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Dopo i festeggiamenti collettivi
passato del tempo l’imperatore organizzo una grande festa a corte dove
intervennero tanti baroni e cavalieri con le loro dame e tante bellissime donne
e tutti ballavano all’uso greco e si divertivano con tanti intrattenimenti. Ma
il Meschino molto riservato si stava in disparte pensieroso e questo gettava un
ombra su tutta la festa. Lui rimurginava le parole che non solo Elisenna ma
anche Brumoro gli avevano gettato in faccia definendolo schiavo e senza
famiglia. Era troppo per lui e cosi se ne stava in un angolo adombrando tutta
la festa. Un cavaliere vistolo cosi sconsolato si reco ad avvertire Alessandro
che seppur ancora ferito venne nella sala e sedutosi nel posto a lui riservato
chiamo a se il Meschino chiedendogli il perché della sua tristezza che
preoccupa tutti i presenti giunti li per onorarlo e divertirsi con lui.
“Alessandro, fratello mio, rispose il Meschino, come puoi vedere
l’unico in questa sala di non nobile origine sono io . Sono il marinaio che in
mezzo alla tempesta non sa dove dirigere la sua nave e la sua mercanzia, non ha
un porto dove dirigersi, una casa a cui tornare, una famiglia dove trovare
ristoro. A che mi serve la fortuna e la
gloria se non ho dove condurre la mia nave. Forse sarebbe meglio morire… E per
questo credo mi convenga subito partire per cercare il padre mio col solo aiuto di Dio. E nemmeno se qualcuno
mi facesse signore del mondo fermerebbe la mia intenzione”.
“Già mio padre ama più te che me ed io sono pronto a cederti metà del
mio regno purché tu non parta”, gli rispose Alessandro visto lo stato d’animo
del Meschino. Si riprese il ballo anche se la festa era molto turbata dalla
tristezza del Meschino. Elisenna rientrata nel salone con la madre ballando con
le sue damigelle giunse davanti al Meschino e facendo riverenza lo chiese per
il ballo. Ma il Meschino non ne volle sapere e Alessandro fece allontanare la
sorella. Questo ci dice che le ragazze vanno educate a
tenere a freno la lingua perché in questo caso ella perdette il miglior partito
esistente in quel momento al mondo e cioè l’uomo che aveva a sua disposizione
terre , regni e corone. Questo disse il Maestro Andrea da Barberino quando si usava
ancora educare le ragazze da marito.
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