domenica 25 marzo 2018

L'AMORE CROCIFISSO

DI LEOLUCA PASQUA

I riti della Settimana Santa, che ci apprestiamo a celebrare,conservano un fascino irresistibile,soprattutto le celebrazioni liturgiche dovelaParola viene accompagnata da gesti simbolici ed evocativi, volti a coinvolgerci in quel dramma di amore consumato, nell’arco di pochi giorni, da Gesù. Un dramma che inizia dal suo ingresso trionfale a Gerusalemme e che si conclude sul patibolo della croce. Possiamo ben pensare che coloro che gridano “Osanna” e che lo acclamano “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore”, siano quelli che dopo qualche giorno grideranno “Crocifiggilo…” e che fuggiranno per paura di essere riconosciuti come suoi discepoli. É il dramma di ogni uomo segnato dalle tante contraddizioni, dalla fatica del credere, dalla paura di imboccare la strada che ci porta a morire con Gesù sulla Croce. Siamo ancora lontani dall’accogliere l’invito a metterci alla Sua sequela rinnegando noi stessi e prendendola propria croce. Queste condizioni ci stanno strette! Preferiamo le scorciatoie di una vita cristiana vissuta all’ombra del campanile, inquadrati nelle proprie convinzioni religiose, impermeabili a qualsiasi provocazione, che in qualche modo, possa scomodarci dal nostro tiepidismo spirituale. Si corre il rischio di entrare in quella situazione accidiosa ed egoistica che, come ricorda Joseph Ratzinger, costituisce: «Il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità». Parole forti che non hanno bisogno di tante considerazioni, ma che devono piuttosto avviare un processo di coscientizzazione del nostro essere cristiani, soprattutto di fronte alle sfide che oggi la società ci presenta. La Settimana Santa, in questo senso, può aiutarci a ritrovare la via della verità e a preservarci da questo logoramento spirituale,in quanto ci obbliga a guardare al Crocifisso, verso ilquale procede ogni autentico cammino di fede. Arrivando sotto i piedi della Croce non ci sono più parole, non c’è più tempo per pensare ai propri progetti, alle proprie cose… Lì si rimane in silenzio, si inizia a contemplare il vero Amore che si fa dono. Solo allora ci si scopre peccatori, si capisce che la vera vita inizia quando si è disposti a morire al proprio egoismo e ad aprirsi agli altri. Solo in questo modo si riparte verso un cammino di Risurrezione, ma passando dalla strettoia della Croce. Via scomoda, ma sicura e liberante, dove comprendiamo sempre di più la nostra vera identità di uomini e di cristiani, chiamati a volare alto, secondo la misura alta dell’amore. Tutte le nostre fatiche, i nostri combattimenti, i nostri dubbi trovano senso davanti alla Croce, lì dove la nostra stessa vita riprende “vita” dal sangue di Cristo. Dirà a questo proposito San Francesco di Sales: «La passione e morte di nostro Signore sono il motivo più dolce e più violento insieme che ci spinge ad amare.I figli della Croce si glorificano in questo mistero che il mondo non intende: dalla morte distruttiva è uscita la vita; dalla morte, più forte di qualunque altra cosa, è uscito il dolce miele dell’amore».
Buon cammino di risurrezione a tutti. Don Leoluca Pasqua

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