Nemmeno due ore fa se ne è andato Aldo Calderone. Eravamo coetanei.
Frequentavamo lo stesso oratorio. Siamo cresciuti attraversando un adolescenza
confusa figlia del dopoguerra. Poi il vento nuovo del Concilio portato da
Giovanni 23 ci ha fatto uscire dall’apatia. Gli amici lo chiamavamo “il
regista” perché usava allora appiopparti titoli figli di una breve esperienza.
Poi fu professore , vicario ma soprattutto negli ultimi anni , mi dice la Pecoraro, anima della
nostra biblioteca, fu ricercatore. “Si chiudeva in quella stanzetta e non ne
usciva se non con qualche risultato. Te ne accorgevi dal suo sorrisetto”. Quel
1820 lo tormentava. Ci siamo incontrati più volte per “risolvere” il problema
legato al suo libro. Era anni che aspettava. “ Vedi ora esce il libro di Ciro
su Garibaldi e dopo il mio. Ho rifiutato una veloce pubblicazione perché mi
veniva imposta una prefazione che non gradivo.”
Alla fine proposi di stampare il libro a mie spese ma lui ,stringendomi
la mano mi disse: "Io sono stato insegnante , sono stato in politica,
pubblicarlo a spese dello stato è per me un riconoscimento. Lo stato si occupa
di me.” Rimasi stupito. Mondi diversi. Glidissi che rischiava di mettere al mondo un libro che nessuno avrebbe
letto perché cosi finiscono tutti i libri di questo genere. Non ebbi successo.
Il libro ora è pronto ma lui voleva essere in forma al momento della
presentazione. Lo avrebbe presentato Ciro Spataro a cui doveva la pubblicazione
e a cui era legatissimo politicamente.
Ci parlammo l’ultima volta in occasione del libro della Fiume che più o
meno tratta lo stesso argomento e periodo. Gli dissi che il ritardo del suo
libro poteva danneggiarlo e lui correttamente mi disse che sapeva del libro
della Fiume ma gli argomenti erano diversi. Mi disse anche, molto
correttamente, che con la Fiume
di erano scambiati documenti dì archivio.
Ora i suoi libri stampati e prontifanno da cornice al suo corpo esanime . E’ una scena che avrei voluto
non perdere perché morire in casa propria circonadato dai tuoi cari e dalle
centinaia di copie del libro che hai tanto amato ti rende il viaggio leggero .
Sposò una mia carissima amica di infanzia Letizia che lo ha assistito
assieme ai figli per lungo tempo.”Forse ne sono uscito…” diceva agli amiciper farsi coraggio, dimenticando il detto che
"dalla vita si esce solo morendo".
Lessi piccole parti del manoscritto, lo ebbi fra le mani come cosa
preziosa perché è storia patria. Ora lo aspetto con interesse perché questo
periodo storico è vuoto e scarso di notizie.
Che se ne diano due copie alla biblioteca comunale, un'altra alla
biblioteca parrocchiale ed un'altra copia nelle scuole affinché non manchi
negli scaffali delle scuole quest’opera frutto del lavoro di un insegnante di
prestigio.
Avis…si avuto la
fortuna che ai miei tempi ci fossero stati i giochi avis avrei vinto
certamente una medaglia anch’io. Quella dello stare assieme. Una cinquantina di
ragazzi dagli occhi felici si sono avvicendati in giochi infantili che alla
fine tutti venivano premiati. I genitori erano raggianti e si mangiavano i
propri figli con gli occhi sinceri . Le bambine , vere atlete in miniatura,
guidate da capisquadra attenti e responsabili che si divertivano anche loro. I
maschietti , a volte , rissosi ci tenevano a guadagnarsi qualche medaglia in
più. Mancava l’agonismo , la competizione ma di questo avranno presto come
misurarsi nella vita. Buona la direzione , Di Peri alla consolle e tanti altri
da Lella Calderone al sempre efficiente e presente La Barca a cui spetta un
posto in paradiso d’ufficio per la sua instancabile opera. Non gli ho mai
sentito dire “no” o brontolare. Colonne come lui tengono in piedi questi
eventi. Sconosco gli altri e non mi permetto giudizi , ma la macchina funziona.
Gli “atleti” lamentavano la semplicità dei giochi e qualcuno diceva “giochi
scemi per bambini intelligenti”. Esperienze come questa che durano nel tempo
vanno migliorate perché questi cinquanta sono bellissimi a vedersi ,
disciplinati al massimo, certamente miglior di certi adulti arroganti,
sapientoni e fatui. Portiamo a casa questo risultato felici che almeno per una
notte i nostri bambini hanno sognato di essere Berruti Mennea…
Ho sentito un “pezzo
grosso” dell’Avis abbracciare un bambino dicendogli … sangue del mio sangue …
mentre teneva in mano una siringa.
Ora tocca ai grandi
fare la loro parte. Diventare donatori non ti porterà fama né guadagni … ma ti
farà l’effetto dei donatori di organi. Una parte di te è dentro qualcun altro
in un legame fraterno indissolubile.
Ho conosciuto questo ragazzo , educato, sensibile . Ricordo
che quando lo incrociavo lui veniva a “baciarmi” con quel sorriso di “bravo
ragazzo”. Ero già amico dei genitori e della sorella. Abitano nella nuova casa
dove prima abitava mia nonna. E così per anni pensando a mia nonna ricordavo
questo musicista delicato. Dire cosa sarebbe diventato non è retorica che mi
piace. Mi piace incontrare la sua famiglia. Riservati nel dolore, costanti
nell’affetto. Una famiglia che è lo specchio della nostra gente marinese. Gli
si vuole bene perché incarnano il meglio di noi. In questo anno che il destino
ci ha portato via tanti giovani ha fatto bene Pino Taornina a ricordarci
Carmelo che tutti avremmo voluto per figlio, per fratello per amico. Ho sempre
soggezione quando incontro questa famiglia. Io non valgo nulla nei loro
confronti. Una forza sovrumana ed una dignità eccezionale li distingue. Due
genitori strappati alla normalità , una sorella privata di un affetto cosi
grande meritano rispetto. A me hanno insegnato tanto pur non avendoli
frequentati intimamente. Se posso vorrei
mi sia concesso pensare che Carmelo in questo momento lasciata la “squadra”
“quaggiù” ora suoni in cielo alla presenza di Dio. Dedicando i suoi
concerti alla sua famiglia che non ha mai smesso un minuto di pensare a Lui.
