venerdì 29 giugno 2012

ADDIO AD ALDO !


Nemmeno due ore fa se ne è andato Aldo Calderone. Eravamo coetanei. Frequentavamo lo stesso oratorio. Siamo cresciuti attraversando un adolescenza confusa figlia del dopoguerra. Poi il vento nuovo del Concilio portato da Giovanni 23 ci ha fatto uscire dall’apatia. Gli amici lo chiamavamo “il regista” perché usava allora appiopparti titoli figli di una breve esperienza. Poi fu professore , vicario ma soprattutto negli ultimi anni , mi dice la Pecoraro, anima della nostra biblioteca, fu ricercatore. “Si chiudeva in quella stanzetta e non ne usciva se non con qualche risultato. Te ne accorgevi dal suo sorrisetto”. Quel 1820 lo tormentava. Ci siamo incontrati più volte per “risolvere” il problema legato al suo libro. Era anni che aspettava. “ Vedi ora esce il libro di Ciro su Garibaldi e dopo il mio. Ho rifiutato una veloce pubblicazione perché mi veniva imposta una prefazione che non gradivo.”
Alla fine proposi di stampare il libro a mie spese ma lui ,stringendomi la mano mi disse: "Io sono stato insegnante , sono stato in politica, pubblicarlo a spese dello stato è per me un riconoscimento. Lo stato si occupa di me.” Rimasi stupito. Mondi diversi. Gli  dissi che rischiava di mettere al mondo un libro che nessuno avrebbe letto perché cosi finiscono tutti i libri di questo genere. Non ebbi successo. Il libro ora è pronto ma lui voleva essere in forma al momento della presentazione. Lo avrebbe presentato Ciro Spataro a cui doveva la pubblicazione e a cui era legatissimo politicamente.
Ci parlammo l’ultima volta in occasione del libro della Fiume che più o meno tratta lo stesso argomento e periodo. Gli dissi che il ritardo del suo libro poteva danneggiarlo e lui correttamente mi disse che sapeva del libro della Fiume ma gli argomenti erano diversi. Mi disse anche, molto correttamente, che con la Fiume di erano scambiati documenti dì archivio.
Ora i suoi libri stampati e pronti  fanno da cornice al suo corpo esanime . E’ una scena che avrei voluto non perdere perché morire in casa propria circonadato dai tuoi cari e dalle centinaia di copie del libro che hai tanto amato ti rende il viaggio leggero .
Sposò una mia carissima amica di infanzia Letizia che lo ha assistito assieme ai figli per lungo tempo.”Forse ne sono uscito…” diceva agli amici  per farsi coraggio, dimenticando il detto che "dalla vita si esce solo morendo".
Lessi piccole parti del manoscritto, lo ebbi fra le mani come cosa preziosa perché è storia patria. Ora lo aspetto con interesse perché questo periodo storico è vuoto e scarso di notizie.
Che se ne diano due copie alla biblioteca comunale, un'altra alla biblioteca parrocchiale ed un'altra copia nelle scuole affinché non manchi negli scaffali delle scuole quest’opera frutto del lavoro di un insegnante di prestigio.

domenica 17 giugno 2012

AVIS ... SSI AVUTO LA FORTUNA...


Avis…si avuto la fortuna che ai miei tempi ci fossero stati i giochi avis avrei vinto certamente una medaglia anch’io. Quella dello stare assieme. Una cinquantina di ragazzi dagli occhi felici si sono avvicendati in giochi infantili che alla fine tutti venivano premiati. I genitori erano raggianti e si mangiavano i propri figli con gli occhi sinceri . Le bambine , vere atlete in miniatura, guidate da capisquadra attenti e responsabili che si divertivano anche loro. I maschietti , a volte , rissosi ci tenevano a guadagnarsi qualche medaglia in più. Mancava l’agonismo , la competizione ma di questo avranno presto come misurarsi nella vita. Buona la direzione , Di Peri alla consolle e tanti altri da Lella Calderone al sempre efficiente e presente La Barca a cui spetta un posto in paradiso d’ufficio per la sua instancabile opera. Non gli ho mai sentito dire “no” o brontolare. Colonne come lui tengono in piedi questi eventi. Sconosco gli altri e non mi permetto giudizi , ma la macchina funziona. Gli “atleti” lamentavano la semplicità dei giochi e qualcuno diceva “giochi scemi per bambini intelligenti”. Esperienze come questa che durano nel tempo vanno migliorate perché questi cinquanta sono bellissimi a vedersi , disciplinati al massimo, certamente miglior di certi adulti arroganti, sapientoni e fatui. Portiamo a casa questo risultato felici che almeno per una notte i nostri bambini hanno sognato di essere Berruti Mennea…   
Ho sentito un “pezzo grosso” dell’Avis abbracciare un bambino dicendogli … sangue del mio sangue … mentre teneva in mano una siringa.
Ora tocca ai grandi fare la loro parte. Diventare donatori non ti porterà fama né guadagni … ma ti farà l’effetto dei donatori di organi. Una parte di te è dentro qualcun altro in un legame fraterno indissolubile.

venerdì 15 giugno 2012

IL FLAUTISTA DI DIO



Ho conosciuto questo ragazzo , educato, sensibile . Ricordo che quando lo incrociavo lui veniva a “baciarmi” con quel sorriso di “bravo ragazzo”. Ero già amico dei genitori e della sorella. Abitano nella nuova casa dove prima abitava mia nonna. E così per anni pensando a mia nonna ricordavo questo musicista delicato. Dire cosa sarebbe diventato non è retorica che mi piace. Mi piace incontrare la sua famiglia. Riservati nel dolore, costanti nell’affetto. Una famiglia che è lo specchio della nostra gente marinese. Gli si vuole bene perché incarnano il meglio di noi. In questo anno che il destino ci ha portato via tanti giovani ha fatto bene Pino Taornina a ricordarci Carmelo che tutti avremmo voluto per figlio, per fratello per amico. Ho sempre soggezione quando incontro questa famiglia. Io non valgo nulla nei loro confronti. Una forza sovrumana ed una dignità eccezionale li distingue. Due genitori strappati alla normalità , una sorella privata di un affetto cosi grande meritano rispetto. A me hanno insegnato tanto pur non avendoli frequentati intimamente.  Se posso vorrei mi sia concesso pensare che Carmelo in questo momento lasciata la “squadra” “quaggiù”  ora suoni in cielo  alla presenza di Dio. Dedicando i suoi concerti alla sua famiglia che non ha mai smesso un minuto di pensare a Lui.
 Ma lascio a Pino Taormina , che lo ha conosciuto bene, parlarci di Carmelo


