giovedì 7 luglio 2011

SULLE TRACCE DI SAN CIRO

Affreschi di s.Ciro e Giovanni del VIII-IX rinvenuti negli anni 30-40


Già  il grande Armellini , famoso archeologo cristiano, dubitava del passaggio da Abba Ciro a Passera. Centinaia di esempi simili confortano ma qui si finisce completamente fuori . Sino ad Abbacero seguiamo ma poi o mancano dei passaggi o ci sono altre ragioni. Non si può escludere che si volessero salvaguardare le reliquie  o a tante altre supposizioni. Qualche tentativo è stato fatto ma le spiegazioni ancora oggi non sono convincenti. Ci pare lo stesso passaggio da Ancyra a Makella che per ora hanno un solo supporto qualche tegola anzicchè qualche sostanziale pilastro.     
Pianta della chiesa dove furono custodite le reliquie
  
Dal secolo XV  questa antica chiesuola, per corruttela, viene chiamata dal  volgo s.Passerra. E’ situata sulla riva del fiume, quasi di fronte alla basilica di s. Paolo. Ai giorni  di papa Innocenzo I furono in quel luogo deposti i corpi dei ss. Ciro e Giovanni. Il Martinelli confonde questa chiesa della via Portuense colla urbana che fu pure dedicata ai ss. Ciro e Giovanni e che era nel foro Olitorio, nel luogo detto ad Elephantum .
Abbiamo a suo luogo accennato per quale strana corruttela il nome dei due santi Ciro e Giovanni, nella pronuncia volgare, si trasformasse in quello di Passera e poi di Prassede.Infatti si disse prima Abbas Ciro, poi Appaciro, Appacero, Pacero, Pacera, Passera e Passero. Cosicché tutte le chiese che a questi santi erano in Roma dedicate, oggi distrutte, cioè quella detta de Militiis, l’altra de Valeriis e la terza ad Elephantum, per la stessa legge di pronuncia ebbero come la portuense i nomi di Pacera o Passera, nel qual nome si volle trovare qualche somiglianza con il nome di s. Prassede. La nostra cappella portuense, come si è accennato, è la più antica di tutte quelle che furono dedicate ai due celebri martiri alessandrini Ciro e Giovanni, ed è l’unica superstiste in Roma.
Anche Giovanni Diacono , nella vita di s. Gregorio, fa menzione di quel sacello. L’origine della chiesa si attribuisce alla devozione di una matrona di nome Teodora, come si legge negli atti dei due martiri suddetti. La chiesa appartiene alla diaconia di s.Maria in via Lata, nel cui archivio capitolare v’ha un antico codice nel quale si contengono molte notizie intorno agli atti dei due santi e alla traslazione delle loro reliquie in Roma, fatta da Sofronio, vescovo gerosolimitano. In questa chiesuola rimane ancora l’ipogeo ove giacquero le reliquie suddette, e sulla porta del medesimo , in due linee, si legge la seguente epigrafe:
CORPORA SANCTA CYRI RENITENT HIC ATQUE IOHANNIS
QVAE  QVONDAM ROMAE DEDIT ALEXANDRIA MAGNA.
Allorquando il nome dei due santi si cambiò nell’inaudito di Passera, e si credette che sotto questo si nascondesse quello di Prassede, si comincio a celebrare in questa chiesa anche la festa di s. Prassede, e ai 21 di luglio, giorno natalizio di detta santa, in cui però accade la riposizione delle reliquie dei due eponimi della chiesolina, il popolo romano concorreva in folla a questo luogo.

Mariano Armellini – Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX  Roma N.Ruffolo  1942

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