Ma lascio a Pino
Taormina , che lo ha conosciuto bene, parlarci di Carmelo
Carmelo Mancino è
nato a Marineo il 19 ottobre 1970. In giovane età ha frequentato la Scuola di
Formazione Musicale delle Fondazioni Culturali “Gioacchino Arnone” di
Marineo. Nel 1984, comincia a prendere lezioni di flauto dal noto maestro
Gerardo Petruzziello di Palermo. Segue la sua iscrizione al Conservatorio “Vincenzo
Bellini” di Palermo e si diploma nel 1990, a soli 19 anni, con il massimo
dei voti. Nel 1986, Carmelo partecipa alla costituzione del quartetto
flautistico “Gymnasium“, col quale inciderà un CD per la casa
discografica “Bongiovanni” di Bologna. I quattro musicisti si esibiscono per
anni in Italia e all’estero: gli ultimi concerti li terranno a San Pietroburgo,
in Russia, e a Bruxelles, in Belgio. In Belgio ha modo di partecipare anche a
diversi seminari musicali organizzati dalla Comunità Europea. Nel 1993, ottiene
l’ incarico per l’insegnamento del flauto traverso nelle scuole medie ad
indirizzo musicale, con sede di servizio presso la scuola S. Riccobono di San
Giuseppe Jato. Nel volgere di pochi anni, il flautista marinese si dedica con
successo all’attività concertistica con il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro
Bellini di Catania, l’Orchestra Sinfonica Siciliana e l’Orchestra da Camera
Siciliana, della quale era Primo Flauto. Intensa è anche l’attività da solista
e con diversi gruppi da camera siciliani, dal novembre ’93 al gennaio ’94,
tiene dei concerti programmati dalle Fondazioni “G. Arnone”. Nel 1995 vince un
prestigioso premio nazionale a Lamezia Terme, classificandosi, “Migliore
Flautista d’Italia“. La vocazione di Carmelo Mancino era quella del grande
concertista, e per questo fine non si stancava mai di studiare. Nel 1996,
Carmelo aveva portato a termine il corso di perfezionamento triennale presso la
Scuola di musica di Fiesole, sotto la guida del professore M. Ancillotti, e si
accingeva a preparare l’audizione di ammissione alla Scuola Superiore di
Parigi. Carmelo Mancino si è spento improvvisamente il 15 giugno 1996, alla
giovane età di 25 anni. Professionalmente si è distinto per la grande
creatività musicale, che nascondeva un estro raffinato ed una notevole
padronanza dello strumento. Di Lui tutti ricorderanno la bontà d’animo, la
grande disponibilità verso gli altri, la sua grande simpatia, la sua Arte!
La viaTriolo
del passetto è passata dal 66 per cento
della raccolta differenziata al 99 per cento della non raccolta. In pratica fra
Coires , cooperative, forza comune, operai aggregati , operai fantasmi, insomma
di circa un centinaio di persone che ballano in questa storia siamo alla non
raccolta o come direbbe il nostro consulente siamo ai massimi livelli. Ma
andiamo in ordine. Liquidiamo il consulente ,c’è o non c’è, dicendo che non si
può proclamare dati incompleti (a fronte di successi ci sono anche costi, spese
, danni e vanno comunicati non taciuti altrimenti il consulente non ha nessun
valore e la sua deontologia traballa).
Saltiamo il sindaco dal quale è impossibile ottenere un gesto democratico, una
risposta , un commento. Niente di niente. Di lui vediamo solo le foto messe o
meglio imposte nel suo blog personale. La foto con il prof. DiMarco la dice
lunga(non è corretto sfruttare la foto del professore a fini propagandistici e
senza autorizzazione , al prof. è stato chiesto cosa ne pensa della onorificenza
ed ha risposto che non ne sapevo nulla, cosi ci ha anche risposto il Presidente
del Consiglio e così anche la Fondazione Arnone) . Speriamo che non sia una
trappola alla DeLisi e se così fosse chi si vuole colpire questa volta ? Il
nostro assessore cova ancora risentimento ?
Appena lo abbiamo lasciato in pace ecco che subito arriva l’affare Di
Marco. Per non parlare della inondazione della Fiumara. E’ da Gennaio che non
sappiamo più nulla. Il castello è già prenotato sino ad ottobre come se fosse
un immobile personale (già altra volta si pensava di “uso personale con
abitazione”). Ci prepariamo alla sorpresina estiva o aspettiamo la fiumara
americana per l’annuale sfilatina di cosce ?
Ma siamo andati
fuori tema.