Carmelo Mancino è nato a Marineo il 19 ottobre 1970. In giovane età ha frequentato la Scuola di Formazione Musicale delle Fondazioni Culturali “Gioacchino Arnone” di Marineo. Nel 1984, comincia a prendere lezioni di flauto dal noto maestro Gerardo Petruzziello di Palermo. Segue la sua iscrizione al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo e si diploma nel 1990, a soli 19 anni, con il massimo dei voti. Nel 1986, Carmelo partecipa alla costituzione del quartetto flautistico “Gymnasium“, col quale inciderà un CD per la casa discografica “Bongiovanni” di Bologna. I quattro musicisti si esibiscono per anni in Italia e all’estero: gli ultimi concerti li terranno a San Pietroburgo, in Russia, e a Bruxelles, in Belgio. In Belgio ha modo di partecipare anche a diversi seminari musicali organizzati dalla Comunità Europea. Nel 1993, ottiene l’ incarico per l’insegnamento del flauto traverso nelle scuole medie ad indirizzo musicale, con sede di servizio presso la scuola S. Riccobono di San Giuseppe Jato. Nel volgere di pochi anni, il flautista marinese si dedica con successo all’attività concertistica con il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro Bellini di Catania, l’Orchestra Sinfonica Siciliana e l’Orchestra da Camera Siciliana, della quale era Primo Flauto. Intensa è anche l’attività da solista e con diversi gruppi da camera siciliani, dal novembre ’93 al gennaio ’94, tiene dei concerti programmati dalle Fondazioni “G. Arnone”. Nel 1995 vince un prestigioso premio nazionale a Lamezia Terme, classificandosi, “Migliore Flautista d’Italia“. La vocazione di Carmelo Mancino era quella del grande concertista, e per questo fine non si stancava mai di studiare. Nel 1996, Carmelo aveva portato a termine il corso di perfezionamento triennale presso la Scuola di musica di Fiesole, sotto la guida del professore M. Ancillotti, e si accingeva a preparare l’audizione di ammissione alla Scuola Superiore di Parigi. Carmelo Mancino si è spento improvvisamente il 15 giugno 1996, alla giovane età di 25 anni. Professionalmente si è distinto per la grande creatività musicale, che nascondeva un estro raffinato ed una notevole padronanza dello strumento. Di Lui tutti ricorderanno la bontà d’animo, la grande disponibilità verso gli altri, la sua grande simpatia, la sua Arte!

giovedì 14 giugno 2012

APPUNTI



Lo scopatore del Passetto
La viaTriolo del  passetto è passata dal 66 per cento della raccolta differenziata al 99 per cento della non raccolta. In pratica fra Coires , cooperative, forza comune, operai aggregati , operai fantasmi, insomma di circa un centinaio di persone che ballano in questa storia siamo alla non raccolta o come direbbe il nostro consulente siamo ai massimi livelli. Ma andiamo in ordine. Liquidiamo il consulente ,c’è o non c’è, dicendo che non si può proclamare dati incompleti (a fronte di successi ci sono anche costi, spese , danni e vanno comunicati non taciuti altrimenti il consulente non ha nessun valore  e la sua deontologia traballa). Saltiamo il sindaco dal quale è impossibile ottenere un gesto democratico, una risposta , un commento. Niente di niente. Di lui vediamo solo le foto messe o meglio imposte nel suo blog personale. La foto con il prof. DiMarco la dice lunga(non è corretto sfruttare la foto del professore a fini propagandistici e senza autorizzazione , al prof. è stato chiesto cosa ne pensa della onorificenza ed ha risposto che non ne sapevo nulla, cosi ci ha anche risposto il Presidente del Consiglio e così anche la Fondazione Arnone) . Speriamo che non sia una trappola alla DeLisi e se così fosse chi si vuole colpire questa volta ? Il nostro assessore cova ancora risentimento ?  Appena lo abbiamo lasciato in pace ecco che subito arriva l’affare Di Marco. Per non parlare della inondazione della Fiumara. E’ da Gennaio che non sappiamo più nulla. Il castello è già prenotato sino ad ottobre come se fosse un immobile personale (già altra volta si pensava di “uso personale con abitazione”). Ci prepariamo alla sorpresina estiva o aspettiamo la fiumara americana per l’annuale sfilatina di cosce ?
Ma siamo andati fuori tema.
Avvenne a San Biagio non a Marineo
La via Triolo del passetto è a immondizia autogestita . I cittadini si autogestiscono  pulendosi la strada
Dopo settimane di accumulo di grascio . L’ing Tripoli ci regali un fine settimana pulito. Noi non arriviamo a capire come sia possibile essere puliti dentro casa e ingrasciati per strada. Forse dobbiamo scrivere, e lo faremo, al maestro americano padre padrone della teoria rifiuti zero. Avevamo chiesto la raccolta dell’indifferenziata due volte alla settimana senza successo (ok ci teniamo la puzza in casa) ma almeno diteci dove possiamo consegnarla assieme a quella di strada che , secondo gli amministratori è una nostra invenzione ! Ora ovviamente per quello che possiamo contare noi accettiamo che non vogliamo accettare risposta da un certo tipo di amministratori , ma almeno al Presidente della Regione Siciliana Lombardo una risposta la si deve quando leggiamo frasi più o meno così:

