Dal percorso che fiancheggia l'Antica Stazione di Ficuzza (oggi prestigioso e romanmtico ristorante per matrimoni e comitive) alla Palazzina di Ficuzza all'attraversamento dell'Eleuterio
Il 7 Ottobre 2012 partirà da Marineo l’ VIII edizione della Gran Fondo
di Mountain Bike manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Marineo e
dall’a.ciclistica Extreme Racing Team. La
manifestazione ormai affermata come tra le migliori della Sicilia ha già
registrato un una notevole adesione di atleti. Quest’anno si prevede la
partecipazione di oltre 500 atleti.
La partenza della gara è stata confermata
nella piazza Garfield-Lodi di Marineo dove si svolgeranno anche le diverse
manifestazioni legate all’evento. Il tracciato dell’ edizione di quest’anno
interessa quasi tutta l’area boschiva della R.N.O. del Bosco di Ficuzza con uno
sviluppo complessivo di 56 km
. E’ previsto anche un percorso amatoriale di 35 Km che toccherà le aree
più suggestive della Riserva. Il percorso lungo quest’anno presenta la novità
del passaggio dal centro abitato di Mezzojuso, comune ricco di storia e
tradizioni caratterizzato dalla presenza di due chiese di rito latino e
ortodosso. La gara, come le edizioni precedenti, toccherà le aree naturali più
significative della riserva come la sughereta e la castagneta di contrada
Piliceddi, la Capreria,
la contrada Alpe Cucco a 1000 mt s.l.m., i laghetti Coda di Riccio, l’antico
borgo di Ficuzza dove è previsto il passaggio all’interno della Palazzina di
caccia di Ferdinando IV di Borbone; percorrerà lunghi tratti della ex ferrovia
Palermo-Burgio e la diga dello Scanzano. Dopo avere attraversato il fiume
Eleuterio si arriverà a Marineo dove i bikers saranno accolti da una festante
organizzazione che offrirà un pasta party a tutti i partecipanti; seguirà la
premiazione che quest’anno prevede la consegna di opere dell’artista locale
Mario Di Scalfani.
Il dottor Fabrizio Cangelosi ci scrive invitandoci a precisare che l'articolo è stato da Lui ripreso da www.Bagheriainfo.it . Non è la prima volta che il suddetto ci invia messaggi quasi sempre sullo stesso argomento o su argomenti religiosi e quindi nessun dubbio ci è sorto altrimenti come di consueto avremmo chiesto a bagheriainfo autorizzazione a riprodurre l'articolo. Del resto il contenuto dell'articolo è stato ampiamente discusso nella mattinata dell'incatenamento e noi stessi abbiamo udito questi commenti. Ci scusiamo con bagheriainfo per non aver verificato prima la corretta origine del messaggio, cosa che non ci ha insospettito minimamente avendo assistito personalmente a questi colloqui fra gli operai coinres dove era presente a pochissimi passi l'ing. Celico.
Il Dottor Cangelosi ci invia il seguente
messaggio .
21 settembre
2012 - Coinres ancora una volta nell’occhio del ciclone. Il Consorzio
intercomunale rifiuti, energia e servizi che si occupa della raccolta
dell’immondizia in ventuno comuni del Palermitano torna al centro delle
polemiche per il licenziamento del vecchio direttore generale Riccardo
Incagnone e la nomina al suo posto di Roberto Celico, più pagato secondo i
sindacati, e anche compagno del nuovo commissario liquidatore unico del Coinres
Silvia Coscienza. Tutto questo accade mentre i circa 500 dipendenti si
preparano a scendere nuovamente in piazza, poichè sono senza stipendio di
agosto e senza la quattordicesima mensilità che, come da contratto,
doveva essere erogata entro il 30 giugno. I sindacati sono di nuovo sul piede
di guerra e proclamano uno sciopero dei lavoratori per il prossimo 28
settembre. Sullo sfondo si agita anche lo spettro dell’emergenza
