(Franco
Vitali)
Del valore,
dei contenuti, della bellezza celata nei messaggi dell’espressione artistica e nella
sensibilità pittorica di Mimmo ci ha parlato in modo esemplare il nostro amico
Mauro: egli, tra l’altro, oltre che con competenza ci ha parlato col cuore e di
questo gliene siamo grati.
Tocca a me
ora raccontarvi il mio pensiero ed il mio punto di vista su un aspetto fondamentale
per capire l’opera di Mimmo perchè ha legato saldamente il suo essere artista
con il suo essere uomo: mi riferisco alla sua scelta intima di firmare le sue
opere come “Il Marinese”.
Il
significato profondo - direi subliminale - di questo suo modo di farsi
identificare affonda la radice nel concetto cosiddetto della marinesitudine, termine
mutuato da quello della sicilianitudine introdotto da Leonardo Sciascia intorno
agli anni ’60 del secolo scorso e che vi invito ad approfondire.
Non
marinesità – un concetto di qualità passiva e che suona di ineluttabilità – ma
un modo di intendere la vita nella quale entrano in ballo le nostre strutture
culturali profonde, l’eco delle nostre origini e della nostra storia locale, la
gioia , la bellezza ed anche tanti pesanti fardelli che concorrono a comporre la
nostra identità di marinesi.
Un certo
modo di guardare ed interpretare il mondo e la vita, dicevamo: uno stato
particolare dell’animo e del modo di provare emozioni, una perenne inquietudine
e tendenza alla solitudine alternata a momenti di grande senso della comunità e
la costante “presenza di un’assenza” con la quale conviviamo senza accorgercene
se non in modo inconscio.
una “assenza
esistenziale” che cerchiamo di colmare ciascuno come può e sa e che tante volte
colpevolmente lasciamo vuota.
Il Marinese dunque:
con la M maiuscola, non un aggettivo, non un vezzo, non un provincialismo ma
l’individuazione nel profondo del proprio intimo di una identità emozionale,
umana, filosofica ed artistica che si rende spendibile solo in simbiosi con la
Comunità Madre e che spesso risulta difficoltoso esprimere senza l’intimo
conforto di quest’ultima.
Firmandosi
il Marinese Mimmo ci vuole dire:
“Qui io sono
nato, qui vivo, qui la mattina la prima cosa che vedevo da bambino dal mio
balcone era la Rocca; qui ho osservato il volo delle rondini – ora leggiadro,
ora morente ed in cerca di nuova vita ; qui con gioia o angoscia ho visto
cambiare colore alla natura ed agli
elementi viventi che mi circondavano ed entravano nella mia mente e nel mio
cuore.
Qui – e solo
qui – sento un legame con la madre terra e penso: “Sugnu attaccatu a lu tò vuddicu/ comu matri a nutricu”
Qui cerco il
segreto del senso della mia esistenza e qui spero di vivere fino alla fine dei
miei giorni…
Proprio
qui: tra la mia gente, nel mio paese col
suo dolce ed amaro, bello e brutto, vero e falso, nelle sue luci e nelle sue
ombre, in questo crogiolo di umanità e cultura proveniente da molto lontano ed
arrivata a noi tramite i nostri avi.
E’ qui che
mi sento grandemente unico ma mi accorgo che senza di te – Marineo – non sarei
nessuno , non riuscirei a “Creare” non riuscirei a lanciare il mio messaggio
artistico verso il resto del mondo.
E’ qui
infine l’unico posto in cui io riesco a dare una rappresentazione autentica ai
simboli, ai segni ed ai significati del mio mondo onirico ed a trasformarla in
immagini che come in un caleidoscopio si compongono e ricompongono in me e
nelle mie tele continuamente.
E dunque,
amici miei, : E’ QUI’…E’ CON QUI’…E’ DA QUI’…
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