….per i rifiuti non prendiamo il cattivo esempio di Marineo e Misilmeri…(bagherianews)

Dai qualche rispostina la dovete . Se non a un “vastaso” almeno ai cittadini . Dove trovate un altro paese che non ha diritto a nessuna risposta ? Assessore ci dia luce sulla “fiumara” altrimenti non possiamo prenotare le ferie perdendoci il meglio… La faccia una piccola riunione informandoci, altrimenti ci sentiamo cittadini russi, bulgari,rumeni e soprattutto coreani. Chiediamo molto ?

domenica 10 giugno 2012

CORPUS DOMINI :UNA VENA D'ESTRO FLOREALE


di Elle
L'Infiorata di Bolsena
La secolare tradizione della realizzazione delle Infiorate nasce a Roma nella prima metà del XVII secolo in occasione della ricorrenti feste barocche, simbolo della fastosità e della potenza della corte dei papi. Si dice che la tradizione di creare quadri con decorazioni floreali fosse nata nella basilica vaticana ad opera di un architetto e fiorista italiano, Benedetto Drei, responsabile della Floreria apostolica della Chiesa. Non si conosce molto della biografia di quest’uomo ma le poche notizie che abbiamo ci rimandano ad un individuo di umili origini la cui famiglia fu da più generazioni impegnata nei lavori presso la corte papale. Egli utilizzò i fiori sminuzzati come a voler realizzare un mosaico. Morto Drei, fu Bernini a succedergli e che rese possibile la divulgazione di quest’arte nel resto d’Italia. Le principali infiorate vengono oggi realizzate in molte località d’Italia in onore dei festeggiamenti per il Corpus Domini ma esse rappresentano più di una semplice forma d’arte. Ogni riquadro, immagine, iconografia presi in considerazione descrivono, in maniera più o meno esplicita, il significato profondo di determinate allegorie. La prima infiorata allestita per la festività del Corpus Domini risale all’infiorata di Genzano del 1778 (anno in cui vennero allestiti alcuni quadri floreali in via Sforza).  Questo l’inizio, gli albori di qualcosa che si è fatta spazio nel tempo e che oggi si impone come elemento da dover ogni anno rinnovare portando alla luce i messaggi più belli, quelli meno retrivi, vicini alla sensibilità moderna quanto possibile. La realizzazione delle Infiorate diventa così simbolo di una comunità, elemento caratteristico che distingue le città in cui vengono realizzate per stile, materiali utilizzati, scelte iconografiche e tempi di esecuzione. Anche quest’anno la nostra piccola Marineo vuole farsi valere con la propria creatività proponendo agli occhi dello spettatore un concerto di colori, sfumature, idee originali e altre già viste. La XVIII edizione dell’infiorata marinese, quest’anno realizzata anche con l’ausilio di un’ambasceria di Noto, appartiene alla quarta di quelle che sono avvenute nella sera e anche oltre. Tanti i baldi giovani indaffarati che si spostano ovunque al fine di cercare quel poco che manca per terminare il riquadro del proprio gruppo; teneri fanciulle con grande voglia di fare ma al tempo stesso pervase da un’ingenua indecisione; donne e uomini adulti che cercano di imporre, seppur con punti di vista diversi, la propria autorità; gli anziani molto legati alla vecchia tradizione perché sanno quanto splendore ha potuto essa donare; gente che siede e osserva; gente che si fa meraviglia; gente che, dimenticando il senso dell’infiorata, si adira per contrarietà. In uno scenario simile la moltitudine che proviene da ogni paese del circondario scorre ai lati mentre qualche controllare si assicura che nessuno intralci il operato di ogni equipe di lavoratori. In un così grande tappeto di fiori di ogni tipo si aggiunge inoltre l’uso di sostanze diverse ma pur sempre adeguate alla situazione. Quella di quest’anno ha dato vita ad un palco scenico fatto di gruppi sia religiosi che laici: quest’ultimi seppur, per certi versi, lontani dal tema della festività, erompono con messaggi positivi che provano ad infondere a tutta la folla che passa un messaggio di speranza. Il prodotto di tanta fatica ha lo scopo di rendere grazie al più grande mistero della religione cristiana, l’incarnazione del figlio di Dio nel pane, mezzo attraverso il quale entra in comunione con gli uomini. In tal senso l’evento si trasforma in un momento che si riveste di un’aurea profondità ma di soprattutto di un ampio significato che si accosta all’ineffabile di cui troppo spesso l’uomo si dimentica nell’affanno di voler competere a tutti i costi con gli altri. Una nota dolente questa ma quello che l’Infiorata per il Corpus Domini di Marineo rappresenta, rimane un patrimonio culturale e religioso  dal valore inestimabile che va conservato nel tempo con il rispetto dovuto.


