martedì 24 aprile 2012

SAN GIORGIO , UNO DI NOI !


Continua il tutto San Giorgio. Siamo alla seconda puntata. Speriamo che il nostro parroco tenga conto di questa nostra fatica traducendola in  indulgenze sostanziose o in punti Paradiso per la nostra raccolta punti. 
Come sapete ho ricevuto la telefonata da San Giorgio (vedi spazio laterale) e non tutto ho potuto riferire. Quando il nostro Parroco avrà tempo anche per noi laici farò una dettagliata relazione.

2-IL  CULTO
Forse nessun santo ha riscosso tanta venerazione popolare quanto s. Giorgio e a testimonianza di ciò sono le innumerevoli chiese dedicate al suo nome.
A Gerusalemme esisteva nel sec. VI un monastero con chiesa a lui dedicata, come attesta un'epigrafe coeva (J. Perrot, in Syria, XXVII [1950], pp. 194-96); a Bisanzio, come abbiamo visto, era venerato nell'orfanotrofio.A Gerico fu dedicato a s. Giorgio nel sec. VI un monastero (P. Abel, in Revue Biblique, VIII [1911], pp. 286-89).A Zorava, nella Traconitide, un'iscrizione del 515 narra l'apparizione di s. Giorgio a Giovanni figlio di Diomede (Delehaye, Origines, p. 86).A Beiruth il santo riscosse grande venerazione specialmente dopo la vittoria dei Crociati (C. Astruc, Saint Georges à Beyrouth, in Anal. Boll., LXXVII [1959], pp. 54-62) e nell'Iraq numerose erano le chiese a lui dedicate (J.-M. Fiey, Mossoul chrétienne, Beiruth 1959, p. 105).Grande venerazione riscosse Giorgio in Etiopia, dove la conoscenza delle sue gesta giunse attraverso l'Egitto, ed in Georgia, paese di cui fu ritenuto oriundo (V. Arras, Miraculorum s. Gregorii megalomartyris collectio altera, in CSChO, CXXXVIII-XXXIX, Script. aeth., 31-32, Lovanio 1953; id., La Collection éthiopienne des miracles de s. Georges, in Atti del Convegno internazionale di. Studi Etiopici..., Acc. Naz. dei Lincei, quad. 48, Roma 1960, pp. 273-84).A Magonza, secondo le testimonianze di Venanzio Fortunato, il quale in cinque distici celebra le gesta del martire orientale, largamente venerato sub occiduo cardine, gli era stata dedicata una basilica a metà del sec. VI (Carm., II, 16, in PL, LXXXVIII, col. 107) ed a Bamberga, Enrico II fondò una chiesa in suo onore.
Anche in Italia il culto a s. Giorgio fu assai diffuso. A Roma, Belisario (ca. 527) affidò alla protezione del santo la porta di S. Sebastiano e ai due santi insieme è dedicata la chiesa del Velabro, dove venne trasferito il cranio di Giorgio trovato nel patriarchio lateranense da papa Zaccaria (Lib. pont., I, p. 434).A Ravenna fin dal sec. VI esisteva una chiesa a lui dedicata nel campo «Coriandro», presso il sepolcro di Teodorico, come ci attesta la biografia del vescovo Agnello (m. 570): "similiter et ecclesiam beati Georgii reconciliavit temporibus Basilii juniores" (Codex pontificalis Ecclesiae Ravennatis, in RIS, II, 3, p. 217; cf. anche p. 118). Altra chiesa dedicata al santo, S. Georgii de porticibus, si trovava nella Regio Caesarum. Dalla capitale bizantina il culto si estese ben presto a Ferrara (ca. 657) dove fu scelto quale patrono della città primitiva ed in seguito della nuova, dopo la traslazione di reliquie nella nuova cattedrale (1110-35).A Cornate (Milano) il re Cuniberto (678-688) dedicava una chiesa a s. Giorgio (C. Marcora, Il messale di Civate, Civate 1958, p. 38) e a Napoli, agli inizi del sec. V, il vescovo Severo fondava la basilica di S. Giorgio Maggiore (Mallardo, p. 577). Nei paesi bizantini fu venerato, unito a s. Demetrio, con l'appellativo