Avvenne a San Biagio non a Marineo
La via Triolo del
passetto è a immondizia autogestita . I cittadini si autogestiscono pulendosi la strada
Dopo settimane di
accumulo di grascio . L’ing Tripoli ci regali un fine settimana pulito. Noi non
arriviamo a capire come sia possibile essere puliti dentro casa e ingrasciati
per strada. Forse dobbiamo scrivere, e lo faremo, al maestro americano padre
padrone della teoria rifiuti zero. Avevamo chiesto la raccolta
dell’indifferenziata due volte alla settimana senza successo (ok ci teniamo la
puzza in casa) ma almeno diteci dove possiamo consegnarla assieme a quella di
strada che , secondo gli amministratori è una nostra invenzione ! Ora
ovviamente per quello che possiamo contare noi accettiamo che non vogliamo
accettare risposta da un certo tipo di amministratori , ma almeno al Presidente
della Regione Siciliana Lombardo una risposta la si deve quando leggiamo frasi
più o meno così:
….per i
rifiuti non prendiamo il cattivo esempio di Marineo e Misilmeri…(bagherianews)
Dai qualche
rispostina la dovete . Se non a un “vastaso” almeno ai cittadini . Dove trovate
un altro paese che non ha diritto a nessuna risposta ? Assessore ci dia luce
sulla “fiumara” altrimenti non possiamo prenotare le ferie perdendoci il meglio…
La faccia una piccola riunione informandoci, altrimenti ci sentiamo cittadini
russi, bulgari,rumeni e soprattutto coreani. Chiediamo molto ?
La secolare
tradizione della realizzazione delle Infiorate nasce a Roma nella prima metà
del XVII secolo in occasione della ricorrenti feste barocche, simbolo della
fastosità e della potenza della corte dei papi. Si dice che la tradizione di
creare quadri con decorazioni floreali fosse nata nella basilica vaticana ad
opera di un architetto e fiorista italiano, Benedetto Drei, responsabile della
Floreria apostolica della Chiesa. Non si conosce molto della biografia di
quest’uomo ma le poche notizie che abbiamo ci rimandano ad un individuo di
umili origini la cui famiglia fu da più generazioni impegnata nei lavori presso
la corte papale. Egli utilizzò i fiori sminuzzati come a voler realizzare un
mosaico. Morto Drei, fu Bernini a succedergli e che rese possibile la
divulgazione di quest’arte nel resto d’Italia. Le principali infiorate vengono
oggi realizzate in molte località d’Italia in onore dei festeggiamenti per il
Corpus Domini ma esse rappresentano più di una semplice forma d’arte. Ogni
riquadro, immagine, iconografia presi in considerazione descrivono, in maniera
più o meno esplicita, il significato profondo di determinate allegorie. La
prima infiorata allestita per la festività del Corpus Domini risale all’infiorata
di Genzano del 1778 (anno in cui vennero allestiti alcuni quadri floreali in
via Sforza). Questo l’inizio, gli albori
di qualcosa che si è fatta spazio nel tempo e che oggi si impone come elemento
da dover ogni anno rinnovare portando alla luce i messaggi più belli, quelli
meno retrivi, vicini alla sensibilità moderna quanto possibile. La
realizzazione delle Infiorate diventa così simbolo di una comunità, elemento
caratteristico che distingue le città in cui vengono realizzate per stile,
materiali utilizzati, scelte iconografiche e tempi di esecuzione. Anche
quest’anno la nostra piccola Marineo vuole farsi valere con la propria
creatività proponendo agli occhi dello spettatore un concerto di colori,
sfumature, idee originali e altre già viste. La XVIII edizione dell’infiorata
marinese, quest’anno realizzata anche con l’ausilio di un’ambasceria di Noto,
appartiene alla quarta di quelle che sono avvenute nella sera e anche oltre.
Tanti i baldi giovani indaffarati che si spostano ovunque al fine di cercare
quel poco che manca per terminare il riquadro del proprio gruppo; teneri
fanciulle con grande voglia di fare ma al tempo stesso pervase da un’ingenua
indecisione; donne e uomini adulti che cercano di imporre, seppur con punti di
vista diversi, la propria autorità; gli anziani molto legati alla vecchia
tradizione perché sanno quanto splendore ha potuto essa donare; gente che siede
e osserva; gente che si fa meraviglia; gente che, dimenticando il senso
dell’infiorata, si adira per contrarietà. In uno scenario simile la moltitudine
che proviene da ogni paese del circondario scorre ai lati mentre qualche
controllare si assicura che nessuno intralci il operato di ogni equipe di lavoratori.
In un così grande tappeto di fiori di ogni tipo si aggiunge inoltre l’uso di
sostanze diverse ma pur sempre adeguate alla situazione. Quella di quest’anno
ha dato vita ad un palco scenico fatto di gruppi sia religiosi che laici:
quest’ultimi seppur, per certi versi, lontani dal tema della festività,
erompono con messaggi positivi che provano ad infondere a tutta la folla che
passa un messaggio di speranza. Il prodotto di tanta fatica ha lo scopo di
rendere grazie al più grande mistero della religione cristiana, l’incarnazione
del figlio di Dio nel pane, mezzo attraverso il quale entra in comunione con
gli uomini. In tal senso l’evento si trasforma in un momento che si riveste di
un’aurea profondità ma di soprattutto di un ampio significato che si accosta
all’ineffabile di cui troppo spesso l’uomo si dimentica nell’affanno di voler
competere a tutti i costi con gli altri. Una nota dolente questa ma quello che
l’Infiorata per il Corpus Domini di Marineo rappresenta, rimane un patrimonio
culturale e religioso dal valore
inestimabile che va conservato nel tempo con il rispetto dovuto.
Mentre fuori la
gente impazza e fa fatica a presenziare a tutti gli eventi
in programma, mentre luminarie e tamburi ti aggrediscono e le campane sembrano
affidate ad un Pier Capponi insolente, la festa si veste sempre più di
baraonda. Siamo vittime felici coinvolti da mogli fidanzati e bambini stonati
dal frastuono. La mia vicina mi dice che tutto questo mal si concentra con la
peghiera e la compostezza ed io allora me ne vado a Sant’Antonino. E cioè ? Dal
primo giugno al 13 c’è Il ricordo della
festa di Sant’Antonio de Lisboa. E’ si ! Allora mi viene in mente i 14 giorni
di festa che a Lisbona si fanno per
Sant’Antonio. In pratica si invertono le parti. Là la fa da padrone il Santo di
Padova e di Lisbona. E cosi la mia vicina mi insegna che se voglio pregare se
voglio concentrarmi come se facessi gli esercizi spirituali devo andare nella
bellisima chiesetta di Sant’Antonino. Chissa se il parroco si ricorderà che
cade questo anniversario, chissà se la gente “trascurerà" il “colossal”
dell’infiorata per andare a salutare Sant’Antonino. Credo che il “gruppo” Pesco
, Calderone, Tirrimutuni (mi scusino gli
altri) , da stasera già sazi di gloria,
lasceranno un pò di spazio al nostro Santo portoghese. Quindi ad un certo
orario abbandoniamo la “grandeur” per ritrovarci tutti in silenzio nella
chiesetta da Sant’Antonio che è risaputo
è “lu nemiciu di lu dimoniu”. Qualcuno avvisi il Parroco. E speriamo che venga.