sabato 9 giugno 2012

SANT'ANTONIO LU NEMICIU DI LU DIMONIU



A Cadoneghe Predicava sopra un albero
Mentre  fuori la gente  impazza  e fa fatica a presenziare a tutti gli eventi in programma, mentre luminarie e tamburi ti aggrediscono e le campane sembrano affidate ad un Pier Capponi insolente, la festa si veste sempre più di baraonda. Siamo vittime felici coinvolti da mogli fidanzati e bambini stonati dal frastuono. La mia vicina mi dice che tutto questo mal si concentra con la peghiera e la compostezza ed io allora me ne vado a Sant’Antonino. E cioè ? Dal primo giugno  al 13 c’è Il ricordo della festa di Sant’Antonio de Lisboa. E’ si ! Allora mi viene in mente i 14 giorni di festa che a Lisbona  si fanno per Sant’Antonio. In pratica si invertono le parti. Là la fa da padrone il Santo di Padova e di Lisbona. E cosi la mia vicina mi insegna che se voglio pregare se voglio concentrarmi come se facessi gli esercizi spirituali devo andare nella bellisima chiesetta di Sant’Antonino. Chissa se il parroco si ricorderà che cade questo anniversario, chissà se la gente “trascurerà"  il “colossal” dell’infiorata per andare a salutare Sant’Antonino. Credo che il “gruppo” Pesco , Calderone, Tirrimutuni  (mi scusino gli altri) , da stasera  già sazi di gloria, lasceranno un pò di spazio al nostro Santo portoghese. Quindi ad un certo orario abbandoniamo la “grandeur” per ritrovarci tutti in silenzio nella chiesetta  da Sant’Antonio che è risaputo è “lu nemiciu di lu dimoniu”. Qualcuno avvisi il Parroco. E speriamo che venga.
1-13  Dedicati anche a Sant’Antonino . Momenti di Preghiera .

L'INFIORATA

Ieri mattina uscii presto di casa perchè dovevo risolvere uno di quei problemini
che sorgono nelle famiglie. Poca gente per strada; io andavo a piedi lentamente e dal marciapiedi mi veniva spontaneo leggere gli ultimi manifesti che la recente campagna elettorale aveva seminato sui muri della città. Ad un tratto mi parve di leggere la parola MARINEO. Mi bloccai e lessi con attenzione. Era proprio un manifesto del mio paese. Quando raramente io leggo il nome del mio paese mi emoziono come se vedessi il volto della mia mamma. Mi accorsi anche che accanto, ce n’era un altro sempre riguardante il mio paese . I due manifesti erano freschi, erano stati attaccati pochi minuti prima. Cominciai con il leggerne uno: invitava la gente a venire in paese durante la prossima settimana perché vi si festeggia “La settimana del Corpus Domini” e ogni sera la processione percorre i vari quartieri del paese che per l’occasione si agghindano nel migliore dei modi. Passai al secondo manifesto dove campeggiava il nome del paese in modo vistoso. Questo aveva come sottotitolo: L’INFIORATA; anzi:LA NOTTE DELL’INFIORATA . I due manifesti sono belli, gradevoli e attraenti. In cuor mio mi sono complimentato con i miei compaesani .Che progressi ha fatto Marineo dal tempo della mia infanzia!,Tutto questo avremmo soltanto potuto sognarcelo! Tra le ultime novità c’è l’Infiorata che io, anno dopo anno ho visto nascere e crescere. Certamente, dopo un timido inizio, la tradizione dell’infiorata, poco alla volta, s’è imposta e irrobustita ed ora naviga tra quelle di maggiore rilievo
Per la festa del Corpus Domini, son venuto sempre in paese partecipando con piacere alla processione e ricordo quel giorno che, alla fine del percorso, per la prima volta vidi sul sagrato, per terra, un grande rettangolo coperto di petali dai più svariati colori che componevano un pregevole disegno attinente alla festa del giorno. Fu una bella sorpresa. Seppi che l’idea era stata suggerita dal diacono Nino Trantacoste che, facendo parte della Pro Civitate Christiana d’Assisi, fa la spola fra la Sicilia e l’Umbria dove aveva avuto modo di vedere le infiorate che alcune comunità dell’Umbria ogni anno, in occasione di simili festività, compongono e di cui era rimasto gradevolmente impressionato.
In Sicilia Nino Trentacoste ha formato dei gruppi di laici e tali gruppi hanno preso il nome di “Comunità Missionarie del Vangelo”, Esse hanno come fine la diffusione della Parola di Dio.A Marineo c’è una di tali Comunità e quell’anno, tornando da Assisi gli era venuta in mente l’idea che avrebbe potuto suggerire, in occasione del Corpus Domini, di tentare di abbellire il percorso, almeno alla fine, con qualche quadro di infiorata. Espose il suo pensiero ai componenti della Comunità che lo accolsero con entusiasmo. Fin dal giorno seguente alcuni volenterosi andarono a cercare i fiori semiselvaggi che produce la nostra terra e che si colorano dei più vari colori e delle più varie sfumature.Coadiuvati da esperti in materia artistica quei giovani riuscirono a realizzare delle composizioni dignitose e gradevolissime. La realizzazione dell’idea fu tale che da allora anno dopo anno, coinvolgono i gruppi religiosi della parrocchia, tanto che ora l’infiorata si stende su tutto il tratto del corso che dalla piazza Inglima arriva alla piazza S.Sigolene. Anno dopo anno abbiamo visto crescere il tappeto dell’infiorata . Oggi è veramente qualcosa da vedersi.Possiamo esser certi che quando si mette un buon seme il resto vien fuori e si afferma in modo tale da rimanere come tradizione a cui non si può più rinunziare. Tutti questi pensieri mi vennero alla mente davanti ai bei manifesti che danno lustro al nostro paese e contemporaneamente pensai a Nino Trentacoste . Nino è innamorato dell’arte e cerca di trapiantare le cose belle nei luoghi in cui risiede.Non per nulla spinge i Marinesi a continuare nella parete esterna della chiesa madre una serie di quadri in ceramica, simili a quello già esistente. Esistono già dei bozzetti. In questi giorni Nino, l’iniziatore dell’infiorata che oggi naviga a vele spiegate, giace invece nel fondo di un lettino d’ospedale. E’ afflitto da uno di quei mali da vecchiaia che ci mettono quasi fuori combattimento.Poiché trattiamo di gioie cristiane, penso che sia nostro dovere di cristiani quello di rivolgere un pensiero a Dio perché dia al suo servo sofferente il dono della serenità . E’ un modo di ravvivare la bellissima infiorata dei Marinesi con un pensiero caritatevole per chi soffre,
Palermo 05/06/2012 Mimmo Tuzzolino