rifiuti, con le strade invase e sommerse dall’immondizia. “L’attuale operato del nuovo commissario liquidatore unico del Coinres,
il dirigente del Dipartimento regionale Rifiuti Silvia Coscienza -
spiegano i sindacalisti Francesco Ferrara Fit Cisl Palermo,
Nino Celano Uiltrasporti, e Valerio Lombardo Fp Cgil - non ci
appare soddisfacente. Continuiamo a chiederci come mai prima dell’estate,
il vecchio direttore generale è stato licenziato per mancanza di disponibilità
economica e al rientro dalle ferie ci ritroviamo davanti un nuovo consulente
contrattualizzato dal commissario con la qualifica di direttore generale,
ed il cui costo a carico del Coinres sembrerebbe nettamente maggiore rispetto a
quello sostenuto per il vecchio direttore”. La vicenda promette
sviluppi. L’ex direttore Incagnone ha già inviato l’intera documentazione alla
Corte dei Conti ed è pronto a dare battaglia davanti al Tribunale del Lavoro. “Il
mio compenso l’ultimo – dice Incagnone – è stato di 3700 euro mensili. Il
contratto stipulato all’ingegnere Celico è al netto della ritenuta d’acconto di
4200 euro oltre Iva e contributi per legge. Non solo, nel contratto che ho
siglato la mia nomina si intendeva rinnovata salva diversa pattuizione tra le
parti, entro sei mesi dalla data di prima scadenza. La comunicazione è arrivata
a settembre di quest’anno”. Nella lettera inviata dal commissario Coscienza a
Incagnone si legge che “alla luce delle circostanze circa la situazione del
Coinres, Consorzio posto in liquidazione e versa in conclamate crisi economiche
e finanziarie, le comunico che non è intenzione di questa amministrazione
avvalersi, allo stato attuale, di una figura dirigenziale con funzioni di
Direttore Generale. Voglia attivarsi per il passaggio di consegne”. Per
il commissario liquidatore la sua scelta è legittima anche perchè “non
c’era più il rapporto di fiducia”. “Lo sfascio del Coinres – aggiunge Coscienza
– con le inchieste è sotto gli occhi di tutti. Avevo bisogno di avere accanto
una persona di cui mi fidavo. Lo stesso presidente della Regione Lombardo
sapeva che avrei accettato l’incarico solo se potevo avere al mio fianco
l’ingegnere Roberto Celico”. E sulla retribuzione del nuovo direttore il
commissario spiega che l’ingegnere Celico “carte alla mano percepisce lo stesso
trattamento economico del predecessore. Il fatto che sia il mio compagno non
rappresenta nessuno scandalo. L’ingegnere Celico si è occupato dell’emergenza rifiuti
in Calabria e Campania. E’ il meglio che potevamo avere in Sicilia”. Per quanto
riguarda la situazione dei circa 500 dipendenti pronti a scendere in piazza,
Silvia Coscienza afferma: “Siamo in un momento di crisi, i dipendenti devono
sapere, che come succede in altre realtà, non ci sono i soldi per pagare la 14
esima e la tredicesima. Siamo in crisi. E’ bene che tutti lo sappiano”.
Gaspare Fabrizio
Cangelosi
Ora salvo verità nascoste a noi sembra che il contenuto di
sopra non faccia una grinza. Probabile che fra i due ci sia una lieve
differenza ma gli stipendi dei funzionari sono contrattabili e l’ing.Celico ha
diritto a contrattare le sue capacità. Che poi sia il compagno della sua
dirigente , scusateci , non ci può interessare più di tanto e la risposta della
Coscienza (la dirigente ovviamente) ci sta pure bene. Mi pare che è difficile
trovare qualcosa che vada bene e si vuole pescare nel torbido. Forse si poteva
mediare l’uscita di Incaglione per evitare cause processi e spese, ma lo credo
difficile….conoscendoci… L’ing. Celico era presente quando i nostri “marinesi”
si sono incatenati . era al suo posto assieme ai suoi operai e non si è
nascosto. Ora aspettiamo di giudicarlo per il suo lavoro e la sua
professionalità non per la sua vita privata.
