Siamo curiosi di vedere chi si presenterà all’incontro dei marinesi
nel mondo. Grazie al solito Lombino la cosa potrebbe suscitare interesse perché
lo stesso sa sempre documentare quello che fa. I “nostri storici locali” più
che documentarci pescano nel marcio capaci solo di dirci quanti marinesi
vivevano nell’indigenza quanti avevano diritto al voto, quanti riuscivano a
vivere in una estrema povertà. Nascondendoci sacrifici enormi in silenzi
commoventi. Ormai i marinesi nel mondo se tornano sono insultati. Accertato che
esistono solo gli americani (o meglio i loro dollari) che appena arrivano alla
Cappelleta di San Ciro sono già stati depredati alla rotonda. Accertato che
tutti gli altri emigranti non sono mai esistiti tranne uno “partigiano”
comunista , ma pagato dalla polizia fascista. Quelli recenti ormai sono stati
lapidati … Inutile far nomi ! Da quello che rifiuta di fare investimenti a
Marineo e li va a fare a Prizzi, a quello che deve pagare dodicimila euro per
avere un titolo alle decine che emigrati nel nord (Europa compresa) sono “senza
valore”.
Ora questa ci pare una festa anomala perché , tra l’altro, vi
partecipa un ex-emigrante che forse non ha mai “rimesso” (nel senso di inviare)
mai un dollaro ma che invece rimette i suoi beni in America …
Ma lasciamo la parola ad Ezio Spataro o meglio alla
sua poesia
SPARTENZE E SPARTUTI
Ricordo
le lunghe file a imbuto
l’euforia
di diventare uno spartuto
dopo
una vita di panza e di presenza
finalmente
mi preparavo alla spartenza
Dissi:
ma chi nn’ama spartiri?
No!
- mi risposero - semu cca pi partiri!
Ah
si? E unn’e’ direttu lu viaggiu?
Mi
dissero: unni c’è benessiri e travagghiu!
Già
mi sudava la cammisa
mentre
spingevo la mia valigia Carpisa
orgoglioso
di quel trolley griffato
me
ne stavo lì accodato
Il
marsupio mi pendeva dalla vita
dentro
ci affondavo tutte le dita
gli
incastravo i miei due cellulari
in
quel marsupio della Naj Oleari
Pensai
in tutta fretta
di
passare al museo di Bolognetta
per
avvisare gli ex articolisti
di
inserirmi nella lista dei poveri cristi
Lo
feci e gli dissi a quattrocchi
venite
articolisti, scrollatevi i pidocchi
venite
ad onorare il prodotto interno lordo
Ma
chi? S’attaccaru cu li catini e cu li cordi!!!
Allora
pensai - scrivo a Santo Lombino
mi
faccio citare in qualche suo libricino
oppure
mi gioco la carta del Guastella
magari
mi inserisce in qualche sua novella
Potrei
tentare la carta del Benanti
magari
mi inserisce in qualche libro di santi
Santu
Ciru emigratu n’Lumbardia
facitimi
la grazia mentri sugnu pi la via
Mi
feci dei selfie col trolley firmato
gel
nei capelli e pollice alzato
il
cellulare in mano, lo scatto compulsivo
davanti
il bastimento con il quale partivo
Andai
in settentrione e vi incontrai i leghisti,
aprirono
i porti a noi poveri cristi
ne
approfittammo per rubargli il lavoro
terroni
- ci gridaron tutti in coro
Erano
leghisti novellini
quelli
primitivi dell’era pre-Salvini
nella
loro terra cercavamo un futuro
anche
noi volevamo averlo duro.
All’approdare
del nostro bastimento
vennero
a farci il primo censimento
noi
temevamo imminenti rimpatri
ed
io pensavo - chi ci dicu a me patri ?
Dopo
un odissea di patimenti
rimasi
in quella terra fra gli stenti
ma
grazie al mio ingegno e la mia arte
misi
un bel gruzzolo da parte
Ora
quando torno al mio paese
faccio
il conte ed il marchese
la
gente mi riverisce e mi vanta
perché
gli sgancio la carta da cinquanta
Ho
realizzato il sogno padano
dono
alla chiesa, al prete e al sagrestano
faccio
opere di carità e beneficienza
io
che un tempo avevo fatto la spartenza
E
pensare che ero partito
con
la valigia di cartone
avvolta
in uno spago striminzito
come
unica protezione
Dentro
avevo messo pochissime vivande
insieme
a qualche paio di mutande,
la
sasizza di pupiddo essiccata,
i
passoloni della Cannavata
Uomo
di successo, un tempo spartuto
adesso
ricordo quelle file a imbuto
io
che mi son fatto da solo
a
volte ripenso al vecchio molo.
Adesso
mi fanno i complimenti
per
essere salito sui vecchi bastimenti
quando
con speranze quasi vane
partivamo
per terre assai lontane
Ora
spensierato mi lecco questo cono
e
penso a spedirvi il pacco dono
dentro
vi metto un vecchio reggiseno
due
coppole si ricavano per lo meno.
Preparo
la sputazza e il francobollo
mi
preparo a chiudere il collo
sigillero’
in esso la spartenza
apritelo
e ne sentirete l’essenza.
(Ezio Spataro) 15.08.2018