giovedì 7 giugno 2012

L'INFIORATA 2


Questa volta non sono stato capace di fare bene il mio lavoro. Ho cercato notizie e  aneddoti dappertutto e forse sono stato punito per la mia sicurezza. Mesi fa incontrai Nino Trentacosti al Passetto e gli chiesi qualcosa per il nostro giornale e in particolare su Pino Calderone. Mi rimandò da Mimmo Tuzzolino. Lo vidi un po’ malandato e non insestetti. Ora chiesi a Mimmo Tuzzolino il suo contributo per il giornale e come fa di solito  “non ti prometto nulla, ho ottantanni, sono pieno di acciacchi, e cosi via”. Tutte bugie perché se in pentola c’è Marineo lui non manca mai.  E’ stato il mio educatore e quando mi parla io mi alzo in piedi, arrossisco ed ho timore che mi sgridi .
Ho timore persino a tefefonargli  per paura che mi dica “basta mia hai scocciato”. Io avevo detto che il giornale andava in chiusura il giorno 6 giugno per via dell’infiorata , per via che sono andato dal papa a Milano, per via della mia famiglia. Anticipai al giorno 2 chiudendo il giornale a Milano dove lui mi telefonò  dicendo lapalissiano “ mi avevi detto il 5 ed eccomi puntuale” . Avrei voluto sprofondare. Il suo articolo come al solito arricchisce il nostro giornale, lo impreziosisce e ci rende orgogliosi. E’ una firma importante assieme a quella  del Prefetto Romagnoli di Nino Cangemi  di Nino Greco, della Ragusa, di Juliette, di Quartuccio di Ciro Spataro di Mariolina Sardo tutti nostri consolidati collaboratori. Se poi aggiungiamo la preziosa e commovente testimonianza su Nino Trentacosti avrebbe completato in modo superbo le due pagine sull’infiorata. Questo articolo verrà in ogni caso ristampato nel prossimo Guglielmo  che dedicheremo a Nino Trentacosti che speriamo ritorni presto in mezzo a noi.  O.S.

mercoledì 6 giugno 2012

LE MIE CONDOGLIANZE

Sono loro i nuovi poeti e i nuovi cantastorie. Usano la rima, il ritmo e l'allitterazione istintiva come gli antichi cantastorie. Sono i giocolieri della parola, i mangiafuochi del nuovo vulcano verbale.
Una volta credevo di poter trovare i poeti nei posti che tradizionalmente frequentano. Ho avuto modo di entrare nei cosiddetti ambienti poetici e letterari della Milano intellettualmente colta, e per poco non mi sparavo nei coglioni. I poeti stanno morendo nella loro depressione artistica, la loro poesia è spoglia di qualsiasi barlume di energia e vitalità, la loro poesia non la capisce nessuno, nemmeno coloro che la scrivono. La chiamano avanguardia, la chiamano modernità, ma io vi scorgo solo il nulla che avanza.
L’altra volta espressi la mia solidarietà per una tagliatina di gomme e mi venne rispedita cafonescamante indietro e mi consolai che anche il Consiglio Comunale era stato mandato a Brannu dal nostro elegante e colto Lider massimo. Spero non mi succeda di nuovo con queste condoglianze.
Per quanto mi riguarda forse sono io “quello che ha introdotto” “l’addolorato” negli ambienti intellettuali milanesi. Non vorrei ora pagarne le spese. Il nostro non è nuovo a simili dolori. Sceglie sempre cattivi maestri. Già altre volte glielo dissi. Ma lui vuole appartenere , sa che più soffre più si esalta. Si rifugia e coltiva quattro gatti che lo osannano , ma lo avviliscono. Non sanno nemmeno valutare le sue capacità e godono di espressioni forti che mettono in imbarazzo chi gli si avvicina.
Si nutre ancora di piriti ed escrementi perdendo continuamente il treno della poesia. Ora si è giocata anche Milano , dopo aver perso Corleone forse gli rimane Bolognetta , ma deve aspettare che il suo nuovo sindaco finisca il corso da Ribaudo. Ma cosa ti manca benedetto figliuolo ! Hai già la irrequietezza dei grandi , hai già quel tuo verseggiare che nessuno possiede nella nostra valle, sei una spanna sopra il nostro bazar poetico locale cosa ti vai a cercare a Milano dove la poesia locale è finita come la Merini. La tua delusione, se non è una trappola , mi rattrista . E’ l’immagine dei nostri giovani. Fingono , fingono e ad un certo momento il tappo della a bottiglia salta … Chi è capace va avanti emerge è un piacere vederli, sicuri non arroganti non stronzi, indipendenti sono sempre in piedi con o senza papà, parlano e non si nascondono scappando. L’unica cosa che possiedono è una medaglietta dell’Avis.
Cantaci l’amore, disgraziato !

lunedì 4 giugno 2012

IL PARERE DEL PERRONE !



Volevamo uscire da questo argomento perché delle due l’una :avere una dichiarazione dall’amministrazione (almeno un’ assessore coraggioso!) o dobbiamo credere a Berlusconi quando grida di difendere la nostra libertà. Ci siamo stancati. Ospitiamo la lettera del buon Perrone perché firmata e chiara. Ma vorremmo ricordare ai nostri lettori che i commenti anonimi possono essere pubblicati come “anonimi” o come lettere firmate dichiarando chiaramente all’editore la paternità del messaggio. Noi vorremmo parlare soprattutto di altre cose , ma …