di «Dioscuri cristiani» (cf. A. Stylianon, The pointed churches of Cyprus, Cipro 1964, p. 145, fig. 68).Agli inizi del sec. VI Clodoveo, re dei Franchi, dedicò un monastero al santo e s. Germano di Parigi (m. 576) ne diffuse il culto.In Inghilterra, la fama del martire palestinese era già ampiamente diffusa sin dall'epoca anglosassone, ma il suo culto assunse ancora maggiore sviluppo dopo la conquista normanna (sec. XI) quando in tutto il paese gli furono dedicate numerose chiese.Le invasioni musulmane, interrompendo il flusso dei pellegrinaggi verso l'Oriente, parvero far decadere il culto di Giorgio; ma le Crociate ne segnano una nuova fase ed esso si riaccende con maggiore intensità quando i Crociati furono da lui assistiti mentre stavano per essere sconfitti dai Saraceni ad Antiochia nel 1089. Conquistata Giaffa e la vicina Lydda i Crociati ricostruirono la basilica cimiteriale incendiata dal califfo Hakõm ottant'anni prima. E' di questo periodo la diffusione in Occidente dell'episodio della fanciulla liberata dal dragone per intervento di Giorgio. Tale racconto, accreditato da Giacomo di Varazze nella Legenda aurea, non si trova, ovviamente, nelle fonti più antiche.
Per tutto il Medio Evo, si rinsalda in Inghilterra il culto già nel passato tributato a Giorgio; Riccardo I durante la III Crociata disse di aver visto il santo con lucente armatura guidare le truppe cristiane alla vittoria; al tempo di Enrico III, la festa di Giorgio fu considerata festa d'obbligo; Edoardo III introdusse il famoso grido di battaglia St. George for England, e fondò nel 1348 l'Ordine di S. Giorgio, detto «della Giarrettiera»; al tempo di Enrico V l'arcivescovo di Ganterbury prescriveva per la festa del santo la stessa solennità del Natale. Ancora oggi gli Anglicani hanno conservato il nome di Giorgio nel loro calendario e la rossa croce di S. Giorgio in campo bianco campeggia sulla bandiera inglese.I paesi che hanno il santo martire palestinese come patrono sono innumerevoli: prime fra tutte le città marinare di Genova, Venezia e Barcellona da cui, coi Crociati, partivano i commercianti per l'Oriente. Tra i molti Ordini religiosi e cavallereschi, oltre ai Benedettini a lui devoti, ricordiamo l'Ordine Teutonico, il già citato «Ordine della Giarrettiera», l'Ordine militare di Calatrava di Aragona, a cui Bonifacio IX concesse di portare in guerra vexilla sancti Georgii (Reg. Aven. 305, f. 289v.), ed il "Sacro militare Ord. Costantiniano di S. Giorgio", la cui fondazione, senza peraltro solide basi storiche, è da alcuni attribuita a Costantino e da altri ad Angelo Comneno nel 1190. Nel 1690, Andrea Flavio, l'ultimo dei Comneni, cedette i suoi diritti a Gianfrancesco Farnese duca di Parma, che, a sua volta, li cedette all'Infante di Spagna divenuto re di Napoli, il quale diede all'Ordine il nome attuale, oltre che una nuova costituzione. Gli ultimi statuti risalgono al 1934; l'Ordine è riconosciuto dalla S. Sede. L'insegna è una croce gigliata, smaltata di porpora, con al centro il monogramma; negli angoli della croce le lettere I H S V (in hoc signo vinces).Giorgio è inoltre protettore, con s. Sebastiano e s. Maurizio, dei cavalieri e dei soldati, degli arcieri e degli alabardieri, degli armaioli, dei piumaroli (elmo) e dei sellai; infine era invocato contro i serpenti velenosi, contro la peste, la lebbra e la sifilide e, nei paesi slavi, contro le streghe.

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