Quando uno riporta “ giornalmente” (segnando persino le ore) detti altrui presi come passaggi di un vangelo mai scritto da “più o meno quattro” nuovi evangelisti (Gramsci, Sciascia, Pasolini,il quarto è pescato di volta in volta) ovviamente fa suo il messaggio. E sin qui il mondo è pieno di citazioni altrui scarseggiando di proprie. Ma queste citazioni se poi si traducono in solo quattro “evangelisti” dubitiamo se si tratta della cultura del “pappagallo” o quella del cattolico-bigotto che imita il musulmano ripetendo 99 volte il nome di Dio.
Il continuo ripeterci dei difetti nostri presuppone che chi li elenca
ne sia esente o immune e qui non ci stiamo perché la fatica dell’uomo non sta
nel ripetere sempre gli stessi errori , ma di combatterli per non ripeterli. E quindi questi santoni ipocriti sono
sempre alla finestra per educarci e ricordarci cosa siamo come se migliaia di
anni di storia fossero passati inutilmente. Ma Ciascuno si sceglie i maestri
che vuole e questo glielo concediamo dove fermamente ci opponiamo è che questo
continuo atteggiarsi a cattedra non avendo nulla da insegnarci ma usando un
registratore per comunicarci continuamente il pensiero altrui ci ha un pò
scocciato soprattutto quando non si inizia ad analizzare il proprio passato
prima di usare il nostro
UN PAESE SENZA
MEMORIA
Noi siamo un
Paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il
suo passato prossimo, lo perde nell’oblìo dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle
comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese
circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare come è. In cui tutto
scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della
sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il
portato di veleni antichi, di metastasi invincibili. Imparerebbe che questo
Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi
vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso
cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla
coerenza, a una tensione morale.
- P.P. Pasolini -
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