lunedì 25 dicembre 2017

LA BANDA MALAGUERRA




Negli anni sessanta mi trovavo a Padova e la domenica mattina andavo a messa in una mastodontica chiesa moderna e durante le lunghe omelie mi distraevo nel leggere le innumerevoli lapidi alla mia destra dei caduti della prima guerra mondiale. Mai mi accorsi che la lapide più vicina era quella del papà del Cantoniere di Sant Agata . Molti anni dopo  il nipote . mio amico, mi disse che finalmente era stata ritrovata la tomba del nonno peraltro papà della sua mamma. Mi vergognai per non averlo scoperto da me dopo anni di “soste” davanti il loculo. Questo signore, uno dei tanti caduti delle guerre era il papà di uno dei componenti della “Banda Malaguerra” che scorrazzava da Sant’Agata a Rossella a caccia di lepri e conigli.
Stiamo parlando di Giuseppe Licastri oggi centenario , ma amico intimo di quel gruppetto di giovani (La Banda Malaguerra, appunto) che faceva capo a Domenico Fragale,  quasi tutti erano coinvolti in politica assieme al Fragale. Avevano uso di andare a caccia e prima di ogni battuta si fotografavano con un cartello “La Banda Malaguerra prima della battuta” e dopo assieme ad una cinquantina fra lepri e conigli cambiavano o giravano il cartello che sul retro scriveva “dopo la battuta”…
Potremmo dire anni ruggenti anche perché la sua storia personale ci ricorda la sua compagna di Lubiana , Maria, forse la prima slava giunta a Marineo …
Giuseppe Li Castri a novantanni guidava ancora e mi ricordo che in occasione di una visita andai a cercarlo nella bergamasca e finii nel bar dove “bazzicava” ed era conosciuto da tutti.
Era andato via qualche minuto fa .ma mi diede la certezza che in quel bar era “rispettatissimo”…”e mi si disse che era inutile rincorrerlo con la macchina da come correva a novantanni…”.
Ora lo zio Piddu si sta preparando a questo bagno di folla al castello dove potrà gioire dei giovani che lo circonderanno ma difficilmente troverà qualche coetano , ma sarà una fonte  preziosissima per gli ultimi cento anni della nostra storia.
Se uno arriva a cento anni sano e di buon umore vuol dire che Dio è ancora con Lui e poi se aggiungiamo che è uno che è devoto a San Ciro allora è sicuro che ci dà appuntamento per un prossimo anniversario. Tutto questo grazie alle medicine che i suoi parenti, anche loro devoti a San Ciro, gli passano le medicine fatte a mano da San Ciro !

Ps non trovo la foto del gruppo “la banda malaguerra” al completo. Intanto guardatevi questa con la promessa che in settimana inserirò l’altra.

5 commenti:

  1. Mio padre, Gaetano, faceva parte di questa "banda". Anch' io possiedo una foto della banda, ma adesso non la trovo...

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    1. Vorrei ricordarti che una volta vi siete trovati a casa tua un gruppetto ed avete discusso di fare il museo della memoria (orale?). Usaste come cavia il signor Daversa. Avrei voluto esserci anch’io ed ero tentato di inserirmi , ma … quel gruppo era troppo eterogeneo che durò il soffio di un agosto estivo. Ma l’idea era geniale e i risultati sarebbero stati eclatanti. Conservare la memoria a Marineo è impossibile perché nessuno di noi riconosce le cose altrui da conservare. Se pensiamo che la stessa foto , che oggi ha casualmente due testimoni, non la si trova …
      Ormai è tardi per recuperare la memoria e nessuno di noi ha tentato di preservarla da noi stessi che non abbiamo fatto nulla per difenderla da noi stessi.

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  2. La foto in cui si vede l'intera banda "malaguerra" io l'ho ben conservata a Marineo e, tempo fa, ne ho fatto fare una copia digitale a Giattina (nipote di uno dei componenti della Banda). Per quanto riguarda il progettato "archivio della memoria", seppure in forma assai parziale, per conto mio non l'ho mai abbandonato e sul blog del CESIM puoi trovare tanti documenti: basta avere un pò di pazienza e cercare col motore di ricerca interna al blog stesso per vedere pezzi che vanno ben oltre le testimonianze pur apprezzate del D'Aversa. Il gruppo a cui fai riferimento si sciolse perchè, come ben sai, del recente passato è difficile avere memorie condivise...

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  3. Caro Onofrio, oggi sono salito a Marineo anche per abbracciare Piddu Funtana e ho trovato la foto che cercavo. Te la mando con piacere insieme a due righe che mi hai ispirato tu. Se vuoi possiamo provare insieme a riprendere l'archivio delle memorie marinesi anche se temo che finiremo sempre x litigare! Ti abbraccio.

    http://cesim-marineo.blogspot.it/2017/12/archivio-della-memoria-marinese-la.html

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  4. Grazie, Onofrio, per questo tuo omaggio alla memoria di mio nonno Li Castri Giuseppe, papà del mio papà, deceduto nel corso della 1^ guerra mondiale fra il Piave ed il Tagliamento, ed i cui resti effettivamente riposano nella Chiesa-ossario del Santissimo Nome di Gesù, meglio conosciuta come Tempio della Pace, a qualche centinaio di metri dalla stazione ferroviaria di Padova. Quanto a mio padre, confermo tutto ciò che dici in merito alle sue prodezze di caccia ed alla sua caparbietà nel volere guidare la sua 126 fino ad oltre i 90 anni. Aggiungo che in quegli anni viveva con noi in Bergamasca e, scadutagli la patente, qui a Bergamo non gliela volevano rinnovare per via di un problema di ipoacusia che già si andava manifestando in modo evidente. Ma certamente non era il tipo che si dava facilmente per vinto. Senonché, dovendo partire per Palermo, dove lo attendeva la sua 126, abbiamo dovuto arrangiare in fretta e furia un apparecchio acustico affinché potesse in qualche modo ottenere l'agognato rinnovo della patente qui a Palermo (con un pizzico di benevolenza!). Come di consueto, usava l'auto per andare da Palermo a Marineo per l'immancabile visita alla tomba di mia mamma e sorella, una chiacchierata con gli amici al bar, pane e salsiccia e via di ritorno a Palermo. In una di queste occasioni mi trovavo a Palermo e mi chiese se volessi fargli compagnia. Non c'è stato verso di convincerlo che guidassi io. Dunque, lui alla guida della 126, si parte. Ben conoscendo il suo stile di guida, da un lato, e la pericolosità della strada, dall'altro lato, si può immaginare con quanta tensione stessi io incollato al mio posto di passeggero. Salivamo lungo il rettilineo di Pirtella di Mare allorché,senza pensarci due volte, si appresta a sorpassare un autocarro che arrancava un po' di più della 126, procedendo appaiati per quasi tutta la salita, mentre dalla parte opposta gli lanciavano colpi di clacson e gestacci mentre lo scansavano. Ecco, questo per dire che tipetto é l'arzillo vecchietto di cui ci siamo appena apprestati a festeggiare i cento anni!!

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