Fra soli tre giorni le strade misilmeresi saranno pronte a riospitare il 18° Autoslalom di Misilmeri. E' tanta l'attesa, l'ansia e sopra ogni cosa la voglia che tutto possa andare per il meglio. E'
una manifestazione questa che manca in territorio misilmerese da ormai
quattro anni, per varie vicessitudini, alcune note agli appassionati e
ai lettori, ed altre invece interne alle associazioni e legate
soprattutto a problemi burocratici, non è stato possibile riorganizzare. Ma adesso eccoci qui. Pronti, carichi, adrenalinici. Questa
diciottesima edizione dello slalom misilmerese rientra come settima e
penultima tappa stagionale dello Challenge Palikè 2012. Un ritorno
peraltro in grande stile quello dello Slalom Di Misilmeri, per una gara
dal prestigioso e indimenticato passato (nel corso del quale ha goduto
perfino della validità per il campionato italiano Slalom) reso
tecnicamente possibile in tutta sicurezza dal Team Palikè Palermo, con
al timone gli esperti Annamaria Lanzarone, Nicola, Dario e Roberto
Cirrito e fortemente voluto dall’Asd Misilmeri Racingpresieduto dal vulcanicoGiuseppe Bonanno. Che
in paese si vogliano fare le cose in grande, in chiave futura, è
altresì dimostrato dal fatto che lo stesso Asd Misilmeri Racing, sempre
in stretta collaborazione con il Team Palikè (e con il sostegno di Aci
Csai Palermo), ha organizzato nei giorni di vigilia dello slalom il 2°Corso di formazione per commissari di percorso,
destinato ad abilitare i nuovi ufficiali di gara, i quali, al momento
dell’acquisizione della qualifica di fine corso, avranno la possibilità
di essere presenti direttamente sul tracciato in occasione della sfida
tra i birilli di domenica 30 settembre al fine di maturare la giusta
esperienza. Altra nota di prestigio di questa diciottesima edizione è
la presenza dei più noti piloti siciliani, oltre che locali. Per
citarne qualcuno: Giuseppe Faro, Salvatore Caristi,Fabrizio Minì,Nicolò Incammisa. Ipiloti dell'Asd Misilmeri Racinga correre saranno invece: Giusto Giordano, Filippo Cerniglia, Sebastiano Visconti. Il
percorso dello slalom sarà articolato lungo la strada provinciale 38,
la famosa Misilmeri-Belmonte Mezzagno per Piano Stoppa, in un percorso
di gara di 3 km. Le strade interessate dalla gara saranno chiuse al
traffico dalle ore 7:00 sino alla fine della manifestazione. Lo start è segnato all'altezza del tratto conclusivo di via Roma, vicino la chiesa di Padre Don Carlo Lauri per intenderci. Per quanto riguarda leverifiche sportivedel 18° Slalom Città di Misilmeri si svolgerannosabato 29 settembre, dalle 15 alle 19.30, ospiti nei locali interni dell’Area artigianaledi
Misilmeri, in via Gaetano Pellingra, mentre le verifiche tecniche, in
atto dalle 15.30 alle 20 sempre di sabato 29 settembre, si svolgeranno
negli ampi spazi a disposizione della citata Area artigianale, in via
Pellingra, non lontano dallo svincolo di Misilmeri della strada statale
121, detta “Catanese”. Il presidente dell'Asd Misilmeri Racing,Giuseppe Bonanno, in un comunicato stampa ha dichiarato quanto segue: "Ringrazio
calorosamente tutti coloro i quali stanno collaborando per la buona
riuscita dell'evento, in particolare il Team Palikè e tutti i soci della
mia associazione. Da quando è stata fondata la Misilmeri Racing, uno
degli obbiettivi che ci eravamo prefissati è stato quello di riportare a
Misilmeri lo Slalom, e con grande emozione posso dire che ormai il
sogno è realtà, ci auguriamo di poterlo riproporre anche i prossimi anni
-aggiunge il giovane presidente- Spero che i
misilmeresi apprezzino gli sforzi organizzativi che stiamo mettendo in
campo, e nello stesso tempo ci scusino per l'eventuale disturbo che tale
manifestazione gli arrecherà". Per
tutti i numerosi appassionati spettatori che si recheranno sul percorso
di gara gli organizzatori invitano a rispettare delle poche e semplici
regole sulle misure di sicurezza da adottate
Si
prega di non parcheggiare mezzi, di qualsiasi tipo, ai lati della
strada, ma soltanto eventualmente al di fuori della carreggiata;
Avere sempre il pieno controllo di bambini e animali;
Rispettare le indicazioni dei commissari di percorso.
Importante è non posizionarsi all'esterno delle curve.
Non posizionarsi assolutamente nelle zone pericolose per il pubblico.
Facilitare il passaggio dei concorrenti con un comportamento sportivo.
Non invadere la sede stradale prima del transito di tutti i concorrenti.
