Domenica prossima siamo chiamati
a commentare il nuovo lavoro di Antonino Trentacosti. Certamente il più
deputato a dirigere ciò sarà Ciro Spataro che grande ruolo ha avuto nella nascita
di questo volume. Ma due parole vanno dette su questo evento. L’affido alla
nostra comunità di questo libro avviene in concomitanza di un altro parto
gemellare. A distanza di pochissimo
(quasi di ore) la nostra storiografia si è arricchita di due opere, ciascuna
nel suo genere , che in comune hanno
solo la grande e paziente fatica della ricerca. Una ossessiva ricerca , nel Marineo
prima di Marineo ecc.
,di dati e statistiche che si rivolge quasi solo ad altri ricercatori e che ci lascia
perplessi non essendo interessati a tali dati se non per conoscere meglio le
sofferenze della gente in epoche diverse; cosa che ci è nota e facilmente
deducibile da mille altri indizi.
Ma baipassiamo il commento per andare a dare un occhiata al lavoro del Trentacosti. Qui ci troviamo soprattutto guidati dall’intuito e dal cipiglio dell’ autore nel vedere tutto con un occhio artistico e con l’altro per l’amore verso il suo paese. Ricordo bene quando definii Padre Calderone “poeta” perché il suo sconfinato amore verso il suo Paese (Marineo appunto) spesso lo portava fuori supposizione , ma mai si allontanò dal suo “Marineo Caput mundi”. L’altra sera il prof. Maurici ha ripreso il mio commento “Una tegola è troppo poco per battezzare un paese” o meglio “una tegola non fa primavera !” sfiorando l’argomento a differenza di altri che per invidia liquidarono a suo tempo Padre Calderone come ,diremmo oggi, autore di Fake News (o meglio si ha la capacità di analizzare milioni di dati grazie anche a nuovi metodi di ricerca e non sapere interpretare gli strumenti a disposizione di due secoli fa) .
CHI FUR LI MAGGIORI TUA |
Mentre le Antichità del Calderone sono segnalate in tutte le bibliografie questi nuovi autori sono solo segnalati da altri autori , quasi una similitudine al fenomeno degli “scambi di voto”. Il nostro Trentacosti conosce bene il territorio che ha “sviscerato” usando il filone artistico da cui ha tratto dati storici e artistici a lui molto congeniali e a noi preziosi. L’analisi che lui fa di Marineo somiglia molto alla descrizione che Padre Calderone fece “…dei dintorni di Marineo” e lo fa sempre per portarci al lato artistico segnalando e descrivendo presenze a cui mai avremmo dato questo valore. Insomma oggi il Trentacosti è l’erede di Padre Calderone . Non mi stupirei , se non fosse per il dato tipografico che un domani i due volumi potessero essere rilegati assieme , fermo restando che ciò oggi è impossibile trattandosi di personalità completamente opposte e diverse , ma a noi amatori di storie patrie questo dato interessa poco o niente.
A me rimane il ricordo del lungo calvario di questo libro raccontatomi dallo stesso autore che ha avuto la cortesia di confidarmelo più volte . Come l’emozione che riusciva a darmi quando durante il suo lavoro si imbatteva in scoperte (cito solo lo stemma di Marineo) con quel suo sorriso alla Cristoforo Colombo appena scoperta l’America. Ma non posso tacere della sorpresa di trovarmi fra i “ringraziati” senza capirne il perché. Ho dovuto scorrere il libro per ritrovare e quindi capire il perché: la presenza della stampa del Panormita che gli fornii. Tanto onore per cosi poco !
Appuntamento al
Palazzo Beccadelli (finalmente il termine giusto) domenica 2 Dicembre alle ore
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