sabato 21 aprile 2018

FINALMENTE A CASA !



Il cardinal Josef Beran sta tornando a Praga
In Italia la notizia forse passerà inosservata ma per tutti i cechi è un avvenimento della portata storica.
       Torna il simbolo della persecuzione dei cristiani in due regimi totalitari del secolo scorso. 
Nato nel 1888  riceve in famiglia una fede solida e l’esempio della coerenza. Studia a Roma, nel 1911 diventa prete e nel 1912 ritorna a Roma per finire gli studi del dottorato in teologia. Da lì torna e diffonde le nuove idee teologiche conosciute a Roma soprattutto quando diventa rettore del seminario di Praga nel 1933. Guida i seminaristi ad un atteggiamento di  sensibilità e comprensione, come lo dimostra il suo scritto: “Psicologia e il confessionale”. Dopo la seconda guerra mondiale durante la quale è imprigionato nel campo di concentramento di Dachau, diventa l’arcivescovo di Praga ma lo è  serenamente solo per poco. Subito dopo l’arrivo dei comunisti al potere si scontra con loro difendendo l’indipendenza della Chiesa dagli sforzi di manovrarla e tenerla sotto controllo. Dal 1948 è  internato per 16 anni in un posto segreto, in assoluto isolamento, in una casa circondata dal muro di legno alto 3 metri. Questo era il trattamento ‘privilegiato’ dedicato ai vescovi che non sono stati imprigionati come comuni sacerdoti. Nonostante una certa età non a nessuna assistenza medica anzi con il cibo gli vengono somministrate le droghe.
L’anno 1963 è per lui cruciale: il papa gli propone il cappello cardinalizio ma per riceverlo deve recarsi a Roma. Dalle autorità comuniste capisce che sarebbe un viaggio di sola andata ed esita, volendo rimanere il pastore del suo gregge.  Alla fine accetta e da quel momento diventa esule a Roma non per scelta ma per costrizione. Rimane il pastore non solo dei cechi in patria ma anche di quelli nel mondo e ha un rapporto amichevole anche con il paese che lo ospita. Fonda la Casa del Pellegrino Boemo e sostiene la stampa dei libri e di una rivista in ceco che poi vengono portati clandestinamente nella sua patria.
Partecipa attivamente al Concilio Vaticano II dove espone il suo intervento sulla libertà religiosa. Pur avendo provato sulla propria pelle  l’importanza della libertà di coscienza, non esita denunciare gli errori della Chiesa cattolica del passato, in particolare il caso di Giovanni Hus, dichiarato eretico e consegnato al rogo.
Proprio negli anni che vedono l’arrivo di una certa libertà, specialmente durante la Primavera di Praga nel 1968, si ammala e in autunno dello stesso anno torna dal Padre. Il suo corpo non può tornare nella sua patria perché in agosto del 1968 i carri armati russi  chiudono ogni possibilità di apertura e il suo arrivo in Cecoslovacchia non è gradito. In quel momento interviene il suo grande amico e ammiratore, il papa Paolo VI e decide che sarà sepolto in san Pietro, l’unico cardinale insieme ai papi. Lì rimane anche dopo la Caduta del Muro di Berlino e solo ora viene esaudita la sua ultima volontà di essere sepolto in patria.
Durante la festa di uno dei primi vescovi di Praga, sant’Adalberto, il 23.04., si svolgerà il suo solenne funerale nella cattedrale di Praga. Torna nella sua patria come un vero eroe che non odiava chi gli faceva male ed era capace di sacrificarsi per una buona causa. Tutti quelli che l’hanno conosciuto hanno sottolineato la sua umiltà che trovava nel mettere in pratica il Vangelo. Un vero pastore del suo gregge.
  Růžena Růžičková

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