Al Signor Generale Don Giuseppe La Masa
Comandante le Squadre di Gilbirossa
Signore, trovo mio debito, come atto di giustizia, e per venire reso l’ amore al marito, farle conoscere che gli individui descritti nella qui acclusa nota furono quelli tra i primi che insorsero Marineo e che il giorno 21 scorso maggio (1860) partirono meco per le montagne di Gilbirossa imbandendo le armi contro i regi. Non posso però dispensarmi umiliarle che quelli annotati dal n° 1 al n° 28 all’ entrata del giorno ventisette stesso mese del prode Generale Garibaldi colle sue truppe in Palermo furono dei primi appresso i Piemontesi nell’ assalto, facendo il loro primo attacco contro i regi al Ponte cosi detto di testa, cacciando da detto punto i soldati regi, che stavano piazzati al Ponte dell’ Ammiraglio con molto pericolo della loro vita. Indi, con tutta la possibile solerzia meco si avviarono verso Porta Termini, ove pure seguitarono all’ attacco contro i soldati di S.Antonino: dopo lasciato questo punto, passando in mezzo alla pelle e alle mitraglie, che mandava il vapore Napoletano, entrarono con molto vigore per Porta di Termini e tragittando per la via dello stazzone presero meco posto nel Palazzo del Principe di Cutò, ove dal terrazzo e dalle finestre attaccarono un vivo fuoco contro i regi, che stanziavano nel convento di S. Antonino, e senza punto badare alle bombe, che a quella volta venivano dirette, e che molto danno recarono in quelle vicinanze, li medesimi continuarono il loro fuoco con tale energia sino a che il detto convento fu dai suddetti soldati sgombrato. Non tralasciarono li medesimi, come pure tutti gli altri nell’ acclusa nota di accorrere agli attacchi contro i soldati regi, che trovavansi al convento della Nunziata bastione di Porta Montalto e convento dei Benedettini bianchi con tutta la solerzia ed energia di buoni patrioti sostenendo il loro posto da bravi, quando in tal punto venne ordinata la tregua. Ho creduto mio dovere umiliarle tutto l’ anzidetto, quale Comandante Generale la squadra per darsi compiacente rendere di giustizia chi di diritto le dovute lodi e cosi venire in certo modo compensati dei loro servigi resi per la Patria.
Marineo 2 luglio 1860 Il Capo Squadra Andrea Patti
1 D. Salvatore Di Marco, 2 D. Antonino Raimondi, 3 D. Giuseppe Patti e Di Benedetto, 4 Andrea Scapulla, 5 D. Bernardo Pecoraio, 6 Ciro Maneri,7 Antonio Ciancimino, 8 Giacomo Carioto, 9 D. Mariano Triolo, 10 M. Salvatore Collura, 11 Francesco Maneri, 12 M. Antonino Lo Castro, 13 Ciro Bonanno, 14 Filippo Mastropaolo, 15 D. Giovanni Di Marco, 16 M. Giovanni Rao, 17 Francesco Lo Pinto, 18 Tommaso Lo Gelfo, 19 Rosolino De Aversa, 20 Andrea Staropoli, 21 Ciro Maria Mastropaolo, 22 Stefano Carrino, 23 Salvatore La Rocca, 24 Francasco Daidone, 25 Salvatore La Spina,26 D. Francesco Virga portabandiera, 27 Antonio Vilardi, 28 Francasco Palazzo, 29 D. Vincenzo Caramanna, 30 D. Vincenzo Maggio, 31 D. Giuseppe Tasca, 32 Ciro Di Giacomo, 33 Carmelo Di Giacomo, 34 M. Giuseppe Cangialosi, 35 D. Girolamo Librino, 36 D. Onofrio Di Marco, 37 Don Gaetano Albeggiani, 38 M. Giuseppe Loiacono, 39 D. Ciro Virga, 40 M. Filippo Buongiorno, 41 Ciro Pecoraro, 42 Giuseppe Maneri, 43 Andrea Macagnone, 44 Natale Sanfilippo, 45 Benedetto Ruisi, 46 Antonino Dolibella, 47 Giuseppe Pepe, 48 M. Giuseppe Buttacavoli, 49 Giuseppe Rinaudo, 50 D. Santino Coleanni, 51 Girolamo Lombardo, 52 Ciro Cangialosi, 53 Domenico Lo Cicero, 54 Gaetano Di Palermo, 55 D. Giuseppe Paternò, 56 Giuseppe Azzara, 57 Vincenzo La Spina, 58 Ciro La Spina,59 Nunzio Tantillo, 60 Michelangelo Guarneri, 61 Natale Palazzo, 62 M. Antonino Azzara Pamvusio.
Non senza amarezza ripubblico l'elenco dei 62 di Marineo . Nessuno si è ricordato di loro ! Eppure sono cognomi ancora in uso. sono nostri parenti più prossimi. Non uno che li abbia ricordati.Nè una parola del Sindaco nè una parola dei vari Assessori. Nè una insegnante che "abbia" fatto l'appello.
RispondiEliminaIgnorati, dimenticati.
Ho visto centinaia di bambini sballottati da giorni come pacchi . Chissa cosa gli hanno spiegato e raccontato.