lunedì 19 dicembre 2011

LA VERITA E L'AMORE VINCONO ! STASTNOU CESTU, PANE PREZIDENTE !

Come firmava Havel

E’ morto Vaclav Havel. La malattia lo aveva trasformato. Irriconoscibile. Le ultime foto che abbiamo lo mostrano con il Dalai Lama.  Non si parlava più di lui. Era il fratello gemello di Lech Walensa e di tutti coloro che lottano per la propria patria e per la cultura. Un drammaturgo di qualità un vero intellettuale prestato alla politica. Nel ’68 dell’est era poco noto a noi giovani che inneggiavamo al comunista Alexander Dubcek che prometteva un “comunismo dal volto umano” e per noi cattolici un’ uscita dalle persecuzioni che non avevano nulla da invidiare a Nerone e Diocleziano. Era un Que Guevara all’inverso:un uomo non violento. Il 29  dicembre 1989 un immenso corteo al grido di “Havel na hrad” (Havel al Castello) accompagnò il designato presidente al castello di Hradcany per insediarsi come presidente della repubblica cecoslovacca. Noi eravamo nel corteo assieme ai nostri figli ventenni confusi fra la folla. Aspettando che si concludessero le formalità ci spostammo nel vicino monastero di Sant’Agnese, promessa sposa del più famoso siciliano del tempo, Federico II, tra l’altro firmatario della famosa Bolla d’Oro madre delle leggi reali boeme,   e mentre cercavamo qualche libro su Sant’Agnese per arricchire la ricerca di materiale che presto sarà in libreria , un gesto delicato e gentile ci permise tramite la radio di ascoltare il giuramento di fedeltà di Vaclav Havel a presidente. Già tutti si alzarono in atteggiamento militaresco in piedi e uomini donne cechi slovacchi e stranieri dagli occhi rossi e lacrimosi ascoltammo questo giuramento che metteva fine ad un cinquantennio di dolori inenarrabili. Aneddoti e fatti su Havel fanno parte della sterminata letteratura di cui faceva parte. Io vorrei ricordare due cose che mi hanno sempre colpito e che conservo come ricordi personali. Il primo il dolore che può provare un capo di stato come lui quando assiste alla “divisone”  dello stato: Non più cecoslovacchi ma cechi e svolacchi. La seconda quando nel motto inciso sulla bandiera nazionale “Pravda vitèzi - La verità vince” fece aggiungere  :” Pravda a laska vitèzi - La verità e l’amore vincono”.  Stastnou  cestu, Pane Prezidente !

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