martedì 22 marzo 2011

EMANCIPAZIONE DONNA


 Al di là di tanti luoghi comuni e dichiarazioni ipocrite è un fatto indiscutibile che il tentativo Di “emancipare” la donna ha drasticamente Coinciso con il crollo della famiglia. Là dove la Donna ha tentato di inserirsi nel mondo sociale e del lavoro, là la famiglia ha subito gli attacchi  più duri. Conciliare la necessaria presenza della donna nel mondo fuori dalla famiglia ha portato ad uno sbilanciamento della stabilità delle regole che tenevano in piedi i valori del nucleo familiare. Questa parziale assenza della donna “in casa” non è stata bilanciata sufficientemente né è stata preparata prima adeguatamente e pro-porzionalmente. Ci siamo trovati all’ improvviso con le “mamme” giustamente fornite di libretto di lavoro, gli è stato permesso di fumare per la strada, di occuparsi di cose prima riservate solo agli uomini; di far parte insomma a pieno titolo e diritto del “sociale”. Sembra a prima vista che ci sia stato un disegno lontano di “recuperare” la donna strappandola dal ruolo di mamma, moglie e amica per portarla quasi a forza nel sociale. Costi quel che costi. Le famiglie tradizionali hanno tentato di salvare il salvabile cercando di equilibrarsi fra presenza sociale, irrinunciabilità alla maternità, necessità educativa, ruolo coniugale. Il risultato in questi ultimi anni è davanti agli occhi di tutti. Si, il ruolo della donna non era adeguato. La sua potenzialità non adeguatamente utilizzata. La sua personalità secondaria. Chi se lo poteva permettere ha tenuto in piedi una facciata positiva ingannando prima se stesso e poi gli altri, in quanto esempio apparentemente positivo. Coppie cristiane con più figli, con mamme impegnate nel mondo del lavoro, con aiutanti domestiche “ a turni”, baby-sitter continue, figli “vaganti” fra la parrocchia, i centri sociali, i luoghi alla moda, gli esperimenti pedagogici. Ognuno con un suo messaggio pedagogico da enunciare a forza, con esasperazione; solo per autoconvincersi di essere nel giusto. Ma quando ci si ritrova in almeno 60 famiglie ad un “corso” per genitori se solo si analizzano i presenti la cosa ha un aspetto sconvolgente. Coppie relativamente giovani che hanno il desiderio, o meglio il bisogno di sapere, di essere illuminati, di verificare. Coppie già nonni o quasi, che tentano un recupero almeno sui figli più giovani non essendo riusciti in pieno con i primi figli. Coppie di ansiosi di sapere “come” educare i propri figli. Coppie di assenti che sanno già e quindi meno bisognosi perché hanno rinunziato a recuperare ciò che poteva ancora salvarsi. Tutto o quasi parte da quanto avevamo inizialmente denunziato. Ci siamo ipocritamente inventati il bisogno di emancipare la donna. La vittima illustre , la famiglia, ha risposto denunziando questo castello di sabbia mettendoci sotto gli occhi i nostri figli vuoti. I nostri figli incosciamente usati come cavie per pedagoghi improvvisati che enunciano una nuova verità ad ogni insuccesso. Cosi come nelle diete ci si propone a distanze regolari un nuovo metodo cosi con i figli questi frankestein dello studio della personalità cambiano cura con una velocità incredibile e ci propinano diete della psiche senza avere avuto il buon gusto di fare il minimo che ci si aspeterebbe da loro: provare sulla loro pelle il “vaccino”. Le nostre mamme reduci da una seconda guerra mondiale, che le ha la sciate a mani vuote si sono riversate sui loro figli come l’ ultima realtà visiva della loro generazione. Noi cresciuti nelle ultime rimasuglie “della fame” del dopoguerra abbiamo coperto i nostri figli di un assurdo benessere che li ha soffocati e svuotati. La immane tragedia ha gettato tutti nel panico e ci ha spinti a rintanarci in casa giustificando questo nostro gesto come difesa dagli attacchi atei della società. Chiusi nelle nostre case siamo diventati pagani anche noi e cosi ci siamo messi ad accusare gli altri di tutti i mali del nostro tempo. L’ uomo certamente non né esce bene se consideriamo che ha permesso che si giocasse questa partita su ciò che ha sempre considerato la parte migliore di sé: la moglie. Avere accettato consapevolmente che la donna si buttasse in questa avventura sociale rende l’ uomo responsabile e nello stesso tempo ne denunzia i limiti e ridimensiona quelle sue capacità e prerogative che ne facevano l’ indiscusso pilota. Fortunatamente ci stiamo avviando verso la bonaccia grazie a quel desiderio impagabile che ogni cristiano possiede: l’ amore che è dentro di lui. Costretti anche come cristiani a partecipare a questa evoluzione sociale abbiamo pagato il nostro prezzo ed ora dobbiamo essere pronti a tirar fuori non solo l’ amore che sonnecchia dentro di noi ma anche l’ orgoglio. L’ orgoglio che per  noi cristiani significa umiltà. Ora è necessario che avvenga un grande gesto di riconciliazione nella famiglia. Riconciliazione che si può tradurre in: chiarificazione, equilibrio, coscienza di dove eravamo arrivati e cosa stavamo perdendo. Se ci ritroviamo in tanti quando qualcuno viene a parlarci di figli, educazione, famiglia, evidentemente a casa ne avevamo bisogno. Ora ridisegniamo in casa nostra quel bellissimo progetto messo su all’ inizio della nostra vita in comune. Siamo stati fatti incontrare. Abbiamo accettato un cammino insieme. Abbiamo progettato e sognato insieme. I nostri figli confermano questo con la loro presenza. Dobbiamo assolutamente trovare perché i nostri figli sono vuoti. Perché non siamo più i loro idoli. Perché la nostra famiglia è “stanca”.
Rimettiamoci a sedere e ripercorrendo la prima parte del nostro cammino comune dobbiamo trovare cosa va cambiato. Questo va fatto come cristiani non come “cittadini”.  

Nessun commento:

Posta un commento