1-13 Dedicati
anche a Sant’Antonino . Momenti di Preghiera .
Ieri mattina uscii presto di casa perchèdovevo risolvere uno di quei problemini
chesorgono nelle famiglie. Poca
gente per strada; io andavo a piedi lentamente e dal marciapiedi mi
veniva spontaneo leggere gli ultimi manifesti che la recente campagna
elettorale aveva seminato sui muri della città.Ad un tratto mi parve di leggere la parola MARINEO.Mi
bloccai e lessi con attenzione. Era proprio un manifesto del mio paese.
Quando raramente io leggo il nome del mio paese mi emoziono come se
vedessi il volto della mia mamma. Mi accorsi anche che accanto, ce n’era un altro sempre riguardante il mio paese .I
due manifesti erano freschi, erano stati attaccati pochi minuti prima.
Cominciai con il leggerne uno: invitava la gente a venire in paese
durante la prossima settimana perché vi si festeggia “La settimana del
Corpus Domini” e ogni serala processione percorre i vari quartieri del paese che per l’occasione si agghindanonel
migliore dei modi. Passai al secondo manifesto dove campeggiava il nome
del paese in modo vistoso. Questo aveva come sottotitolo: L’INFIORATA;
anzi:LA NOTTE DELL’INFIORATA .I due manifesti sono belli, gradevoli e attraenti. In cuor mio mi sono complimentato con i miei compaesani.Che progressi ha fatto Marineo dal tempo della mia infanzia!,Tutto
questo avremmo soltanto potuto sognarcelo! Tra le ultime novità c’è
l’Infiorata che io, anno dopo anno ho visto nascere e crescere.
Certamente, dopo un timido inizio, la tradizione dell’infiorata, poco
alla volta, s’è imposta e irrobustita ed ora naviga tra quelle di
maggiore rilievo
Per
la festa del Corpus Domini, son venuto sempre in paese partecipando con
piacere alla processione e ricordo quel giorno che, alla fine del
percorso, per la prima volta vidi sul sagrato, per terra,un grande rettangolocoperto di petali dai più svariati colori che componevano un pregevole disegno attinentealla festa del giorno. Fu una bella sorpresa. Seppi che l’idea era stata suggerita dal diaconoNino Trantacoste che, facendo parte della Pro Civitate Christiana d’Assisi, fala spola frala Sicilia
e l’Umbria dove aveva avuto modo di vedere le infiorate che alcune
comunità dell’Umbria ogni anno, in occasione di simili festività,
compongono e di cui era rimasto gradevolmente impressionato.
In
Sicilia Nino Trentacoste ha formato dei gruppi di laici e tali gruppi
hanno preso il nome di “Comunità Missionarie del Vangelo”, Essehanno come fine la diffusione della Parola di Dio.A Marineo c’è una di tali Comunità e quell’anno, tornando da Assisigli
era venuta in mente l’idea che avrebbe potuto suggerire, in occasione
del Corpus Domini, di tentare di abbellire il percorso,almeno alla fine, con qualche quadrodi infiorata. Esposeil suo pensiero ai componenti della Comunità che lo accolsero con entusiasmo.Fin dal giorno seguente alcuni volenterosi andarono a cercarei fiori semiselvaggi che produce la nostra terra e che si colorano dei più vari colori e delle più varie sfumature.Coadiuvati da esperti in materia artistica quei giovaniriuscirono
a realizzare delle composizioni dignitose e gradevolissime. La
realizzazione dell’idea fu tale che da allora anno dopo anno,
coinvolgono i gruppi religiosi della parrocchia, tanto che ora
l’infiorata si stende su tutto il tratto del corso che dalla piazza
Inglima arriva alla piazza S.Sigolene. Anno dopo anno abbiamovisto crescereil tappeto dell’infiorata . Oggi è veramente qualcosa da vedersi.Possiamo esser certi che quando si mette un buon seme il resto vien fuori e si afferma in modo taleda rimanere come tradizione a cui non si può più rinunziare. Tutti questi pensieri mi vennero alla mente davantiai bei manifesti che danno lustro al nostro paese e contemporaneamente pensai a Nino Trentacoste . Nino è innamorato dell’arte e cerca di trapiantare le cose belle nei luoghi in cui risiede.Non per nulla spinge i Marinesi a continuare nella parete esterna della chiesa madreuna serie di quadri in ceramica, simili a quello già esistente. Esistono già dei bozzetti. In questi giorni Nino, l’iniziatoredell’infioratache oggi naviga a vele spiegate, giace invece nel fondo di un lettino d’ospedale. E’ afflitto da uno di quei mali da vecchiaiache ci mettono quasi fuori combattimento.Poiché trattiamo di gioie cristiane, penso che sia nostro dovere di cristiani quello di rivolgere un pensiero a Dio perchédia
al suo servo sofferente il dono della serenità . E’ un modo di
ravvivare la bellissima infiorata dei Marinesi con un pensiero
caritatevole per chi soffre,
Questa
volta non sono stato capace di fare bene il mio lavoro. Ho cercato notizie
e aneddoti dappertutto e forse sono
stato punito per la mia sicurezza. Mesi fa incontrai Nino Trentacosti al
Passetto e gli chiesi qualcosa per il nostro giornale e in particolare su Pino
Calderone. Mi rimandò da Mimmo Tuzzolino. Lo vidi un po’ malandato e non
insestetti. Ora chiesi a Mimmo Tuzzolino il suo contributo per il giornale e
come fa di solito “non ti prometto
nulla, ho ottantanni, sono pieno di acciacchi, e cosi via”. Tutte bugie perché
se in pentola c’è Marineo lui non manca mai.
