Chiesa di San Ciro |
Ci viene riproposto un “saggio” su
san Ciro e il culto delle reliquie già altre volte ascoltato. O meglio si
riporta uno studio di Jonathan Sumption (del 1981 Editori Riuniti Roma)
sostenuto dalle sempre valide citazioni da Sant’Agostino a San Tommaso di
Aquino all’Apocalisse. Giustamente
questo è il ruolo dell’antropologo. Ma nel limite delle novità nulla , e quindi sono ripetizioni di cui sconosciamo i motivi
(basti pensare al sempre riproposto lavoro su Guerra e Pace, che fatica ad
entrare nei libri di testo almeno locali). Su San Ciro e soprattutto le sue
reliquie basta la trascuratezza dei
fedeli che le hanno declassificate sia col procedere delle scienze mediche che
dal disincanto offerto dai tempi moderni a significati antropologici tortuosi e
impalpabili. Prova ne sia che ci si affida sempre “ai riti dei primi cristiani”
non avendo argomenti contemporanei da supportare. Sono le solite supposizioni
(famosa quella del bastone di San Giuseppe che dà la forma alla “baguette” ). Ciò
non toglie che questi studi possono avere un valore , ma da lì a diventare
contributo ne passa. Quindi ,nel caso di San Ciro, di storico, siamo fermi a
quello che sapevamo mentre dal lato delle supposizioni si naviga a vele
spiegate e gli ultimi studi proposti ne sono la prova perché delle due proposte
(le supposizioni e il culto di San Ciro in America) ha più valore la seconda .
Se poi aggiungiamo l’ipotesi di una contemporaneità (e quindi la possibilità
che il “trasloco delle reliquie di San Ciro “ causarono i tumulti e i disordini
sanguinosi) al tempo di Ipazia e di Cirillo non ci pare che ci sia molto su cui
soffermarsi. Ecco quindi che spetta a chi si fregia di essere autore di “vite in tutte le forme”
di San Ciro avrebbe dovuto analizzare confermare smentire ciò perché
l’antropologo deve avere l’accortezza dello storico altrimenti naviga nel
fantastico nemmeno suggeribile. E questo
tema ci riporta ad altro argomento gravissimo che è quello della “non analisi”
di studi, saggi e qualsivoglia che continuamente ci vengono proposti. Premesso
che sono pochissimi coloro che sono editi per meriti e capacità ( eccezione :una
per tutte la Fiume e Rosario Giuè) e questo
dimostra che esiste una editoria simoniaca frutto di compromessi e quindi raramente utilizzabile. A riprova
non esiste una analisi critica di quanto viene pubblicato. Basti pensare ai due
ultimi volumi sul periodo storico risorgimentale a cui non è stata dedicata
nemmeno una recensione giornalistica. Il tutto è dimostrato dalla certa non
lettura di queste opere da parte del pubblico a cui non degna nemmeno un
commento né sui blog né il altre sedi. Se ne parla sino a quando questi stessi
autori ne parlano nei bar. Con la
recente uscita di una riedizione di una testata che dovrebbe assolvere a questa
funzione, la stessa si è autodefinita (vedi gli studi sin qui pubblicati) lo specchio degli stessi autori, i quali si
auto elogiano attraverso i propri scritti. Per tralasciare il fatto che ospita
solo scritti di parte non concedendo nemmeno un modulo (inteso come spazio) a altre
idee o alla discussione. Tutto questo è desolante e ci riporta ad autori che
vanno ancora in giro con il loro ultimo lavoro in tasca e che te ne omaggiano
una copia avendolo per caso con se. Manca ancora una maturità di studi
qualificati che si sostituisca alla produzione dilettantistica esistente.
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