Per
informazioni aggiornate sul 18° Slalom Città di Misilmeri ed altro
ancora è possibile consultare in qualsiasi momento i due siti internet
ufficiali:www.palike.itewww.misilmeriracing.it.
Apro la mia porta e mi trovo dinanzi
una coppia relativamente giovane. Il primo lo conosco bene. Lo ho sempre
invidiato, odiato, amato. E’ sempre una spanna sopra ti te. Quei
genialoidialla Rimbaud o alla Ligabue per
citare chi mi viene in mente subito. La sua compagna bella ma minuta ti ricorda
quelli che vengono a dirti ho sposato una
cubana e tu pensi ad una donna formosissima alta e provocante e poi invece
appena la conosci ti trovi una donna semplice normale e apparentemente
insignificante: una polacca mediterranea …”ho un lavoro per te” esordisce
l’uomo. Lei per tutta la serata non parlerà benchè parli l’italiano più che
correttamente. Mi sarei dovuto trovare quel domattina alle 10 in Via Palestro per
testimoniare durante il suo matrimonio civile con la presente signorina.Mia moglie , cattolica insegnante delle
religioni e in procinto di essere nominata titolare della lingua ceca
all’Università Cattolica di Milano si intromette comunicandoci una serie di
impegni per le dieci di domani che sino a quel momento sconoscevo. In parole
povere ha detto con una ventina di anni prima quello che ilcardinale Scola ha detto oggi: la
serietàdel matrimonio cristiano . Per
noi esiste solo un matrimonio. Spiegai a Giovanni tutta una serie di situazioni
e di principi che per noi non erano superabili. Giovanni capì e a malincuore ci
salutò lasciandomi in una costernazione indicibile. La mattina corsi in Via
Palestro e vi giunsi quando il matrimonio era stato celebrato e lui usciva dal
comune tenendo per mano la sua compagna. “Giovanni sono ancora in tempo ?”
dissi. Lui con un sorriso mi consolò dicendo che aveva trovato un passante che
si era prestato ma che lui considerava me come suo testimone. Questa mattina
una amica mi chiama da Marineo e mi dice vai su canale 2000 c’è Giovanni. Mi
sintonizzo e vedo una faccia pulita ben rasata con una coppola che copriva la
sua calvizie incipiente che parlava in modo pacato , sereno con un linguaggio
appropriato, del suo caso. Si aiutava recintando versi di Buttitta a memoria
avendolo frequentato per anni e anni. Come i file di un computer mi scorrevano
per la mente i mille casi di cui Giovanni era stato protagonista. Conosceva e
conosce tutti. Può arrivare a chiunque , ha conosciuto chiunque. Come facesse
io lo so ed è un segreto talmente facile da essere impensabile. Lui conosce gli
uomini. Dopo dodici anni aveva ottenuto una casa inzona centro a Roma. Un odissea degna di un
grande ! Di quella coppia giovane che si presentò a casa mia ventenni fa
rimaneva una coppia matura che ancora oggi lotta per un destino diverso. A
scuola lui era il nostro doposcuola , quello che trasformava un brutto voto in
una lotta di classe. Imitava Niccolò Carosio alla perfezione e sapeva a memoria
la radice quadrata di 12, e lì ,dove sbaragliava i cosiddetti primi della
classeera che a differenza di loro lui
sapeva anche l’ora di nascita di Garibaldi , di Napoleone di Achille, di
Agamennone e compagni. Ora ha una nuova casa, non fra gli sbandati come prima, ma
in mezzo a gente che “ci si aiuta”. Ora posso curare mia moglie (la polacca
mediterranea) , ora posso raccontare la mia vita. Non mi sono commosso ma mi
sono sentito orgoglioso di essere stato compagno di scuola, là al castello, di
Giovanni Di Salvo grande genio marinese.La
mia amica ha semplicemente commentato: noi non siamo giudici ma giudichiamo il
Giovanni di oggi non il suo passato.
Il cardinale ha scelto per la sua tomba un
versetto del salmo 119: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio
cammino”. Giustamente perché questa frase lo rappresenta meglio di tutte.
Invitava instancabilmente i suoi fedeli a leggere e meditare la Bibbia, faceva riscoprire
la lectio divina. Già come un
semplice gesuita studiava attentamente le Sacre Scritture, tanto più da
arcivescovo di Milano e poi a Gerusalemme da cardinale “emerito”. Ma non si
trattava di uno studio accademico. Carlo Maria Martini cercava la Verità e l’ha vissuta profondamente.
