L’artista e il suo tempo
Recentemente è stato presentato questo libro
nel Centro Ceco di Milano dalla traduttrice dal ceco in italiano Tiziana
Menotti. Devo dire subito che ammiro la sua bravura con la quale “si muove”
nella mia lingua e nella mia cultura. Il libro è stato scritto dal figlio del
famoso pittore Jiří Mucha ed editto in Italia Schena. Sulla copertina possiamo
leggere la biografia dell’autore: ” … lavora come giornalista presso la BBC.
Ritornato in Cecoslovacchia nel 1951, dopo il colpo di stato comunista, viene
arrestato, processato per spionaggio e condannato ai lavori forzati nelle
miniere di uranio di Jáchymov. Liberato nel 1955, prosegue la sua attività di
scrittore.” In questo libro ha unito il suo talento letterario alla conoscenza
personale del padre e a volte si è lasciato coinvolgere sentimentalmente
nonostante innumerevoli informazioni oggettive.
Il sottotitolo del libro è molto
appropriato. Leggendo le 300 pagine riviviamo veramente l’evoluzione dello
style Belle Epoque, l’atmosfera di Parigi dell’Esposizione universale dell’anno
1900 ma anche l’immagine dell’America in un’epoca di grandi cambiamenti. Si può
dire che Alfons Mucha era l’uomo del suo tempo. Così è comunemente conosciuto
come uno degli inventori dello stile Liberty e così sono anche i souvenir con i
suoi famosi disegni che oggi troviamo a Praga.
La traduttrice Tiziana Menotti ha
presentato Alfons Mucha sotto un'altra luce, quella patriottica. Anche se era
conosciuto e stimato in tutta Europa e negli Stati Uniti, si sentiva sempre
ceco. L’ultima parte della sua vita l‘ha dedicato quasi esclusivamente ad una
gigantesca opera di 10 enormi tele intitolata l’Epopea slava. Alfons Mucha era capace di lavorare gratis per la
sua patria e anche l’Epopea slava è stata donata da lui alla città di Praga con
la condizione che “sarebbe stata esposta al pubblico e collocata in un luogo
dignitoso. Dimenticò solo di inserire la data entro cui ciò doveva avvenire”, e
questo desiderio suo non è stato tuttora esaudito. Oggi le tele sono spesso
esposte in un castello in Moravia.
Mi ha colpito la riflessione conclusiva di
Jiří Mucha: “La sensazione di affinità con le persone della stessa stirpe,
famiglia, religione e nazione, è tipica dell’uomo in tutto il corso della
storia ... Questo rimarrà dentro di lui, anche se con l’intelletto oltrepassa i
confini della nazione e inorridisce guardando il rovescio di questa emozione,
pieno di stragi, ottusità, miserie.” Lo può ben capire chi ha scelto un'altra
città d’adozione, ad es. Milano, come Alfons Mucha ha fatto sua Parigi. Vorrei aggiungere una considerazione
personale: solo quando accettiamo “lo splendore e le miserie” della nostra
nazione e di quella dove abbiamo scelto di vivere possiamo raggiungere un
equilibrio. Neanche un valore così alto come è la Patria deve diventare per noi
un idolo che ci offusca la mente con i ricordi sentimentali e ci porta lontano
dalla realtà. Sappiamo che la nostra vera Patria non e´su questa terra e che
non esiste il Paradiso terrestre.
Milano,
01.06.2018 Růžena Růžičková
Tiziana Menotti ti fa sentire che il suo lavoro va al di là della
“secca” traduzione. Me ne accorsi quando ci presentò il magistrale lavoro su
Carlo IV grande padre della Patria della Boemia. Ho raccolto una decina di
edizioni nel tempo perché non puoi andare in Boemia senza conoscere Carlo IV. A
dire il vero io ci andai con un rocambolesco itinerario “spinto” dal fonogramma
che arrivò quella mattina a Champolluc in Val d’Aosta per il presidente Saragat
che stava passando le vacanze ospite nella villa dei Rovelli. Noi bivaccavamo
nelle locali poste aperte sempre proprio per il servizio predidenziale. Cosi
seppi, forse prima del presidente, del fonogramma che annunziava l’invasione
dalla voce del militare che diceva che i “russi avevano invaso di nuovo
l’Ungheria e la Cecoslovacchia”. Chiarito che l’Ungheria non c’entrava, perché
aveva già dato, cercai un atlante per sapere dove ecc. ecc. si trovava la Cecoslovacchia
(i giovani del ’68 non erano affatto diversi dai giovani di oggi). I giornali
dei giorni seguenti fecero il resto.
