sabato 2 giugno 2018

ALFONS MUCHA



L’artista e il suo tempo
   Recentemente è stato presentato questo libro nel Centro Ceco di Milano dalla traduttrice dal ceco in italiano Tiziana Menotti. Devo dire subito che ammiro la sua bravura con la quale “si muove” nella mia lingua e nella mia cultura. Il libro è stato scritto dal figlio del famoso pittore Jiří Mucha ed editto in Italia Schena. Sulla copertina possiamo leggere la biografia dell’autore: ” … lavora come giornalista presso la BBC. Ritornato in Cecoslovacchia nel 1951, dopo il colpo di stato comunista, viene arrestato, processato per spionaggio e condannato ai lavori forzati nelle miniere di uranio di Jáchymov. Liberato nel 1955, prosegue la sua attività di scrittore.” In questo libro ha unito il suo talento letterario alla conoscenza personale del padre e a volte si è lasciato coinvolgere sentimentalmente nonostante innumerevoli informazioni oggettive.
   Il sottotitolo del libro è molto appropriato. Leggendo le 300 pagine riviviamo veramente l’evoluzione dello style Belle Epoque, l’atmosfera di Parigi dell’Esposizione universale dell’anno 1900 ma anche l’immagine dell’America in un’epoca di grandi cambiamenti. Si può dire che Alfons Mucha era l’uomo del suo tempo. Così è comunemente conosciuto come uno degli inventori dello stile Liberty e così sono anche i souvenir con i suoi famosi disegni che oggi troviamo a Praga.
    La traduttrice Tiziana Menotti ha presentato Alfons Mucha sotto un'altra luce, quella patriottica. Anche se era conosciuto e stimato in tutta Europa e negli Stati Uniti, si sentiva sempre ceco. L’ultima parte della sua vita l‘ha dedicato quasi esclusivamente ad una gigantesca opera di 10 enormi tele intitolata l’Epopea slava. Alfons Mucha era capace di lavorare gratis per la sua patria e anche l’Epopea slava è stata donata da lui alla città di Praga con la condizione che “sarebbe stata esposta al pubblico e collocata in un luogo dignitoso. Dimenticò solo di inserire la data entro cui ciò doveva avvenire”, e questo desiderio suo non è stato tuttora esaudito. Oggi le tele sono spesso esposte in un castello in Moravia.
   Mi ha colpito la riflessione conclusiva di Jiří Mucha: “La sensazione di affinità con le persone della stessa stirpe, famiglia, religione e nazione, è tipica dell’uomo in tutto il corso della storia ... Questo rimarrà dentro di lui, anche se con l’intelletto oltrepassa i confini della nazione e inorridisce guardando il rovescio di questa emozione, pieno di stragi, ottusità, miserie.” Lo può ben capire chi ha scelto un'altra città d’adozione, ad es. Milano, come Alfons Mucha ha fatto sua Parigi.  Vorrei aggiungere una considerazione personale: solo quando accettiamo “lo splendore e le miserie” della nostra nazione e di quella dove abbiamo scelto di vivere possiamo raggiungere un equilibrio. Neanche un valore così alto come è la Patria deve diventare per noi un idolo che ci offusca la mente con i ricordi sentimentali e ci porta lontano dalla realtà. Sappiamo che la nostra vera Patria non e´su questa terra e che non esiste il Paradiso terrestre. 

Milano, 01.06.2018                                      Růžena Růžičková

 
Tiziana Menotti ti fa sentire che il suo lavoro va al di là della “secca” traduzione. Me ne accorsi quando ci presentò il magistrale lavoro su Carlo IV grande padre della Patria della Boemia. Ho raccolto una decina di edizioni nel tempo perché non puoi andare in Boemia senza conoscere Carlo IV. A dire il vero io ci andai con un rocambolesco itinerario “spinto” dal fonogramma che arrivò quella mattina a Champolluc in Val d’Aosta per il presidente Saragat che stava passando le vacanze ospite nella villa dei Rovelli. Noi bivaccavamo nelle locali poste aperte sempre proprio per il servizio predidenziale. Cosi seppi, forse prima del presidente, del fonogramma che annunziava l’invasione dalla voce del militare che diceva che i “russi avevano invaso di nuovo l’Ungheria e la Cecoslovacchia”. Chiarito che l’Ungheria non c’entrava, perché aveva già dato, cercai un atlante per sapere dove ecc. ecc. si trovava la Cecoslovacchia (i giovani del ’68 non erano affatto diversi dai giovani di oggi). I giornali dei giorni seguenti fecero il resto. 
 Carri armati gente sulle strade incredula: comunisti contro comunisti ! Poi seppi che “tutti” erano contro gli invasori ! Poi venne la triste storia di Jean Palach prima sepolto vicino all’ingresso del Cimitero Maggiore e poi nottetempo spostato e cosi noi che andavamo al cimitero “a salutare” qualche amico sostavamo anche lì.  Insomma nemmeno un anno dopo decisi di andare a Praga non sapendo che anche per me sarebbe stata la mia seconda Patria, e che avrebbe trasformato la mia vita.
Presi come guida Praga Magica del sicilianissimo Ripellino e l’unica grammatica esistente allora e fra una declinazione tipo rosa rosae  , l’unico vocabolo che subito imparai fu tri che per noi siciliani ha lo stesso significato e proninzia. Poi mi persi dietro quell’architettura boscevico-fascista dei palazzoni del regime prima che mi accorgessi che cammina cammina mi sentivo a casa. E cosi il Liberty palermitano trovava casa in una Praga dove Mucha lo incontri per strada come a Palermo incontri Basile. I boemi hanno lo stesso imprimatur dei siciliani (normanni) degli austriaci (austroungarico) sono le tipiche città rimaste imperiali. Ancora oggi. Palermo, Vienna, Praga, Budapest, Copenaghen, Parigi ecc.ecc. La differenza del Liberty Boemo è quello siciliano è che il Mucha valorizzo le bellezze femminili in un epoca dove le donne sembravano e piacevano tutte “in salute” in Sicilia i nostri Basile furono soprattutto architetti. Non posso non ricordare la scelta che facemmo a suo tempo   quando dovevamo superare “lo stile secco” dei cartelloni dei cantastorie e delle scene nel Teatro dei Pupi e ci buttammo senza dubbi sul Liberty.
Ora stiamo parlando di un artista che grazie all’attenta biografia del figlio ci si presenta anche come uomo e possiamo assaporarne tutte le sfaccettature a noi prima sconosciute, ora grazie alla “interprete eccellente” Tiziana Menotti.
Alfons Mucha – L’artista e il suo tempo – Schema editore di Jiri Mucha . Traduzione di Tiziana Menotti – Schena Editore – www.schenaeditore.it  pagg.312  euro 25

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