Carissimo Buon Sanicola,
nonostante penso filtri abbastanza bene il mio disgusto personale per codesta pagliacciata presidenziale ad opera dell'attuale amministrazione comunale,mi trovo costretto a scrivere al fine di tirar fuori dal mio cilindro una mezza giustificazione all'anti politica,all'anti cultura,all'anti ribaudismo e a tutti questi moti rivoluzionari che attanagliano la nostra Marineo. In merito alla visita del Presidente Napolitano sostengo apertamente che:“Ribaudo ha compiuto un’impresa straordinaria: è riuscito a ribaltarsi da fermo”.“Ancora prima di accendere il motore,e quando ancora aveva il freno a mano inserito, il nostro caro sindaco è stato capace di ribaltarsi: un episodio, il suo, che lascia davvero senza parole. Se queste sono le premesse per la nuova annunciata candidatura nel 2013,lascio immaginare il dopo…”. L'unico augurio che oserei fare a Marineo è quello di sperare di scegliere una persona che non ci faccia esclamare:si stava meglio quando si stava peggio!Non oso quindi pronunciarmi sul futuro,dal momento che non ho ancora consultato Otelma,ma da certe esternazioni riportate sui vari blog,ho il vago presentimento che molte persone oggi,sono alla ricerca di creare il personaggio,già all'opera per tracciare a proprio modo,il proprio recinto di gioco ante elezione del 2013.La visibilità,la bassezza,il protagonismo ormai non fa più testo...il fondo qui a Marineo è stato già toccato,adesso non rimane altro che risalire!Certa gente non arresta la sua corsa. Ormai si cerca la politica spumeggiante. Se alla non qualità e all’esibizionismo, si aggiunge anche una buona dose di cinismo, si dedurrà che certa gente si crea il credo dell'autoconvincimento stereotipato per entrare a pieno titolo all'interno del recinto di gioco. Perché anche in una giornata pressoché stortina, i dissidenti ne approfittano per creare la propria forma di visibilità. Con pazienza, ordine, concentrazione. Qualità che mancano al rivale di turno: Ribaudo!Reduce da una disfatta colossale, mostrando un peggioramento sul piano della credibilità. Questi,sono solo coloriti personaggi che tentano di colpire un amministrazione distratta e annaspano nel tentativo di reazione, fiutando l'ormai vicino maggio 2013. Ma alla fine, carissimo Sanicola, alla fine perdono. La partita, ma anche la possibilità di scrollarsi di dosso chi lotta per la salvezza."Non sanno fare niente e vanno su tutto, sono di un grigiore penoso, e i madonnari che li portano in processione dalla mattina alla sera gli fanno un danno culturale e professionale quasi bestiale". Ci si aspetta il ritorno in pompa magna di molti declassati nel 2008 (lista primavera marinese),per completare il tridente delle ipotetiche, famigerate e pronosticate tre liste di qualità “eccelsa”, seppur si è incapaci di punire le frequenti disattenzioni della linea difensiva di codesta amministrazione.Ribaudo, nonostante una mattinata diversa dal solito, stappa comunque lo champagne. Per il caviale c'è sempre tempo.
Cordialmente
Peppe Perrone

VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE MILANO 2012


  LA FAMIGLIA  IL LAVORO   LA FESTA

     Dopo lunghi preparativi sono arrivati i giorni che vedevano Milano cambiata. Oltre alle divise dei volontari si vedevano in giro le famiglie – spesso numerose – con la maglietta ufficiale dell’evento con lo sfondo bianco e una sagoma del Duomo di Milano stilizzata e dipinta in giallo rosso e viola sotto la quale si  vedono quattro persone che rappresentano una famiglia. Hanno le mani alzate, l’intenzione del pittore sarà stata sicuramente quella di far esprimere la gioia ma ci viene in mente anche il gesto di mettersi le mani nei capelli. In effetti anche delle fatiche  e dei problemi di oggi si parlava molto negli interventi delle tavole rotonde. Ricordiamo che i primi cristiani pregavano con le mani alzate e quando le mani cadevano per la stanchezza qualcuno le sosteneva. Una bella immagine della famiglia.
     Il primo giorno i visitatori si sono concentrati nella vecchia fiera di Milano dove esponevano varie Onlus e associazioni che danno l’aiuto alle mamme, all’infanzia e ai malati. Sono stati presentati vari servizi per la famiglia, dalle scuole al sostegno a distanza, le case accoglienza e i movimenti ecclesiastici che sono orientati verso l’affido temporaneo dei bambini delle famiglie in difficoltà. Da tutte le proposte si percepiva la premura per la famiglia e l’aiuto concreto che si cerca di trovare di questi tempi in cui mettere al mondo i figli sembra un compito impossibile. Ecco perché Milano era cambiata. Si vedevano in giro tante famiglie con tre o quattro figli, muniti di passeggino che potrebbe diventare un simbolo di questo incontro. Sono venuti a Milano da 170 Paesi del mondo e spesso dalle zone molto più povere della Lombardia eppure parlare con loro era incoraggiante. Sapevano tenere calmi i loro bambini, sapevano comunicare con loro, erano sorridenti.
     Quando il  santo Padre Benedetto XVI arrivò a Milano è stato accolto dai milanesi in modo veramente caloroso. Lungo la strada che percorreva nel Papamobile dall’aeroporto di Linate al Duomo c’era tantissima gente che applaudiva ma soprattutto fotografava con i telefonini – un altro simbolo dell’incontro. E avevano tutti le mani alzate come nel logo della manifestazione. Davanti al Duomo il Papa era accolto dalla folla multicolore e multietnica. Si vedevano le bandiere di ogni genere. L’ha salutato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che ha fatto notare che Milano di oggi è multietnica e multireligiosa ma tutti possono avere un comune obiettivo di accoglienza, responsabilità e servizio. Si cerca di abbassare le barriere e di gettare i ponti per ridurre le differenze perché tutti abbiano gli stessi diritti. Poi il sindaco ha parlato della crisi che secondo lui può aiutare ad andare alla sostanza delle cose e lavorare insieme alle famiglie perché nessuno si senta solo. L’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha nel suo saluto ricordato come questa terra di mezzo – Mediolanum – oggi cerca il suo volto. Il cristianesimo ha portato qui la civiltà che ha influito sicuramente al fatto che la fede qui è appassionata a tutto l’uomo e che i laici e i credenti in questo tempo di travaglio costruiscono insieme il bene comune. Da parte dei credenti ha citato un iniziativa che comincerà presto in tutti gli oratori della Lombardia – l’attività ludica per i bambini quando finisce la scuola – che vede un esercito dei giovani coinvolti nell’educazione dei piccoli. Inoltre vi sono migliaia di istituzioni che offrono l’aiuto ai bisognosi. Il santo Padre ha fatto notare come le guglie del Duomo di Milano guardano in alto,  questo sguardo devono avere anche tutti quelli che sono sul crocevia di popoli e culture e vogliono andare incontro ai bisogno della gente concretamente. Se vogliono costruire l’autentico benessere dell’uomo sia laici e credenti devono 
“trasmettere alle future generazioni una così luminosa tradizione”. Ha concluso augurando che la Madonnina vegli su tutta la città. La banda municipale ha intonato il canto che rappresenta i milanesi in tutto il mondo:  Oh, mia bella Madonnina… e la piazza ha cantato insieme.
       Il secondo giorno della sua visita a Milano Benedetto XVI  ha iniziato con una preghiera davanti alla tomba di San Carlo nel Duomo. Poi si è recato allo stadio di San Siro per incontrare i  cresimandi. E’ un’usanza milanese e di solito si incontrano con loro l’arcivescovo, quest’anno i 60 mila ragazzi sono stati più fortunati. Il compito che ha dato a loro il santo Padre però non era facile: ha chiesto loro di diventare santi. Ha citato sant’Ambrogio che disse che in ogni età è possibile seguire Gesù. Dalla coreografia dello stadio il pontefice si è trasferito sul parco di Bresso per l’incontro con le famiglie, altrettanto coreografico. L’atmosfera era molto familiare: si alternavano le famiglie di diversi punti del mondo, dalla Cina, alla Greca, dagli Stati Uniti all’Italia. C’è stato anche un collegamento con una tendopoli in Emilia. A tutti il Papa ha rivolto le parole di incoraggiamento ponderato, non ha detto le  parole vuote ma esprimeva la sua sofferenza e il suo imbarazzo nel non poter dare una risposta esaustiva ad esempio quando si parlava delle famiglie fallite, dei divorziati risposati. Ha consigliato loro di rimanere nella Chiesa anche se non possono ricevere i sacramenti e ha auspicato che da parte delle parrocchie e dei sacerdoti ci sia l’accoglienza e vicinanza con queste persone. Si è vista un’immagine della famiglia nella Chiesa non ritoccata, così come è con le sue gioie, i suoi dolori e con i suoi timori. I singoli interventi erano intercalati dalla musica, canti e balli.    
    L’incontro più atteso era quello di domenica quando sulla stessa spianata di Bresso si sono riunite migliaia di persone per seguire la santa messa che ha concelebrato Benedetto XVI. Nella sua omelia ha sottolineato come si è vista questi giorni l’universalità della Chiesa che è giustamente chiamata la famiglia di Dio. Ricordava come è importante chiedere e concedere il perdono e come è indispensabile evangelizzare non solo con le parole ma con la forza dell’amore vissuto, del vangelo vivo. La famiglia è secondo lui una scuola delle virtù sociali come la gratuità, la cooperazione il dialogo. Lì i giovani apprendono le ragioni di vivere e i genitori non dovrebbero esitare di proporre ai loro figli le mete più alte. Anche se non mancano i conflitti e le incomprensioni fra i coniugi si possono secondo il Papa superare con l’intelligenza e con l’umiltà, rinnovando con coraggio ogni giorno il sì solenne del matrimonio. Parlando dei temi sociali Benedetto XVI ha invitato gli scienziati e i tecnici a collaborare con Dio e insieme ai politici a creare una società giusta, togliendo le disuguaglianze. Ai partiti ha detto esplicitamente che non dovrebbero promettere ciò che non possono mantenere. Nel lavoro non si dovrebbe guardare solo al guadagno ed all’utile ma si dovrebbe contribuire allo sviluppo armonico della persona. La mentalità dell’utile contagia anche le relazioni interpersonali dove prevalgono poi gli interessi individuali. Per tutti gli ambiti vale la frase: “l’amore è l’unica forza che può cambiare il mondo” pronunciata dal pontefice.  Il tema dell’incontro: famiglia, lavoro, festa sono secondo lui tre doni di Dio. Il riposo e la festa sono occasioni di convivialità in famiglia, ci permettono ad esempio di andare nella natura o praticare degli sport.
     E’ stato Giovanni Paolo II  a voler introdurre gli Incontri Mondiali delle Famiglie nel 1994 e si tengono ogni 3 anni. Benedetto XVI ha annunciato che il prossimo incontro avrà luogo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti. L’incontro di Milano è stato definito “un’iniezione di coraggio per le famiglie” che il Papa vorrebbe proclamare ‘il patrimonio d’umanità’.

Milano , 03.06.2012 Růžena Růžičková     

domenica 3 giugno 2012

FRANCO FRANCO...che male facesti ?