E’ stato il mio educatore e quando mi parla io mi alzo in piedi,
arrossisco ed ho timore che mi sgridi .
Ho
timore persino a tefefonargli per paura
che mi dica “basta mia hai scocciato”. Io avevo detto che il giornale andava in
chiusura il giorno 6 giugno per via dell’infiorata , per via che sono andato
dal papa a Milano, per via della mia famiglia. Anticipai al giorno 2 chiudendo
il giornale a Milano dove lui mi telefonò
dicendo lapalissiano “ mi avevi detto il 5 ed eccomi puntuale” . Avrei
voluto sprofondare. Il suo articolo come al solito arricchisce il nostro
giornale, lo impreziosisce e ci rende orgogliosi. E’ una firma importante
assieme a quella del Prefetto Romagnoli
di Nino Cangemi di Nino Greco, della
Ragusa, di Juliette, di Quartuccio di Ciro Spataro di Mariolina Sardo tutti nostri consolidati
collaboratori. Se poi aggiungiamo la preziosa e commovente testimonianza su Nino Trentacosti avrebbe completato in modo superbo le due pagine sull’infiorata.
Questo articolo verrà in ogni caso ristampato nel prossimo Guglielmo che dedicheremo a Nino Trentacosti che
speriamo ritorni presto in mezzo a noi.
O.S.
Sono
loro i nuovi poeti e i nuovi cantastorie. Usano la rima, il ritmo e
l'allitterazione istintiva come gli antichi cantastorie. Sono i
giocolieri della parola, i mangiafuochi del nuovo vulcano verbale.
Una
volta credevo di poter trovare i poeti nei posti che tradizionalmente
frequentano. Ho avuto modo di entrare nei cosiddetti ambienti poetici e
letterari della Milano intellettualmente colta, e per poco non mi
sparavo nei coglioni. I poeti stanno morendo nella loro depressione
artistica, la loro poesia è spoglia di qualsiasi barlume di energia e
vitalità, la loro poesia non la capisce nessuno, nemmeno coloro che la
scrivono. La chiamano avanguardia, la chiamano modernità, ma io vi
scorgo solo il nulla che avanza.
L’altra
volta espressi la mia solidarietà per una tagliatina di gomme e mi
venne rispedita cafonescamante indietro e mi consolai che anche il
Consiglio Comunale era stato mandato a Brannu dal nostro elegante e
colto Lider massimo. Spero non mi succeda di nuovo con queste
condoglianze.
Per quanto mi riguarda forse sono io “quello che ha introdotto” “l’addolorato” negli ambienti intellettuali milanesi.Non
vorrei ora pagarne le spese. Il nostro non è nuovo a simili dolori.
Sceglie sempre cattivi maestri. Già altre volte glielo dissi. Ma lui
vuole appartenere , sa che più soffre più si esalta. Si rifugia e
coltiva quattro gatti che lo osannano , ma lo avviliscono. Non sanno
nemmeno valutare le sue capacità e godono di espressioni forti che
mettono in imbarazzo chi gli si avvicina.
Si nutre ancora di piriti ed escrementi perdendo continuamente il treno della poesia. Ora si è giocata anche Milano
, dopo aver perso Corleone forse gli rimane Bolognetta , ma deve
aspettare che il suo nuovo sindaco finisca il corso da Ribaudo. Ma
cosa ti manca benedetto figliuolo ! Hai già la irrequietezza dei grandi
, hai già quel tuo verseggiare che nessuno possiede nella nostra valle,
sei una spanna sopra il nostro bazar poetico locale cosa ti vai a
cercare a Milano dove la poesia locale è finita come la Merini. La tua
delusione, se non è una trappola , mi rattrista . E’ l’immagine dei
nostri giovani. Fingono , fingono e ad un certo momento il tappo della
a bottiglia salta … Chi è capace va avanti emerge è un piacere vederli,
sicuri non arroganti non stronzi, indipendenti sono sempre in piedi con
o senza papà, parlano e non si nascondono scappando. L’unica cosa che
possiedono è una medaglietta dell’Avis.
