Perdono di Assisi
(Indulgenza della Porziuncola)
Ci sono luoghi magici, cosidetti magici, che ,appunto, ti attraggono. Descriverli è fortemente riduttivo e ci vogliono capacità fuori dal comune. Prima di tutto li devi sentire dentro di te. Quando ti siedi davanti la Porziuncola di Assisi prima di tutto vieni travolto dall’atmosfera, poi i tuoi muscoli si rilassano mentre scorri affreschi e dipinti, poi credi che tutto questo sia stato creato per te ed infine “senti il bisogno di pregare”.
Eravamo un folto gruppo di marinesi in mezzo ad un mare di siciliani. Il presidente della provincia, Calderonello, viaggiava in un pulman da solo con l’autista e da marinese continuava a chiederci di salire a bordo per stare tutti assieme. Restammo allo sbando. Rigoglioso portava il nostro gonfalone che spiccava in mezzo a tutti gli altri. Il sindaco era preso da un delicato discorso con Scalfaro sullo storico schiaffo, non quello al papa ma quello ricevuto da Scalfaro… Era dappertutto e parlava con tutti, era sul palco delle autorità come se fosse l’organizzatore dell’evento. Orlando arrivò con oltre mezzora di ritardo e Pappalardo mimò il gesto dello schiaffo… A cena fummo a tavola con quelli di Piana degli Albanesi e quando arrivò Pappalardo spingemmo Padre Randazzo a portarlo al nostro tavolo. “Ah quelli di Marineo vi si sente dalla Porziuncola” disse il Cardinale, rifiutando l’invito non avvezzo alle abbuffate in onore dei poveri. Erano gli anni che Marineo era il padrone assoluto della Curia palermitana con tre pezzi da 90 in cima alla Curia : Padre Randazzo, Padre Pecoraro, Padre Arnone e Padre Rocco. Mancava poco e Marineo avrebbe avuto il suo bell’Ufficio Miracoli . Alla messa principale eravamo sparsi nella basilica non ancora terremotata. Non possiamo dire che in quel momento si potevano godere gli affreschi, ma il solo pensiero che gente come Giotto secoli fa aveva affrescato la Basilica per deliziare una nullità come me, anni ed anni dopo mi riempi di orgoglio e mi sentivo onorato. Una sola volta l’anno, il 2 agosto appunto, confessato e in stato di grazia si può ricevere il “perdono di Assisi” là nella Porziuncola. Sul punto di accomiatarsi, il pontefice chiese a Francesco – felice per la concessione ottenuta – dove andasse “senza un documento” che attestasse quanto ottenuto. “Santo Padre, - rispose il Santo - a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. Francesco chiedeva “non anni, ma anime” “chiunque verrà a questa chiesa confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo fino al dì e all’ora ch’entrerà nella detta chiesa”. Nonostante, quindi, l’opposizione della Curia, e quando mai !, il pontefice gli accordò quanto richiedeva (“Piace a Noi che tu l’abbia”). E questo la dice lunga su tutti i pezzi di carta, dalle lauree agli attestati ai patentati e qui mi fermo !
Per chi volesse una biografia “umana” di Francesco di Assisi si legga la vita di Salvatorelli, chi volesse la poesia si riveda il film di Zeffirelli con la canzone di Baglioni “Dolce sentire” .
Come tutti i santi “ingenui” Francesco subì il martirio dai suoi confratelli che lo trattarono da babbeo sclerotico togliendogli di mano la sua creatura e lui li fregò con la sua semplicità.
Non credo che Sant’ Antonio seguisse Francesco per caso. Scarsissime le notizie e i contatti con il suo contemporaneo Federico II. Quest’ultimo intento a creare un “nuovo stato” il nostro Francesco , sapeva parlare al cuore degli uomini , agli animali e alle piante .
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