DI LEOLUCA PASQUA
I
riti della Settimana Santa, che ci apprestiamo a celebrare,conservano
un fascino irresistibile,soprattutto le celebrazioni liturgiche
dovelaParola viene accompagnata da gesti simbolici ed evocativi, volti a
coinvolgerci in quel dramma di amore consumato, nell’arco di pochi
giorni, da Gesù. Un dramma che inizia dal suo ingresso trionfale a
Gerusalemme e che si conclude sul patibolo della croce. Possiamo ben
pensare che coloro che gridano “Osanna” e che lo acclamano “Benedetto
Colui che viene nel nome del Signore”, siano quelli che dopo qualche
giorno grideranno “Crocifiggilo…” e che fuggiranno per paura di essere
riconosciuti come suoi discepoli. É il dramma di ogni uomo segnato dalle
tante contraddizioni, dalla fatica del credere, dalla paura di
imboccare la strada che ci porta a morire con Gesù sulla Croce. Siamo
ancora lontani dall’accogliere l’invito a metterci alla Sua sequela
rinnegando noi stessi e prendendola propria croce. Queste condizioni ci
stanno strette! Preferiamo le scorciatoie di una vita cristiana vissuta
all’ombra del campanile, inquadrati nelle proprie convinzioni religiose,
impermeabili a qualsiasi provocazione, che in qualche modo, possa
scomodarci dal nostro tiepidismo spirituale. Si corre il rischio di
entrare in quella situazione accidiosa ed egoistica che, come ricorda
Joseph Ratzinger, costituisce: «Il grigio pragmatismo della vita
quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella
normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella
meschinità». Parole forti che non hanno bisogno di tante considerazioni,
ma che devono piuttosto avviare un processo di coscientizzazione del
nostro essere cristiani, soprattutto di fronte alle sfide che oggi la
società ci presenta. La
Settimana Santa, in questo senso, può aiutarci a ritrovare la via della
verità e a preservarci da questo logoramento spirituale,in quanto ci
obbliga a guardare al Crocifisso, verso ilquale procede ogni autentico
cammino di fede. Arrivando
sotto i piedi della Croce non ci sono più parole, non c’è più tempo per
pensare ai propri progetti, alle proprie cose… Lì si rimane in silenzio,
si inizia a contemplare il vero Amore che si fa dono. Solo allora ci si
scopre peccatori, si capisce che la vera vita inizia quando si è
disposti a morire al proprio egoismo e ad aprirsi agli altri. Solo in
questo modo si riparte verso un cammino di Risurrezione, ma passando
dalla strettoia della Croce. Via scomoda, ma sicura e liberante, dove
comprendiamo sempre di più la nostra vera identità di uomini e di
cristiani, chiamati a volare alto, secondo la misura alta dell’amore.
Tutte le nostre fatiche, i nostri combattimenti, i nostri dubbi trovano
senso davanti alla Croce, lì dove la nostra stessa vita riprende “vita”
dal sangue di Cristo. Dirà a questo proposito San Francesco di Sales:
«La passione e morte di nostro Signore sono il motivo più dolce e più
violento insieme che ci spinge ad amare.I figli della Croce
si glorificano in questo mistero che il mondo non intende: dalla morte
distruttiva è uscita la vita; dalla morte, più forte di qualunque altra
cosa, è uscito il dolce miele dell’amore».
Buon cammino di risurrezione a tutti. Don Leoluca Pasqua
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