Volevamo
uscire da questo argomento perché delle due l’una :avere una dichiarazione dall’amministrazione
(almeno un’ assessore coraggioso!) o dobbiamo credere a Berlusconi quando grida
di difendere la nostra libertà. Ci siamo stancati. Ospitiamo la lettera del
buon Perrone perché firmata e chiara. Ma vorremmo ricordare ai nostri lettori
che i commenti anonimi possono essere pubblicati come “anonimi” o come lettere
firmate dichiarando chiaramente all’editore la paternità del messaggio. Noi
vorremmo parlare soprattutto di altre cose , ma …
Carissimo Buon Sanicola,
nonostante penso filtri abbastanza bene il mio disgusto personale per codesta
pagliacciata presidenziale ad opera dell'attuale amministrazione comunale,mi
trovo costretto a scrivere al fine di tirar fuori dal mio cilindro una mezza
giustificazione all'anti politica,all'anti cultura,all'anti ribaudismo e a
tutti questi moti rivoluzionari che attanagliano la nostra Marineo. In merito
alla visita del Presidente Napolitano sostengo apertamente che:“Ribaudo ha
compiuto un’impresa straordinaria: è riuscito a ribaltarsi da fermo”.“Ancora
prima di accendere il motore,e quando ancora aveva il freno a mano inserito, il
nostro caro sindaco è stato capace di ribaltarsi: un episodio, il suo, che
lascia davvero senza parole. Se queste sono le premesse per la nuova annunciata
candidatura nel 2013,lascio immaginare il dopo…”. L'unico augurio che oserei
fare a Marineo è quello di sperare di scegliere una persona che non ci faccia
esclamare:si stava meglio quando si stava peggio!Non oso quindi pronunciarmi
sul futuro,dal momento che non ho ancora consultato Otelma,ma da certe
esternazioni riportate sui vari blog,ho il vago presentimento che molte persone
oggi,sono alla ricerca di creare il personaggio,già all'opera per tracciare a
proprio modo,il proprio recinto di gioco ante elezione del 2013.La
visibilità,la bassezza,il protagonismo ormai non fa più testo...il fondo qui a
Marineo è stato già toccato,adesso non rimane altro che risalire!Certa gente
non arresta la sua corsa. Ormai si cerca la politica spumeggiante. Se alla non
qualità e all’esibizionismo, si aggiunge anche una buona dose di cinismo, si
dedurrà che certa gente si crea il credo dell'autoconvincimento stereotipato
per entrare a pieno titolo all'interno del recinto di gioco. Perché anche in
una giornata pressoché stortina, i dissidenti ne approfittano per creare la
propria forma di visibilità. Con pazienza, ordine, concentrazione. Qualità che
mancano al rivale di turno: Ribaudo!Reduce da una disfatta colossale, mostrando
un peggioramento sul piano della credibilità. Questi,sono solo coloriti
personaggi che tentano di colpire un amministrazione distratta e annaspano nel
tentativo di reazione, fiutando l'ormai vicino maggio 2013. Ma alla fine,
carissimo Sanicola, alla fine perdono. La partita, ma anche la possibilità di
scrollarsi di dosso chi lotta per la salvezza."Non sanno fare niente e
vanno su tutto, sono di un grigiore penoso, e i madonnari che li portano in
processione dalla mattina alla sera gli fanno un danno culturale e
professionale quasi bestiale". Ci si aspetta il ritorno in pompa magna di
molti declassati nel 2008 (lista primavera marinese),per completare il tridente
delle ipotetiche, famigerate e pronosticate tre liste di qualità “eccelsa”,
seppur si è incapaci di punire le frequenti disattenzioni della linea difensiva
di codesta amministrazione.Ribaudo, nonostante una mattinata diversa dal
solito, stappa comunque lo champagne. Per il caviale c'è sempre tempo.
Cordialmente
Peppe Perrone
Dopo lunghi preparativi sono arrivati i
giorni che vedevano Milano cambiata. Oltre alle divise dei volontari si
vedevano in giro le famiglie – spesso numerose – con la maglietta ufficiale
dell’evento con lo sfondo bianco e una sagoma del Duomo di Milano stilizzata e
dipinta in giallo rosso e viola sotto la quale si vedono quattro persone che rappresentano una
famiglia. Hanno le mani alzate, l’intenzione del pittore sarà stata sicuramente
quella di far esprimere la gioia ma ci viene in mente anche il gesto di
mettersi le mani nei capelli. In effetti anche delle fatiche e dei problemi di oggi si parlava molto negli
interventi delle tavole rotonde. Ricordiamo che i primi cristiani pregavano con
le mani alzate e quando le mani cadevano per la stanchezza qualcuno le
sosteneva. Una bella immagine della famiglia.
Il primo giorno i visitatori si sono
concentrati nella vecchia fiera di Milano dove esponevano varie Onlus e
associazioni che danno l’aiuto alle mamme, all’infanzia e ai malati. Sono stati
presentati vari servizi per la famiglia, dalle scuole al sostegno a distanza,
le case accoglienza e i movimenti ecclesiastici che sono orientati verso
l’affido temporaneo dei bambini delle famiglie in difficoltà. Da tutte le
proposte si percepiva la premura per la famiglia e l’aiuto concreto che si
cerca di trovare di questi tempi in cui mettere al mondo i figli sembra un
compito impossibile. Ecco perché Milano era cambiata. Si vedevano in giro tante
famiglie con tre o quattro figli, muniti di passeggino che potrebbe diventare
un simbolo di questo incontro. Sono venuti a Milano da 170 Paesi del mondo e
spesso dalle zone molto più povere della Lombardia eppure parlare con loro era
incoraggiante. Sapevano tenere calmi i loro bambini, sapevano comunicare con
loro, erano sorridenti.
Quando il santo Padre Benedetto XVI arrivò a Milano è
stato accolto dai milanesi in modo veramente caloroso. Lungo la strada che
percorreva nel Papamobile dall’aeroporto di Linate al Duomo c’era tantissima
gente che applaudiva ma soprattutto fotografava con i telefonini – un altro
simbolo dell’incontro. E avevano tutti le mani alzate come nel logo della
manifestazione. Davanti al Duomo il Papa era accolto dalla folla multicolore e
multietnica. Si vedevano le bandiere di ogni genere. L’ha salutato il sindaco
di Milano Giuliano Pisapia che ha fatto notare che Milano di oggi è multietnica
e multireligiosa ma tutti possono avere un comune obiettivo di accoglienza,
responsabilità e servizio. Si cerca di abbassare le barriere e di gettare i
ponti per ridurre le differenze perché tutti abbiano gli stessi diritti. Poi il
sindaco ha parlato della crisi che secondo lui può aiutare ad andare alla
sostanza delle cose e lavorare insieme alle famiglie perché nessuno si senta
solo. L’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha nel suo saluto ricordato come
questa terra di mezzo – Mediolanum – oggi cerca il suo volto. Il cristianesimo
ha portato qui la civiltà che ha influito sicuramente al fatto che la fede qui
è appassionata a tutto l’uomo e che i laici e i credenti in questo tempo di
travaglio costruiscono insieme il bene comune. Da parte dei credenti ha citato
un iniziativa che comincerà presto in tutti gli oratori della Lombardia –
l’attività ludica per i bambini quando finisce la scuola – che vede un esercito
dei giovani coinvolti nell’educazione dei piccoli. Inoltre vi sono migliaia di
istituzioni che offrono l’aiuto ai bisognosi. Il santo Padre ha fatto notare
come le guglie del Duomo di Milano guardano in alto, questo sguardo devono avere anche tutti quelli
che sono sul crocevia di popoli e culture e vogliono andare incontro ai bisogno
della gente concretamente. Se vogliono costruire l’autentico benessere
dell’uomo sia laici e credenti devono
“trasmettere
alle future generazioni una così luminosa tradizione”. Ha concluso augurando
che la Madonnina vegli su tutta la città. La banda municipale ha intonato il
canto che rappresenta i milanesi in tutto il mondo: Oh, mia bella Madonnina… e la piazza ha
cantato insieme.
