martedì 22 marzo 2011

LA GUERRA DI TROIA

Da ragazzi la mitologia greca occupava metà dei programmi scolastici. Dovevamo a forza portarli a memoria e conoscere un ‘ infinità di particolari. Negli anni 60-70 tutto questo diventò inutile  e i programmi si spostarono su autori stranieri scoprendo altri miti.Ma il fascino rimase e anche città come Troia e Micene o personaggi come Achille Agamennone  e Patroclo .Il teatro greco o la poesia omerica resistettero. Schliemann  aveva fatto un buon lavoro sulla mia generazione. Ci affascinò a tal punto che credemmo in lui ciecamente. Possiedo una trentina di volumi su Schliemann  per non parlare della edizione ottocentesca dei suoi scavi o quella sulla lineare B . Sono stato un sacco di volte a Troia e non ricordo quante a Micene. Micene ti strega è una città magica, completa. Incontri Clitennestra Egisto Oreste Elettra da tutte le parti. Il mito degli atridi è palpabile. Ho letto saggi e romanzi in quantità industriale. Ma proprio recentemente quello che si può definire “il saggio capolavoro” sull’argomento ce lo offre Barry Strass La guerra di Troia Editori Laterza  . Scritto bene è scorrevole, documentato,  ricco di spunti . Vale la pena leggerlo perché chiude tutte le finestre  rimaste aperte sul tema e sull’epoca. Ragionato . Avessi avuto questo saggio dieci anni fa non avrei impiegato anni per metter giù  il testo sulla Guerra di Troia.

 Dalle Porte Scee alla Porta dei Leoni

Portare il ciclo miceneo o la saga degli Atridi nel teatro dei pupi, da un lato significa riprendere una tradizione cara ai vecchi pupari e dall'altro accettare la sfida di proporre i classici in una versione teatrale completamente sconosciuta alla quasi totalità del pubblico. Con La Guerra di Troia prende avvio un nuovo ciclo di opere il cui argomento costituisce uno dei filoni tradizionali e insieme meno conosciuto e ormai pressoché perduto del Teatro dei Pupi: l'epica greca, il ricordo delle gesta narrate dagli antichi poeti greci. Crediamo che i pochi pupari rimasti abbiano un vago ricordo delle rappresentazioni effettuate in passato, e che fra il pubblico sia ancora più difficile trovare chi possa dire di aver assistito a una simile rappresentazione.
Ci siamo fatti guidare da Stesicoro, un poeta greco, che ha in comune con Omero non solo la cecità, ma anche l'aver scritto una guerra di Troia. Quale coincidenza migliore se poi si scopre che Stesicoro era siciliano di Himera (Termini Imerese)? Sarà lui ad accompagnarci nella guerra di Troia lasciandoci però seguire Omero e Virgilio. Solo Achille compie un suo percorso, come vuole una tradizione mitica minore, che lo descrive unito ad Elena in un'isola del Mar Nero, un paradiso ideale. Quale strumento migliore dei pupi per portare sulla scena la Guerra di Troia? Oggi ci sembra di poter affermare che la completezza in questo spettacolo potevano darla solo i pupi. Infatti, quello che manca alla fiction, alla celluloide, al palcoscenico, lo troviamo insieme nel teatro dei pupi: dalla lira greca, al cavallo di Troia, alle navi greche, alle armature, ai costumi, alle scenografie, che rispecchiano gli stessi luoghi dove sono ambientati i poemi. Il teatro dei pupi ha un boccascena di nemmeno due metri quadrati, ma il nuovo teatro dei pupi sa usare spazi mai sfruttati prima d'ora. Questo  spettacolo si svolge unendo gli episodi più noti delle narrazioni esistenti (i poemi omerici, l'Eneide), ad elaborazioni originali o riferite a meno note tradizioni. Così, accanto alle scene dell'Ira di Achille, della Morte di Ettore, del Cavallo di Troia nel prologo troviamo, come si è già detto, la figura dell'antico poeta greco Stesicoro reso cieco, secondo un'antica tradizione, per aver nei suoi carmi irriso Elena; mentre in altri episodi viene tratteggiato un originale e non secondario ruolo di Elena nei momenti decisivi della tragedia.
I personaggi, anche quelli secondari come Teti, la madre di Achille, o Cassandra, sono resi con vigore drammatico, mentre gli stessi mezzi espressivi del teatro e la rigidità dei Pupi concorrono senza forzature a rendere percepibile il tema del dominio del fato, sotteso all'intero svolgersi della storia. Anche nella Guerra di Troia si vedrà una particolare cura nella creazione di soluzioni sceniche originali (Il cavallo di Troia, ecc.) e nei costumi dei pupi appositamente prodotti con riferimento alle armature degli antichi guerrieri. La fusione di elementi tradizionali e innovativi troverà, certo non ultimo per importanza, nell'elemento musicale un'ulteriore cifra espressiva. Accanto alle moderne canzoni dell'antico cantastorie, la colonna sonora delle musiche di scena sarà basata sulla musica colta della tradizione classica europea. Ma cosa collega l'opera dei pupi alla Guerra di Troia? Cosa c'entrano i pupari con Omero e i tragici greci o latini? Ariosto, Boiardo, Pulci, La Chanson de Roland, Orlando, Rinaldo, Angelica, Ruggero ... la storia infinita dei paladini di Francia parte proprio dalla guerra di Troia. Le armi di Ettore attraverso un'infinità di passaggi sono quelle che porta Ruggero e sono costate la vita ad Agricane e a suo figlio Mandricardo ... e poi la Durlindana non era forse la mitica spada di Ettore? Non a caso i pupari mettevano in scena Iliade e Odissea.
Quindi si ricomincia dall'inizio, alle origini del ciclo.

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