Dove sei nella foto ?
Quando siamo in chiusura del cartaceo del Guglielmo siamo costretti ad abbassare la guardia e così può succedere che le sviste prevaricano. Avevamo detto che l’affare Presidente per noi era chiuso e aspettavamo una nota qualsiasi del comune affinchè smettesse questo continuo vociferare. Persino i fiori che aveva in mano la nostra first Lady sono finiti nel pentolone. Ieri mattina riceviamo una ultima precisazione che ci sembrava attendibile e non fortemente polemica sulla mancata fermata. Opera di Franco Calderone. L’uomo è sempre agitato e adesso grazie ad una copertina  e ad un nuovo movimento non si rende conto di trovarsi fra comuni mortali e si aspettava un ruolo nella comunità che nessuno gli concederà mai. Qui non usa dare apprezzamenti. Tu rimani sempre quello che eri: nessuno ! Da un lato rimani con i piedi per terra dall’altro devi accettare che anche gli altri non abbiamo grandi titoli. Nel caso del Calderone lui non si rassegna.
Così ieri mattina usando il metodo scorretto di discorso a reti unificate ci ha fatto abboccare. Premesso che c’è un gruppetto (molto ridotto invero) che manda Comunicati stampa con l’invito perentorio a pubblicarli , come se si trattasse di non so quale autorità, dimenticando la regola numero uno : chi lo riceve decide. Chi lo riceve, blog o giornale ha una sua autonomia . Allora ,ed ecco la novità  , li si personalizza intestandoli confidenzialmente alla persona, come per esempio Caro Onofrio, Caro Pino e cosi via. Quindi sei portato a credere che si tratta di messaggio personale o riservato. Questa è una scorrettezza enorme perché trae in inganno chi la riceve. O il politico di parte che scrive a tutti cadenzando gli invii e tu te ne accorgi dopo qualche giorno. Noi ci siamo fatti gli anticorpi ma ieri il messaggio è sfuggito al controllo.
Questo desiderio di avere la massima visibilità nasconde un forte desiderio di apparire ma non lo si può fare a spese del blog che perde credibilità dando l’immagine di cose fatte a tavolino. Una foto da un balcone non dimostra che il Presidente non si è fermato per paura del “forcone rivoluzionario” locale che può avere informazioni dalla Digos dalla Prefettura e non so da chi altri. Quelle informazioni che sono di dominio pubblico . Noi abbiamo abboccato, ma è il rischio di chi scrive e ci scusiamo, ma tu Franco Calderone usa metodi più diretti perché quel tuo sorriso sulla foto che credi di aver gabbato i blog a mio parere la sa di rivoluzionario del giorno , casuale. E parafrasando il vangelo, ti rispondo che dopo la lettura della scrittura di Gesù, la gente del suo paese disse:ma quello non è il figlio del carpentiere…(in questo caso del mugnaio o del vinaio).
Se lo scopo era criticare l’amministrazione per il teatrino offerto ti dico francamente che il tuo è un teatrino ben misero se prendi per il culo i blog che ti hanno ospitato. Alla fine gli estremi si toccano.

sabato 2 giugno 2012

ANCORA SUL PRESIDENTE


 

Oggi 2 giugno mentre il presidente della Repubblica festeggia “con la sua presenza” riceviamo la seguente lettera. A noi per quel poco che siamo stati a scuola ci hanno insegnato che basta precisare e chiarire e tutto finisce senza strascichi. Evidentemente qualcuno non è andato a scuola e non conosce queste regole. Lasciamo la parola a Franco Calderone che in questo momento su questo tema è credibile.


Carissimo Direttore,
Caro Onofrio,
dopo avere letto , anche con molta attenzione, i commenti sui blog, ed avere lasciato dare libero sfogo alle elucubrazioni altrui, dopo avere ascoltato in giro di tutto e di più, vorrei avere il piacere di raccontarti come sono andate realmente le cose, poiché  ho avuto la fortuna ed il piacere di vivere questo evento in prima persona. Naturalmente non farò i nomi di nessuno, ma da qualche foto già pubblicata su facebook, mi si vede parlare con persone piuttosto…note…agli addetti ai lavori….

Quale responsabile dei Forconi per la provincia di Palermo, avevo chiesto alla Digos, ufficialmente, di potere essere accreditato a Marineo, all’interno di un eventuale comitato di ricevimento del Presidente della Repubblica. La richiesta scaturiva dal fatto che nei giorni precedenti era sorta una polemica tra i Forconi ed il Presidente, in parte strumentalizzata da alcuni midia, dalla quale emergeva una certa ostilità dei Forconi nei confronti delle commemorazioni. L’ostilità in effetti era verso le Istituzioni che male interpretavano, a nostro giudizio, le figure di Falcone e Borsellino, e di Placido Rizzotto. Infatti chiedevamo l’applicazione dei principi di legalità, che queste figure avevano rappresentato, ma legalità voleva anche dire tenere conto delle difficoltà della gente comune, e non farci governare da gente non eletta da nessuno, e messa lì dal Capo dello Stato, in barba alle scelte elettorali del popolo italiano. La Digos, per l’accreditamento,  mi ha rinviato direttamente al capo di gabinetto alla Prefettura di Palermo. Il funzionario responsabile mi comunicava che  NESSUNA sosta era prevista a Marineo. Ma la stessa cosa mi avevano detto alla Digos! Certo, se non lo sapevano loro che, da una parte organizzano minuziosamente gli eventi, e dall’altra la sicurezza, c’era ben poco da dubitare. La mattina del “passaggio”, transitando dalla piazza, vedo tutto quello schieramento di forze…penso che, forse durante la notte, il Presidente ha chiesto di fermarsi a Marineo…..magari per prendersi un caffè e quattro dolcini…e scambiare amabilmente quattro chiacchere con i nostri compaesani. Vado a parlare con i responsabili della sicurezza, e loro mi riconfermano che non ci sarà nessuna fermata presidenziale. Chiunque ha visto i tiratori sui balconi, ed avrà notato che erano “a riposo”, senza nessuna arma in mano. E in effetti, nulla è accaduto, a parte l’accantonamento in un angolino della pedana.. presidenziale, dei consiglieri, degli assessori, delle mogli, delle fidanzate, dei fiori, degli impiegati comunali che hanno interrotto un pubblico servizio, dei dolcini, e di tutto quanto era stato predisposto, pensando semplicemente che, avendo preparato la “tavola”, l’ospite si sarebbe fermato….adesso, a posteriori, la colpa è di chi voleva protestare, di chi aveva messo striscioni…che nessuno ha visto, e di chiunque fosse di idee non affini all’attuale amministrazione comunale, che si è esibita in un volo pindarico. L’epilogo sono stati i sonori fischi che tutti hanno sentito!
Cordialmente
Franco Calderone