Il
secondo giorno della sua visita a Milano Benedetto XVI ha iniziato con una preghiera davanti alla
tomba di San Carlo nel Duomo. Poi si è recato allo stadio di San Siro per incontrare
i cresimandi. E’ un’usanza milanese e di
solito si incontrano con loro l’arcivescovo, quest’anno i 60 mila ragazzi sono
stati più fortunati. Il compito che ha dato a loro il santo Padre però non era
facile: ha chiesto loro di diventare santi. Ha citato sant’Ambrogio che disse
che in ogni età è possibile seguire Gesù. Dalla coreografia dello stadio il
pontefice si è trasferito sul parco di Bresso per l’incontro con le famiglie,
altrettanto coreografico. L’atmosfera era molto familiare: si alternavano le
famiglie di diversi punti del mondo, dalla Cina, alla Greca, dagli Stati Uniti
all’Italia. C’è stato anche un collegamento con una tendopoli in Emilia. A
tutti il Papa ha rivolto le parole di incoraggiamento ponderato, non ha detto
le parole vuote ma esprimeva la sua sofferenza
e il suo imbarazzo nel non poter dare una risposta esaustiva ad esempio quando
si parlava delle famiglie fallite, dei divorziati risposati. Ha consigliato loro
di rimanere nella Chiesa anche se non possono ricevere i sacramenti e ha
auspicato che da parte delle parrocchie e dei sacerdoti ci sia l’accoglienza e
vicinanza con queste persone. Si è vista un’immagine della famiglia nella
Chiesa non ritoccata, così come è con le sue gioie, i suoi dolori e con i suoi
timori. I singoli interventi erano intercalati dalla musica, canti e
balli.
L’incontro più atteso era quello di
domenica quando sulla stessa spianata di Bresso si sono riunite migliaia di
persone per seguire la santa messa che ha concelebrato Benedetto XVI. Nella sua
omelia ha sottolineato come si è vista questi giorni l’universalità della
Chiesa che è giustamente chiamata la famiglia di Dio. Ricordava come è
importante chiedere e concedere il perdono e come è indispensabile
evangelizzare non solo con le parole ma con la forza dell’amore vissuto, del
vangelo vivo. La famiglia è secondo lui una scuola delle virtù sociali come la
gratuità, la cooperazione il dialogo. Lì i giovani apprendono le ragioni di
vivere e i genitori non dovrebbero esitare di proporre ai loro figli le mete più
alte. Anche se non mancano i conflitti e le incomprensioni fra i coniugi si
possono secondo il Papa superare con l’intelligenza e con l’umiltà, rinnovando
con coraggio ogni giorno il sì solenne del matrimonio. Parlando dei temi
sociali Benedetto XVI ha invitato gli scienziati e i tecnici a collaborare con
Dio e insieme ai politici a creare una società giusta, togliendo le
disuguaglianze. Ai partiti ha detto esplicitamente che non dovrebbero
promettere ciò che non possono mantenere. Nel lavoro non si dovrebbe guardare
solo al guadagno ed all’utile ma si dovrebbe contribuire allo sviluppo armonico
della persona. La mentalità dell’utile contagia anche le relazioni
interpersonali dove prevalgono poi gli interessi individuali. Per tutti gli
ambiti vale la frase: “l’amore è l’unica forza che può cambiare il mondo”
pronunciata dal pontefice. Il tema
dell’incontro: famiglia, lavoro, festa sono secondo lui tre doni di Dio. Il
riposo e la festa sono occasioni di convivialità in famiglia, ci permettono ad
esempio di andare nella natura o praticare degli sport.
E’ stato Giovanni Paolo II a voler introdurre gli Incontri Mondiali
delle Famiglie nel 1994 e si tengono ogni 3 anni. Benedetto XVI ha annunciato
che il prossimo incontro avrà luogo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti.
L’incontro di Milano è stato definito “un’iniezione di coraggio per le
famiglie” che il Papa vorrebbe proclamare ‘il patrimonio d’umanità’.
Quando siamo in chiusura del
cartaceo del Guglielmo siamo costretti ad abbassare la guardia e così può
succedere che le sviste prevaricano. Avevamo detto che l’affare Presidente per
noi era chiuso e aspettavamo una nota qualsiasi del comune affinchè smettesse
questo continuo vociferare. Persino i fiori che aveva in mano la nostra first Lady sono finiti nel pentolone. Ieri mattina riceviamo una ultima precisazione
che ci sembrava attendibile e non fortemente polemica sulla mancata fermata.
Opera di Franco Calderone. L’uomo è sempre agitato e adesso grazie ad una copertina e ad un nuovo movimento non si rende conto di
trovarsi fra comuni mortali e si aspettava un ruolo nella comunità che nessuno
gli concederà mai. Qui non usa dare apprezzamenti. Tu rimani sempre quello che
eri: nessuno ! Da un lato rimani con i piedi per terra dall’altro devi accettare
che anche gli altri non abbiamo grandi titoli. Nel caso del Calderone lui non
si rassegna.
