martedì 15 gennaio 2013

SANTU CIRU PUVUREDDU...




Chiesa di San Ciro
Ci viene riproposto un “saggio” su san Ciro e il culto delle reliquie già altre volte ascoltato. O meglio si riporta uno studio di Jonathan Sumption (del 1981 Editori Riuniti Roma) sostenuto dalle sempre valide citazioni da Sant’Agostino a San Tommaso di Aquino  all’Apocalisse. Giustamente questo è il ruolo dell’antropologo. Ma nel limite delle novità nulla  , e quindi  sono ripetizioni di cui sconosciamo i motivi (basti pensare al sempre riproposto lavoro su Guerra e Pace, che fatica ad entrare nei libri di testo almeno locali). Su San Ciro e soprattutto le sue reliquie basta la trascuratezza  dei fedeli che le hanno declassificate sia col procedere delle scienze mediche che dal disincanto offerto dai tempi moderni a significati antropologici tortuosi e impalpabili. Prova ne sia che ci si affida sempre “ai riti dei primi cristiani” non avendo argomenti contemporanei da supportare. Sono le solite supposizioni (famosa quella del bastone di San Giuseppe che dà la forma alla “baguette” ). Ciò non toglie che questi studi possono avere un valore , ma da lì a diventare contributo ne passa. Quindi ,nel caso di San Ciro, di storico, siamo fermi a quello che sapevamo mentre dal lato delle supposizioni si naviga a vele spiegate e gli ultimi studi proposti ne sono la prova perché delle due proposte (le supposizioni e il culto di San Ciro in America) ha più valore la seconda . Se poi aggiungiamo l’ipotesi di una contemporaneità (e quindi la possibilità che il “trasloco delle reliquie di San Ciro “ causarono i tumulti e i disordini sanguinosi) al tempo di Ipazia e di Cirillo non ci pare che ci sia molto su cui soffermarsi. Ecco quindi che spetta a chi si fregia  di essere autore di “vite in tutte le forme” di San Ciro avrebbe dovuto analizzare confermare smentire ciò perché l’antropologo deve avere l’accortezza dello storico altrimenti naviga nel fantastico nemmeno suggeribile.  E questo tema ci riporta ad altro argomento gravissimo che è quello della “non analisi” di studi, saggi e qualsivoglia che continuamente ci vengono proposti. Premesso che sono pochissimi coloro che sono editi per meriti e capacità ( eccezione :una per tutte la  Fiume e Rosario Giuè)  e questo dimostra che esiste una editoria simoniaca frutto di compromessi  e quindi raramente utilizzabile. A riprova non esiste una analisi critica di quanto viene pubblicato. Basti pensare ai due ultimi volumi sul periodo storico risorgimentale a cui non è stata dedicata nemmeno una recensione giornalistica. Il tutto è dimostrato dalla certa non lettura di queste opere da parte del pubblico a cui non degna nemmeno un commento né sui blog né il altre sedi. Se ne parla sino a quando questi stessi autori ne parlano nei bar.  Con la recente uscita di una riedizione di una testata che dovrebbe assolvere a questa funzione, la stessa si è autodefinita (vedi gli studi sin qui pubblicati)  lo specchio degli stessi autori, i quali si auto elogiano attraverso i propri scritti. Per tralasciare il fatto che ospita solo scritti di parte non concedendo nemmeno un modulo (inteso come spazio) a altre idee o alla discussione. Tutto questo è desolante e ci riporta ad autori che vanno ancora in giro con il loro ultimo lavoro in tasca e che te ne omaggiano una copia avendolo per caso con se. Manca ancora una maturità di studi qualificati che si sostituisca alla produzione dilettantistica esistente.

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