A Milano l’ha cercata insieme ai non credenti, ai rappresentanti di altre
religioni. Anche se i giornali hanno riportato l’ultima sua intervista nella
quale avrebbe voluto una Chiesa meno “stanca”, “che libera la brace dalle
ceneri”, il suo moto era “fede, fiducia e coraggio” e invitava ogni credente a
domandarsi: “Tu, che cosa puoi fare per la Chiesa?” Si domandava sinceramente: “Il nostro
patrimonio culturale che dobbiamo conservare è ancora in grado di servire
l’evangelizzazione e gli uomini? Oppure intrappolano le nostre forze in modo da
paralizzarci quando un bisogno ci schiaccia?” Ma le domande più urgenti e più
difficili ci ha lasciato cardinal Martini con la sua malattia e la sua morte.
Come Giovanni Paolo II è stato colpito dalla malattia di Parkinson e come lui
non ha mai nascosto i tormenti legati ad essa, anzi li affrontava con coraggio.
Ha però chiesto che non si applicasse a lui l’accanimento terapeutico. I
giornali scrivevano che ha “rifiutato le cure” e già si facevano i paragoni con
i casi di Eluana Englaro o Piergiorgio Welby. E bene riportare le parole del
responsabile del Centro per la malattia di Parkinson di Milano, dott. Pezzoli,
che ha curato Carlo Maria Martini per diedi anni: “Il cardinale non era più in
grado di deglutire nulla ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante.
Ma non ha voluto nessun accanimento terapeutico: né la peg, il tubicino per
l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino
naso-gastrico. E’ rimasto lucido fino alle ultime ore”. La sua malattia lo
portava verso la morte imminente, l’essere nutrito artificialmente non lo
guarirebbe, allungherebbe solo la sua agonia. Non è stato aiutato a morire. In
questi casi bisogna stare attenti alla confusione di termini. Non nutrire
artificialmente qualcuno che è vitale, ma in coma, non è la stessa cosa come
smettere di mangiare perché sto per morire. Cercare la verità anche in questo
campo significa rispettare pienamente il testamento di Carlo Maria Martini.
La sua scomparsa ha fatto riflettere molti
sulle sue parole, sul suo esempio e le decine di migliaia di persone che gli
hanno reso l’ultimo omaggio lo dimostrano. C’erano giovani, anziani, credenti e
non, turisti, milanesi semplici insieme alle autorità. Durante il suo funerale è stata ricordata
un’altra massima che il cardinale amava dire: “Per amore di verità, abbracciare
le difficoltà”. Carlo Maria Martini l’ha fatto fino in fondo.
Ieri sera alla Suvarita a momenti ci pigliava un colpo ! All'improvviso dal nulla ci vediamo apparire queste strepitose ragazze. Parlavano perfettamente russo e quindi abbiamo capito subito al volo che il nuovo gemellaggio partiva bene. Altro che bambini ! Sono questi i gemellaggi che ci piacciono ! Ospiti di una famiglia marinese da 15 giorni li vedevamo girare per le strade e nei negozi. Valeva la pena avviare questo nuovo gemellaggio . Ha fatto bene la nostra amministrazione a "purgare" il comitato infoibando alcuni e portandosi dietro le due vere anime del gemellaggio . Grazie a loro abbiamo potuto "incontrare" persino i rettori dell'universita oltre alle autorità locali con cui si sono scambiati doni : cappellini da ciclista con colbacchi. Alle autorità locali è stata donata una copia del Guglielmo, l'edizione bilingue speciale per il gemellaggio francese. Dai colloqui con i rettori si è fatto a meno del Sanicola, in verità ottiamente sostituito dai nostri ciclisti, caduto in depressione perchè escluso dal corso di aggiornamento-purghe a cui ha partecipato la nostra delegazione. Spiacenti che alcuni dei nostri non sono voluti rientrare in patria per migliorsi in stile e deontologia!
Dal corso è stato anche escluso il nostro liutaio di fama internazionale con le scuse dei nostri ciclisti che avevano capito che il gemellaggio si facesse con i liutai e non col la lituania.
Siamo sempre in attesa che il Dottor Greco artefice , padre, padrone di questo gemellaggio ci faccia sulla Pravda la sua relazione più completa di quelle sulla indifferenziata.
Nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano hanno
inaugurato la tredicesima parte di esposizione dei fogli scelti dal Codice
Atlantico di Leonardo da Vinci. Dalla parola atlante si direbbe che si tratterà solo delle cartegeografiche ma questa volta il sottotitolo
della mostra suona Anatomia dell’uomo e anatomia della terra. Sui disegni
esposti troviamo sì l’anatomia dei fasci muscolari, delle ossae dei tendini, cioè di quello che Leonardo
amava chiamare “la macchina umana” ma anche un tentativo di trovare un
parallelo fra le leggi della vita dell’uomo e quelle della terra quasi come se
facessero parte di un unico insieme vivente. I fogli sono dotati di molti
appunti nei quali Leonardo paragona “le vene d’acqua” alla circolazione del
sangue, parla della ”pelle del lago” e le maree sarebbero “il respiro della
terra”. Dalle note emerge anche il modo di pensare dell’autore che
progressivamente abbandona questa teoria sull´analogia fra il corpo umano e la
terra. Anche Leonardo cartografo è però degnamente rappresentato prima di tutto
da una pianta dell’Europa e da alcune mappe legate ai progetti di ingegneria
idraulica.
Suddetta mostra
è il proseguimento delle mostre precedenti e possiamo aspettarci ancora altre,
visto che sono in totale previste 24 mostre collocate nella magnifica cornice
dei locali della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, ad esempio la Sacrestia del
Bramante. La mostra è aperta fino a 09.12.2012. Per ulteriori informazioni: info@ambrosiana.it.
Riprende la
scuola. Mattinata concitata piena di emozioni. I bambini che per la prima volta
vanno a scuola sono accompagnati dai genitori con gli occhi rossi, dai nonni a
rischio infarto, dai fratelli più grandi che si atteggiano a “guappi” e da zii
che presto cederanno il posto a maestre ansiose di modellare una nuova ondata
di “scolari”. Grembiulini inamidati che sembrano di compensato, fiocchetti di
vari colori , pettinatissimi quasi con brillantina. I loro occhi ,
semispaventati si domandano che succederà ? Prima campanella i genitori si
allontanano tranne la mamma che quasi nascosta o fa finta di andare in un
negozio teme di essere richiamata dal bambino “abbandonato”. Non succederà
nulla perché questi bambini sono più grandi dei loro genitori e aspettano
questo momento come una bellissima prova. Le bambine che il grembiulino le
trasforma in crocerossine fascinose cercano gli occhi del papà , ultimo
difensore fra loro e le insidie della vita. Già alle 10 si vedevano crocicchi di mamme
arraggiate sparse per il paese. Si lamentano di tutto, manca di tutto, non gli
va bene nulla. Scusi signora ma è il primo giorno di scuola… E giù lamentele.
Questo costa quello è inutile e cosi via. Quella maestra non la voglio, e giù
invettive contro un entità invisibile. Inventata, raramente vera e grave. Dai è
il primo giorno di scuola …Meglio i bambini…che salgono le scale con gioia,
percorrono lunghissimi corridoi pieni di foto di altri bambini mal vestiti, mai
pettinati, rattoppati …anno scolastico 1948-50, 1952-1953 , già negli anni 70
cambiano abbigliamento e colori. Hanno cambiato alimentazione… Mi sono confuso
fra loro , uno mi tirava la giacca, una bambina mi baciava un…bidello mi
riconosce e senza salutarmi mi accompagna alla porta. “E’ stato più forte di
me, dico con gli occhi gonfi,rossi , dai fammi tornare a scuola ancora per un
giorno”. Mi ha salvato una maestra che conosco che assieme al bidello mi
consegnano all’uscita. “Sanicola la sua visita è stata molto gradita…” .