Carri armati gente sulle strade incredula:
comunisti contro comunisti ! Poi seppi che “tutti” erano contro gli invasori !
Poi venne la triste storia di Jean Palach prima sepolto vicino all’ingresso del
Cimitero Maggiore e poi nottetempo spostato e cosi noi che andavamo al cimitero
“a salutare” qualche amico sostavamo anche lì.
Insomma nemmeno un anno dopo decisi di andare a Praga non sapendo che
anche per me sarebbe stata la mia seconda Patria, e che avrebbe trasformato la mia vita.
Presi come guida Praga Magica del sicilianissimo Ripellino e l’unica grammatica esistente allora e fra una declinazione tipo rosa rosae , l’unico vocabolo che subito imparai fu tri che per noi siciliani ha lo stesso significato e proninzia. Poi mi persi dietro quell’architettura boscevico-fascista dei palazzoni del regime prima che mi accorgessi che cammina cammina mi sentivo a casa. E cosi il Liberty palermitano trovava casa in una Praga dove Mucha lo incontri per strada come a Palermo incontri Basile. I boemi hanno lo stesso imprimatur dei siciliani (normanni) degli austriaci (austroungarico) sono le tipiche città rimaste imperiali. Ancora oggi. Palermo, Vienna, Praga, Budapest, Copenaghen, Parigi ecc.ecc. La differenza del Liberty Boemo è quello siciliano è che il Mucha valorizzo le bellezze femminili in un epoca dove le donne sembravano e piacevano tutte “in salute” in Sicilia i nostri Basile furono soprattutto architetti. Non posso non ricordare la scelta che facemmo a suo tempo quando dovevamo superare “lo stile secco” dei cartelloni dei cantastorie e delle scene nel Teatro dei Pupi e ci buttammo senza dubbi sul Liberty.
Presi come guida Praga Magica del sicilianissimo Ripellino e l’unica grammatica esistente allora e fra una declinazione tipo rosa rosae , l’unico vocabolo che subito imparai fu tri che per noi siciliani ha lo stesso significato e proninzia. Poi mi persi dietro quell’architettura boscevico-fascista dei palazzoni del regime prima che mi accorgessi che cammina cammina mi sentivo a casa. E cosi il Liberty palermitano trovava casa in una Praga dove Mucha lo incontri per strada come a Palermo incontri Basile. I boemi hanno lo stesso imprimatur dei siciliani (normanni) degli austriaci (austroungarico) sono le tipiche città rimaste imperiali. Ancora oggi. Palermo, Vienna, Praga, Budapest, Copenaghen, Parigi ecc.ecc. La differenza del Liberty Boemo è quello siciliano è che il Mucha valorizzo le bellezze femminili in un epoca dove le donne sembravano e piacevano tutte “in salute” in Sicilia i nostri Basile furono soprattutto architetti. Non posso non ricordare la scelta che facemmo a suo tempo quando dovevamo superare “lo stile secco” dei cartelloni dei cantastorie e delle scene nel Teatro dei Pupi e ci buttammo senza dubbi sul Liberty.
Ora stiamo parlando di un artista che grazie all’attenta biografia
del figlio ci si presenta anche come uomo e possiamo assaporarne tutte le
sfaccettature a noi prima sconosciute, ora grazie alla “interprete eccellente” Tiziana
Menotti.
Alfons Mucha – L’artista e il suo tempo – Schema editore di Jiri
Mucha . Traduzione di Tiziana Menotti – Schena Editore – www.schenaeditore.it pagg.312
euro 25
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