lunedì 19 maggio 2014

MOLON LAVè !



Gridarono alla polizia  i giovani studenti asserragliati dentro il Politecnico di Atene.

Valerio Massimo Manfredi è il più americano dei nostri romanzieri. Da archeologo racconta la storia in modo passionale e ci ha dato bellissimi volumi su temi epici scorrevoli dove la storia si lega alla leggenda e alla presupposizione. E’ il cammino che abbiamo percorso per decenni con il teatro dei pupi sino a quando nel nostro cammino abbiamo incontrato un eccellente cafone che ha usato il peggio della nostra mentalità siciliana impunemente. Questa mattina alla Malpensa in attesa del mio volo mi ritrovo la terza parte della sua opera su Ulisse o meglio “nessuno”. Non sapevo che oltre i primi due (ottimo il primo, pesantuccio il secondo)  ne esistesse un terzo. Decido che Manfredi vale 13 euro a scatola chiusa. Piccolo ragionamento veloce che mi porta alla deduzione che tornato a casa, Ulisse , sistemati i proci, rassettata la camera da letto nessuno di noi lo vede dopo dieci anni di guerra e altrettanti di mare sedersi e godersi la vecchiaia. E quindi , immagino, che il nostro Manfredi o si è riletto Le Avventure di Telemaco o ha inseguito Ulisse nel suo ultimo viaggio.  La mia grandissima sorpresa è stata quando il racconto inizia nel novembre del 1973 con una drammatica descrizione dell’irruzione dentro il Politecnico di Atene della Polizia dell’esercito e non so di chi altri. Morti di sangue a decine.
Ora vorrei avere con me la mia agenda di quegli anni, il mio passaporto con le decine di visti di ingresso in Grecia, i miei appunti i miei libri greci che in quegli anni mi permettevano si seguire l’archeologia viva , Live in diretta. Correvo da un punto all’altro della Grecia seguendo le gesta di Marinatos e di tanti altri.
Sino al novembre del 73 vedevamo con una certa simpatia   i colonnelli greci  perché portavano ordine disciplina e incentivavano gli affari. Ricordo che la sera nessuno di noi chiudeva la casa a chiave e nemmeno la macchina e a differenza dell’altra città che frequentavo nello stesso modo (Praga) la presenza della polizia nei due luoghi era abissale. A Praga vivevi incubi ad Atene era più facile prenderti uno scappelloto che una multa. Quest’ordine all’acqua di rose era da un lato bellissimo e tutto si risolveva sul posto immediatamente a Praga non si sa dove potevi finire. Quel novembre del 73 si ruppe il giocattolo. Tutti dovemmo aprire gli occhi. Ci volle tempo per capire come fosse stato possibile che la polizia fosse diventata cosi sanguinaria. Per anni si negò il fatto più per incredulità che per politica. Facevamo fatica a credere che la strage del politecnico fosse vera … Poi caddero i colonnelli , poi arrivò Caramanlis , poi il colpo di Cipro, la disfatta dei colonnelli, la fatica della democrazia. Ora mi ritrovo un “romanzo” non politico che racconta quegli anni giorno per giorno e che ho vissuto giorno per giorno in Grecia assieme ai greci. Erano gli anni di Panagulis, di Papadopulos, di Makarios e della Signora del giornalismo italiano. Spero che la grande confusione e il grande disordine dei miei ricordi questo libro mi aiuti a metterci ordine.

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