Sanicola sento gridare… presente, rispondo quando sono già a casa a sfogliare
libri e quaderni dell’anno scolastico 1948-1949…
ECCOVI UN BEL RACCONTO DI FRANCESCO D'AGOSTINO. UTILISSIMO AI DOCENTI DELLE SCUOLE DA USARE E ADATTARE, COMMENTARE , ELABORARE. A TUTTI COLORO CHE PIACCIONO I RACCONTI, AGLI AMATORI DI STORIE NON SOLO LOCALI. SCRITTO BENE E SCORREVOLE.
di Francesco D’Agostino
C’è una grande e
splendida isola al centro del Mare Mediterraneo che, anticamente, testimoniava della bontà degli
dei. Di una bellezza incomparabile, quest’isola era ricca di sterminati campi
di grano, di verdeggianti distese di ulivi, di dorati frutti succosi, di
papiri, ricca di fiumi e di armenti. Lo sguardo si sperdeva nella bellezza selvaggia della sua terra e del suo
mare. Però, in quei tempi
lontani, i due popoli che abitavano l’isola erano divisi da un’atavica rivalità
che si consumava in continue e cruente lotte che li fiaccavano, ma il loro
orgoglio era troppo forte per farli desistere. Un giorno avvenne un fatto tanto
importante da cambiare il loro destino: gli acerrimi nemici si unirono in unico
ideale di amore e convivenza civile.
Carta araba della Sicilia consultabile in redazione
Come si conviene in
una favola, facciamo qualche passo indietro, all’inizio della nostra storia. “Sicì“,
giovane principe paladino, era l’unico figlio del re genio “Spigadoro”, che
regnava sul popolo d’occidente dell’isola, abilissimo nel governare ed
amministrare il suo popolo e spregiudicato accentratore di ricchezze. Nel regno
d’oriente, la bella “Lia” era una giovane principessa guerriera, figlia del re
ciclope “Occhiosolo”, che governava la terra orientale, abitata da commercianti
abili ed industriosi, orgogliosi della loro grande abilità nell’arte
mercantile. Drappelli di guardie
a cavallo, guidati dai rispettivi capi, il fiero Sicì e l’ardimentosa Lia,
compievano frequenti e veloci scorribande nel terreno avversario. Era
inevitabile, prima o poi, che le due fazioni si incontrassero e si scontrassero
ai confini delle loro terre. I due principi non si conoscevano, ma la linfa
della rivalità che scorreva nel loro sangue li portò ad affrontarsi in una
furibonda sfida. Ancora oggi i posteri
del luogo rievocano queste loro gesta
tramandate da racconti antichi. Per tre giorni e tre
notti durò l’estenuante lotta. Invano Sicì brandiva la sua spada che veniva
frenata dallo scudo di Lia. Invano la principessa, presa dal furore, si
allontanava galoppando, per trovare una piccola altura dalla quale potesse
puntare il suo arco contro Sicì. Le sue frecce si spuntavano contro la corazza
del giovane principe. Sembrava che questa lotta non dovesse avere mai fine,
come se gli dei seguissero dall’alto lo spettacolo avvincente di questi due
giovani belli e vigorosi e non volessero che avesse fine.
Ebbene, forse voi non
ci crederete, fu proprio la dea dell’Amore, che decise di intervenire. I
soldati e le guardie non avevano più la forza di combattere, i cavalli
sbandavano e si erano fatti lenti e riottosi. I due giovani principi, esausti,
sollevarono per un attimo la visiera dei loro elmi. Bastò quell’attimo perché
la poca energia di cui ancora disponevano si convogliasse nei loro sguardi. Come due veloci
saette che nelle notti d’estate gli astri cadenti squarciano di luce il cielo,
i loro sguardi si incontrarono, si trafissero, si riconobbero, si arresero alla
forza irresistibile che li spingeva uno verso l’altra, dimentichi dell’odio
passato, spronati da una dolcissima curiosità, da un incontro fino ad allora
sconosciuto. Scesero dalle loro cavalcature che andarono libere senza
allontanarsi. Sicì si avvicinò a Lia, si tolse l’elmo, lei si avvicinò e le sue
chiome brune si disciolsero lungo le sue spalle. Erano bellissimi e
non ci fu bisogno di parole. I loro occhi si dissero tutto, d’impeto le loro
labbra si unirono, suggellarono quella notte senza più sfidarsi un patto d’amore
e di pace. Gli dei erano soddisfatti e questo, nelle favole di solito è il
lieto fine, senonchè, oltre ai capricci degli dei mettici pure le stupidaggini
umane che spesso capovolgono i buoni sentimenti, inventando quelle crudele
assurdità di cui la storia è piena. Cari amici, le