Così ieri mattina usando il
metodo scorretto di discorso a reti unificate ci ha fatto abboccare. Premesso
che c’è un gruppetto (molto ridotto invero) che manda Comunicati stampa con l’invito
perentorio a pubblicarli , come se si trattasse di non so quale autorità,
dimenticando la regola numero uno : chi lo riceve decide. Chi lo riceve, blog o
giornale ha una sua autonomia . Allora ,ed ecco la novità , li si personalizza intestandoli
confidenzialmente alla persona, come per esempio Caro Onofrio, Caro Pino e cosi
via. Quindi sei portato a credere che si tratta di messaggio personale o
riservato. Questa è una scorrettezza enorme perché trae in inganno chi la
riceve. O il politico di parte che scrive a tutti cadenzando gli invii e tu te
ne accorgi dopo qualche giorno. Noi ci siamo fatti gli anticorpi ma ieri il
messaggio è sfuggito al controllo.
Questo desiderio di avere la
massima visibilità nasconde un forte desiderio di apparire ma non lo si può
fare a spese del blog che perde credibilità dando l’immagine di cose fatte a
tavolino. Una foto da un balcone non dimostra che il Presidente non si è
fermato per paura del “forcone rivoluzionario” locale che può avere
informazioni dalla Digos dalla Prefettura e non so da chi altri. Quelle
informazioni che sono di dominio pubblico . Noi abbiamo abboccato, ma è il
rischio di chi scrive e ci scusiamo, ma tu Franco Calderone usa metodi più
diretti perché quel tuo sorriso sulla foto che credi di aver gabbato i blog a
mio parere la sa di rivoluzionario del giorno , casuale. E parafrasando il vangelo,
ti rispondo che dopo la lettura della scrittura di Gesù, la gente del suo paese
disse:ma quello non è il figlio del carpentiere…(in questo caso del mugnaio o
del vinaio).
Se lo scopo era criticare l’amministrazione
per il teatrino offerto ti dico francamente che il tuo è un teatrino ben misero
se prendi per il culo i blog che ti hanno ospitato. Alla fine gli estremi si
toccano.
Oggi
2 giugno mentre il presidente della Repubblica festeggia “con la sua presenza”
riceviamo la seguente lettera. A noi per quel poco che siamo stati a scuola ci
hanno insegnato che basta precisare e chiarire e tutto finisce senza strascichi.
Evidentemente qualcuno non è andato a scuola e non conosce queste regole.
Lasciamo la parola a Franco Calderone che in questo momento su questo tema è
credibile.
Carissimo Direttore,
Caro Onofrio,
dopo avere letto
, anche con molta attenzione, i commenti sui blog, ed avere lasciato dare
libero sfogo alle elucubrazioni altrui, dopo avere ascoltato in giro di tutto e
di più, vorrei avere il piacere di raccontarti come sono andate realmente le
cose, poiché ho avuto la fortuna ed il piacere di vivere questo evento in
prima persona. Naturalmente non farò i nomi di nessuno, ma da qualche foto già
pubblicata su facebook, mi si vede parlare con persone piuttosto…note…agli
addetti ai lavori….
Quale
responsabile dei Forconi per la provincia di Palermo, avevo chiesto alla Digos,
ufficialmente, di potere essere accreditato a Marineo, all’interno di un
eventuale comitato di ricevimento del Presidente della Repubblica. La richiesta
scaturiva dal fatto che nei giorni precedenti era sorta una polemica tra i
Forconi ed il Presidente, in parte strumentalizzata da alcuni midia, dalla
quale emergeva una certa ostilità dei Forconi nei confronti delle
commemorazioni. L’ostilità in effetti era verso le Istituzioni che male
interpretavano, a nostro giudizio, le figure di Falcone e Borsellino, e di
Placido Rizzotto. Infatti chiedevamo l’applicazione dei principi di legalità,
che queste figure avevano rappresentato, ma legalità voleva anche dire tenere
conto delle difficoltà della gente comune, e non farci governare da gente non
eletta da nessuno, e messa lì dal Capo dello Stato, in barba alle scelte
elettorali del popolo italiano. La Digos, per l’accreditamento, mi ha rinviato
direttamente al capo di gabinetto alla Prefettura di Palermo. Il funzionario
responsabile mi comunicava che NESSUNA sosta era prevista a Marineo. Ma
la stessa cosa mi avevano detto alla Digos! Certo, se non lo sapevano loro che,
da una parte organizzano minuziosamente gli eventi, e dall’altra la sicurezza,
c’era ben poco da dubitare. La mattina del “passaggio”, transitando dalla
piazza, vedo tutto quello schieramento di forze…penso che, forse durante la
notte, il Presidente ha chiesto di fermarsi a Marineo…..magari per prendersi un
caffè e quattro dolcini…e scambiare amabilmente quattro chiacchere con i nostri
compaesani. Vado a parlare con i responsabili della sicurezza, e loro mi
riconfermano che non ci sarà nessuna fermata presidenziale. Chiunque ha visto i
tiratori sui balconi, ed avrà notato che erano “a riposo”, senza nessuna arma
in mano. E in effetti, nulla è accaduto, a parte l’accantonamento in un
angolino della pedana.. presidenziale, dei consiglieri, degli assessori, delle
mogli, delle fidanzate, dei fiori, degli impiegati comunali che hanno
interrotto un pubblico servizio, dei dolcini, e di tutto quanto era stato
predisposto, pensando semplicemente che, avendo preparato la “tavola”, l’ospite
si sarebbe fermato….adesso, a posteriori, la colpa è di chi voleva protestare,
di chi aveva messo striscioni…che nessuno ha visto, e di chiunque fosse di idee
non affini all’attuale amministrazione comunale, che si è esibita in un volo
pindarico. L’epilogo sono stati i sonori fischi che tutti hanno sentito!