venerdì 26 agosto 2011

IASSU MANULI, PARAPOLI KALO

IASSU MANULI, POLI KALO, PARAPOLI KALO
Un mio amico , esperto critico d’arte, mi incontra ieri sera e mi dà due imputazioni:la prima quella di quasi contestatore del tutto, la seconda di lasciare stare suo cugino. Dette queste cose da un valido critico mi suonano male al che ho risposto che non si possono tacere certe disfunzioni e che suo cugino …Ieri sera era una bella serata : il luogo è magico ed è uno di quelli che amo di più. Ho fatto ricerche, approfondimenti . Una decina di anni fa chiesi a Ninni M. di presentarmi al sindaco di allora per proporre un progetto. Feci almeno tre viaggi da Milano ma la cosa non andò in porto. Sognai una biblioteca arabo normanna negli spazi adiacenti, spazi multifunzionali ma soprattutto non una cattedrale nel deserto ad uso personale dei politici. Lo stesso progetto proposi a Marineo con il tema “il palio dei Mulini”. Tutte queste cose poi vengono scopiazzate parzialmente. Ma veniamo alla serata.. . “Manuli” ha una perfetta padronanza del pianoforte: è sicuro. Solo con la base perde, primo perché non si capisce se anche lui è registrato e poi perché il volume della base era esagerato. Quando eseguì la musica del padrino ti accorgevi della sua bravura totale. Mi è sembrato un artista semplice e modesto ma ottimo esecutore. Gli ha fatto piacere scambiare due parole nella sua lingua materna e abbiamo ricordato Atene e Sparta da dove hanno origine i suoi genitori. La soulvoice non è stata usata bene. Una voce cosi caratteristica e preziosa andava fatta uscire dai bagni e non entrare, oppure andava collocata in una finestra , o fra il pubblico, meglio iniziare dentro li vagni. Il pubblico ha risposto bene allettato dal luogo e dal buffet ma piano piano ha sloggiato sollecitato dai piccoli gesti sbagliati. La video proiezione era semplicemente penosa. Deturpava e violentava la magnifica parete dei vagni dove abbiamo sempre ammirato la scritta (oggi illeggibile) cufita. L’assordante e disgustosa immagine del desktop del compiuter oltre a rovinare la facciata trasmetteva immagini illeggibili che solo chi le ha preparate riusciva a leggerle e capirle. Il povero cappero selvatico ha subito dalle meduse ad un feto (non scherziamo con la vita) ai cammelli ai delfini. L’ambiente era esaltato dalle fiaccole ma lasciare completamente al buio il percorso di accesso è stato avventato. La nostra Irene Olivieri salvo qualche piccolo dettaglio è stata brava, ma i dettagli (dalla fotografa in abito nero lungo stampata contro la parete, ai continui ringraziamenti, all’artista che cerca assistenza ) fanno grande l’evento. Per non parlare della inesistente comunicazione (ma di cosa si sono occupati tutti quelli che sono stati ringraziati ?). Bisogna che anche a Marineo portiamo questo tipo di evento perché la quasi totalità dei nostri giovani ha studiato musica ed è ora che impariamo ad ascoltarla .

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