunti a Palermo con un
pulmino di soli marinesi e pur arrivando alle 17.05 non siamo riusciti a
raggiungere la sala. Questo tipo di esperienza non è traducibile. Arrivare a
sentire le stesse emozioni di chi centinaia di anni fa (quasi due millenni) applicò
i mosaici e poi a distanza di qualche altro
millennio li restaura ti restaura il cuore. Magia dei luoghi ? No anche magia irripetibile
della nostra storia di cristiani.
Io credo che l’unico paragone possibile sia quella dei veggenti.
La parte della conferenza a cui tenevo maggiormente era quella relativa alla Tomba del nostro Giovanni Battista. Negli anni settanta quando bazzicavo Istambul e considerando che il Venerdi era di precetto per i musulmani, che il sabato lo era per gli ebrei e la domenica toccasva a noi passavo tre mezze giornate sulle tracce di questa città al cui paragone si può dire solo Roma. E cosi dopo aver visitato il sarcofago di Alessandro Magno e tantissimi altri luoghi e reliquie mi imbattei ,dentro il Topkapi (era aooena uscito il film) e trovai parte del capo di Giovanni Battista. Come al solito iniziai a documentarmi finendo in vaticano nel Paradiso. Cioè esiste una stanza con migliaia di cassetti dove sono conservate le reguie di tutti i santi , ecco perchè viene chiamato il paradiso. Ora dovrei recuperare libri ed appunti sul Giovanni Battista perchè l'esperienza dell'Ingui mi è fondfamentale.
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