Destinazione Agrigento. Già
vista mille volte ma sempre diversamente. Amet appena mi vede mi benedice come
fanno i pii musulmani. Ci siamo conosciuti a Casablanca quando andavo davanti
il macello dei cammelli a “consolare” le
vittime che emettevano una specie di canto che veniva sentito a distanza dai
cammelli e rispondevano con versi decifrabili sono da noi. Amet come me interpretava
quei canti. Amet oggi ha un minibus in area scavi e porta i turisti in cambio
di 3 euro facendo la spola fra i due templi maggiori. Sanicola, ti lascio
davanti il tempio della Concordia, attraversi la strada ed entri nell’altra
zona archeologica dopo aver passato le catacombe bizantine, latine greche e
cosi via. Ti rimane da vedere i telamoni e le tre colonne di Castore e Polluce .
Le migliaia di massi sparsi ovunque dal terremoto, dai cartaginesi per non
parlare di greci romani ecc. ci vuole troppo tempo per capirci qualcosa. Appena
finito con altre 3 euro ci imbarca e con il suo veicolo ci riporta al posteggio
augurandoci che Dio vegli su entrambi. Arriviamo alla Piccola Caracas altra
isola nel cuore della vecchia Licata dove una signora e un signore d’altri
tempi in un ambiente modernissimo ci danno le chiavi delle stanze per soli 35
euro a notte. Stanze ampie pulitissime che ti invitano a fermarti almeno per
una settimana. Sanno che siamo diretti alla Madia. Ci guarda con rispetto
convinti che abbiamo un conto in banca enorme. E’ impossibile descrivere la
cucina e l’ambiente di questo locale. Piatti che necessitano una descrizione dettagliata
dal Maitre e dallo Chef. Siamo ospiti e gustare queste “creazioni” ti senti in
un altro mondo. Ogni piatto ha dei complicatissimi abbinamenti frutto del
sapiente uso di cereali, frutti rari, e rarissime salse. Offenderei lo Chef se
osassi descriverli. I vini ad una temperatura perfetta dai nomi mai sentiti
prima, da gusto e retrogusto non traducibili. Vi consiglio di risparmiare almeno
100 euro a testa e correre a Licata alla Madia. La mattina mentre ancora
discutiamo sulle portate corriamo sulla Agrigento Palermo malgrado qualche
sprovveduto dell’Anas tenta di imbrogliarci portandoci sulla Caltanissetta fra
infiniti lavori e di lì sulla autostrada Catania Palermo: cioè due ora in più.
Obiettivo Piana degli Albanesi con i suoi riti e la sua cultura. Da qui in poi
siamo nelle mani di organizzatori marziani. La Metropoleos di Piana apre dopo
le 5 del pomeriggio il duomo di Monreale chiude alle 6. No comment. Corriamo
per il pranzo Al San Giovanni dopo il ponte a destra. Segnalare questo ristorante
è un grosso rischio. Se vi si riversano “gli invasori” addio rarità. In tutta
la zona nel raggio di cento chilometri non esiste locale che può arrivare al 30
per cento del San Giovanni. Poi devi saper attendere perché lì nulla e pronto
nemmeno l’insalata. Vi consiglio di farvi riconoscere e diventare familiare perché
Don Vincenzo e la toscanissima signora con figli e familiari esercitano una
professione che per loro è un arte. Ci sarebbe voluta una camera per la pennica
… Saliamo su sino ad un sacrario. Questo luogo che la sinistra si è appropriata
è di tutti. Qui la stupidità umana ha raggiunto il massimo dei suoi vertici !
Per anni la chiave di lettura era: mandanti e banditi. Quando quel primo maggio
mandanti più cretini degli esecutori spararono sulla gente non scossero solo le
coscienze di una parte ma unirono tutte le genti in un grido di dolore. Perché non
esiste uomo che può condividere un gesto simile e se esiste fa parte del genere
animale. Il silenzio è terribile , quei sassi uno per uno hanno accolto il
sangue di martiri.
Scendiamo verso Monreale
lasciamo gli amici in albergo delusi dagli strani orari di un paese che si
ostina a non credere nel turismo e torniamo a Marineo. Domani è un altro giorno
e si vedrà ...
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