fazioni orientale ed occidentale continuarono ad affrontarsi, nonostante Sicì
cercasse di convincere il suo augusto padre a far deporre le armi nel nome di
un diverso futuro, improntato nello scambio pacifico e prosperoso e altrettanto
facesse Lia con il re ciclope. Inutilmente, tanto che nelle corti avverse si
decise di organizzare un torneo all’ultimo sangue, sovvertendo le antiche
regole cavalleresche. I due giovani
innamorati si incontravano di nascosto, si amavano sotto la luna, aspettando il
giorno in cui poter proclamare al mondo intero e, soprattutto, ai loro genitori,
il loro amore. Quando venne bandito il torneo, si resero conto che sarebbe
stato difficile riconoscersi sul campo di battaglia, perché nessuno avrebbe
potuto portare insegne né i cavalli portare gualdrappa che avvertissero il
riconoscimento del cavaliere. Come
fare? Subito i due innamorati decisero di affidarsi ai loro scudieri che li
avrebbero informati su un segno di riconoscimento che pur passando inosservato
agli altri partecipanti al torneo, consentisse loro di individuarsi. C’era però
un nemico in agguato, pronto a mandare a monte i loro piani, e aveva le
sembianze del cattivo generale “Mafione” che, attraverso i suoi spioni, era
venuto a conoscenza degli incontri
segreti dei due giovani. Da tempo Mafione
tramava per rovesciare il re Spigadoro e usurpare il trono, ma prima voleva
sbarazzarsi del giovane Sicì, di cui temeva i valorosi slanci. Il torneo
rappresentava l’occasione d’oro per i suoi piani. Riuscì a corrompere lo
scudiero di Sicì, che così avrebbe dato
allo scudiero di Lia riferimenti falsi, riportando poi al suo cavaliere
elementi che lo avrebbero depistato.
Potete immaginare le
conseguenze di questo tradimento? Durante la lotta furibonda Lia si comportò
come una leonessa, il suo cavallo sembrava indemoniato. Lia depistata scoccava
frecce a destra e a manca. Una di esse ferì a morte l’amato Sicì e lui lo
stesso, raccogliendo le sue ultime forze, menò un terribile fendente che colpì
il cavaliere nemico proprio nello spazio tra l’elmo e la corazza. Quel cavaliere era
Lia, che scivolò morente da cavallo e giacque a terra, vicinissima a Sicì,
tutte e due morenti, inconsapevoli perché non si erano riconosciuti, con gli
ultimi sguardi rivolti al cielo, come chiedendosi il perché dell’assenza degli
dei. Ma anche gli dei devono arrendersi di fronte alle regole di un torneo,
devono limitarsi ad assistere alla lotta frenando la pietà. Alla fine del torneo,
si contarono i morti. Re Spigadoro abbracciò il corpo esamine di Sicì e cominciò
a singhiozzare per la perdita del suo amato erede. Pianse tanto, ma tanto, che
con le sue lacrime si formò un fiume in piena che irrigò una distesa brulla
dove nacquero abbondanti messe di biondo grano. Re Occhiosolo,
invece, restò muto, ma lo invase una tremenda ira contro se stesso. Il suo
orgoglio e la sua ostinazione avevano portato a morte la sua unica figlia,
valorosa e bellissima. Cominciò a colpire la terra con i pugni, e i colpi erano
così forti ma così forti, da provocare uno sconquasso nella terra e nelle rocce
d’oriente. Con la sua forza
scatenata tanto colpì da provocare un terremoto che fece sollevare un enorme
vulcano, scatenando un vero fuoco infernale, da cui si levarono con un rombo
assordante cumuli di rocce ardenti, canali incandescenti di lava, cenere e
lapilli, seminando il terrore nei contadini delle campagne circostanti. Con il capo cosparso
di quella stessa cenere, sotto il sole oscurato dal fumo che usciva dal cratere. Occhiosolo si avviò, solo, ad
incontrare Spigadoro, che aveva esaurito tutte le sue lacrime. I due re si
abbracciarono commossi. Dov’era l’odio che li
aveva divisi? Non c’era più. Restava solo tanta stanchezza per la guerra che li
aveva fiaccati e un desiderio di pace, una pace duratura che ponesse fine alle
guerre fratricide e desse una nuova speranza alle loro genti e alle future
generazioni. Giurarono di coltivare il ricordo dei loro passati errori, perché
fosse di monito e perché il sacrificio dei caduti non andasse perduto. No, il sacrificio dei
giovani principi non andò perduto..Dall’unione dei loro due nomi derivò la
denominazione di quella splendida isola..SICI-LIA!