giovedì 14 aprile 2011

WE HAVE NO MORE A DREAM

La giornata era iniziata benissimo. Dopo un inverno intenso di promozione erano arrivati i primi studenti a visitare Marineo. Visita al laboratorio del liutaio, al laboratorio dei pupi con dimostrazione, al museo archeologico ecc. Purtroppo non c’è altro a Marineo né una accettabile pinacoteca, né il presepe meccanico allestito al Crocifisso. Poi sono andati a pranzo alla Ficuzza… Tuzzolino ha fornito i pullman. Ci prepariamo per l’incontro della sera. Il comune non potendo spedire in tempo gli inviti-avvisi attua un servizio telefonico un impeccabile call-center. Apprezziamo molto. Chi telefona è cortese e accattivante. Avevamo preparato una trentina di fotocopie che distribuiamo sulle sedie, altre le imbustiamo indirizzate alle autorità. E’ l’appello che abbiamo già lanciato sulla scia della valorizzazione del “meraviglioso e splendido castello”. La serata prometteva bene. Il solito ritardo, le solite assenze. Si annunziano interventi che non ci saranno, manca qualche carica istituzionale locale, manca qualcuno legato a questo o a quello. In compenso tre quarti dei presenti sono costruttori, ingegneri, capomastri, muratori. Cioè “quelli” che dal 2 maggio restaureranno il resto del “castello”. Il prof. Scarpulla fa l’appello sollecitandoci a prendere posto, ma non ha il solito piglio. Prende la parola il sindaco con una dichiarazione shock: “Questa mattina nella gazzetta ufficiale abbiamo appreso del secondo bando per la vendita del nostro castello”. Ammutoliamo. Alcuni fanno finta di non capire, altri non hanno veramente capito. Intanto si va avanti. Scarpulla dichiara: ”Mi lascia amareggiato”. La signora Bellanca ci descrive i prossimi restauri. Molto chiara ma nessuno domanda se i restauri seguono un’esigenza prestabilità. Si parla di ascensori! Si sa già che qui ci verrà un albergo? Una residenza privata, un rifugio alpino, un pub? Anche se più volte stuzzicato cerco di stare attento il più possibile. Non è facile. Il nuovo alto funzionario ci dice chiaramente “ Senza un evento tipo Morgantina, Himera ecc. non sperate di valorizzare il castello. Sono anni che passo da Marineo ma non l’avevo mai visto’. Penso che noi abbiamo l’evento, anzi gli eventi: il rientro dei nostri beni culturali, il nuovo museo etno-antropologico, qualche opera sparsa nelle chiese. Ora tocca al nostro sovrintendente regionale. Ci spiega la legge D’Alema-Melandri-Biondi in modo eccellente. Non c’è nessun castello in vendita. “Vogliamo trovare chi possa usufruire del castello e siccome questo ‘splendido e meraviglioso’ di Marineo nella prima gara non è stato assegnato, lo offriamo a chi rileverà l’antiquario di Himera e il castello di Caccamo che sono più appetibili. Voi avete in gestione lo spazio museale da anni che dovrebbe portare un reddito di quattro euro a visitatore di cui il 30% verrebbe a noi ma da voi non abbiamo mai avuto un centesimo cioè non avete avuto nemmeno un visitatore…” Ora parla come un padrone di casa. Nessuno risponde. Il suo diretto dipendente Scarpulla balbetta “Quello che lei dice mi lascia amareggiato”. Il possessore dell’immobile va avanti imperterrito: “Se non siete capaci di prenderlo voi né di gestirlo noi abbiamo chi può metterci un bar, una pizzeria, una libreria, portarci un convegno, creare gadget”. Conoscendo il sindaco come capace di battaglie impossibili mi aspetto una reazione forte, invece annuisce ad ogni parola. In occasione del presepe vivente io dissi “Se sappiamo che verranno 5.000 visitatori organizziamoci per far in modo che questo evento lasci a Marineo almeno 15 euro a persona”. E non si volle capire… Ora il curatore dell’immobile c’è lo sbatte in faccia a chiare lettere. C’è il massimo della tensione. Cortesemente questo signore dà notizia di un foglio anonimo non firmato che parla di “restituzione di beni…” Faccio presente che non è anonimo e che la richiesta già maleducatamente derisa dallo staff di Marineo che, ripeto, sono pagati da uno stato onesto, ora si trovano sbeffeggiati nella loro ignoranza. “Allora chiediamo alla Francia la restituzione della Gioconda?” A questo punto persino a Scarpulla sfugge la situazione. Chiarisco i motivi per cui la Gioconda non può tornare a casa, ma purtroppo il padrone di casa anche lui ha perso le staffe. Mi aspetto che fra cinque minuti chiami il “suo” personale per farci buttare fuori tutti. Il momento è confuso. Un gruppo di ragazzi entra e giocando si rincorre fra i presenti, la porta sbatte continuamente (scusate ma i sorveglianti che ci fanno qui in presenza del loro principale) telefonini che squillano dappertutto. L’allievo del cuore (alias il nostro assessore alla cultura) poco sensibile al tema e alla grave situazione, per paura che il suo protetto non possa intervenire, lo inserisce a forza ben sapendo che i suoi allievi quando fa lezione si portano il sacco a pelo perché si sa quando inizia e non quando finisce. Ammettere che sa parlare ed anche bene non è vergogna, ma noi siamo in contesto diverso e la presentazione della mostra fotografica francamente non interessa a nessuno. Ma il professore ha voluto strafare insultando la Chiesa e il nostro senso religioso citando Sant’Agostino, a nostro parere di ignoranti (scusi professore, senza gli ignoranti Lei deve cambiare mestiere) in un passaggio (strappato dal contesto del pensiero di Sant’Agostino). Vi risparmio le insolenze che ho ricevuto. Mi ha commosso soprattutto il nostro assessore alla cultura che per scusarsi è andato ad inginocchiarsi davanti al professore. Il poco tempo concesso alle repliche di Franco Virga e mio se l’è mangiato il professore e quindi si ripete quello che succede sistematicamente in questi incontri: parlo solo io, nessuna replica, questo non è un dibattito e imposizioni del genere. Chi si presta a questo è contro le leggi, le istituzioni, la democrazia. Mi spiace per il professore, ricco di umorismo, battute e sarcasmo che si è dichiarato “mostro sacro intoccabile” e dovrebbe capire che noi venivamo dall’esproprio forzato di un sogno … il nostro castello. I suoi supporter incominciano a farci rimpiangere Cyrus Rinaldi… Un’osservazione di Franco Virga che nel “nostro castello” potrebbe un privato sistemarvi un alberghetto lo manda su tutte le furie aiutato anche dal padrone di casa che gridava a squarciagola “lei dice minchiate! Minchiate!” Così svanisce la bella serata che doveva portarci “un castello spendido e meraviglioso” con l’ufficio del sindaco nella stanza sotto l’orologio, ed una stanza per ogni assessore. Tutti abbiamo perso qualcosa. I cittadini il castello, Franco Virga un po’ di salute, io la considerazione del sindaco se pur ne avevo un minimo … (spero mi faccia dare la scorta). I soli che ne sono usciti bene, bisogna dirlo, sono stati l’assessore Trentacoste per la sua sensibilità - che non merita gli insulti infami di cui spesso è oggetto -, Nino Di Sclafani, Rosario Vivona e, apriti cielo, l’agronomo Greco. Peccato, poteva essere una bella e interessante serata.
E’ stato un sogno…
Onofrio Sanicola

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