Incontrati per caso.
Non fu facile l’inizio. Non
tutti avevano con se un documento che accertasse la regolarità della coppia. Ci
salvammo con l’autocertificazione anche se si rifiutava che un pezzo di carta
rilasciato da un sindaco o un prete qualsiasi potesse certificare la regolarità
della coppia. Viviamo tempi durissimi
dove l’amore deve essere certificato ! Tranne uno tutti erano più o meno in
regola. Non si può pretendere dopo anni e anni che i nostri occhi luccicassero
quando incontravano quelli della propria compagna, ma l’atteggiamento
confidente, complice e rassicurante valeva più di qualsivoglia certificazione.
Dicevamo del tranne uno. Si perché lui , a cui non sono bastati decenni di
riflessione, aveva optato per quello che oggi si definisce essere single , ma
che per noi è una chiara lampante fuga dal sacrificio coniugale. Quindi mentre
noi continuavamo a chiedere “documenti” lui ci guardava come extraterrestri non
sapendo quale documento produrre. L’Oste-socio
su cui incombeva il giudizio finale più volte rischiò di inaugurare i carboni
ardenti del nuovo camino ,quando sfidando tutti iniziò con asparagi selvatici
al sale di montagna detto salgemma per via di un amore giovanile (Gemma
appunto). Non ci fu tempo per i saluti perché il Di Cristina inizio la
descrizione dei bianchi che infastìdi non poco il socio Colletti (non produce
bianchi). Di solito un buon espositore calcola il suo tempo dosando gli
interventi in modo che si abbia il tempo per gli assaggi. Questo non è permesso
perché il predetto sommellier credo che sia ancora alla suvarita a dialogare
con sedie e tavoli avendo ricevuto le chiavi dal Pulizzotto sino a mezza
mattina. Lo avevamo avvisato: i vini del Colletti cioè gli entellani non
necessitano parole ma palato. Una serie infinità di proposte iniziali fatte di
salumi,fave,carciofi, carne affumicata dei monti tatra, accompagnati da rafano
grattato il tutto dal giusto vino entellano scelto dal Di Cristina ci convinse
che ormai eravamo al caffè. Salvatore che complice un altro socio avevano
deciso che il pistacchio meritava, ci proposero linguine e pistacchio,
affiancate ad una strana pasta corleonese accompagnata da un indecifrabile
ragù. Il solito agnello giunse quando ormai lo spazio era finito e dovemmo
assaggiarlo anzicchè consumarlo voracemente come al solito. I rossi scorrevano
come sangue in un macello dove ormai il nostro udito non ascoltava il nostro
maitre preso da descrizioni melodiose. L’atmosfera era brillante e salace e
quelle che temevamo si annoiassero erano ormai talmente inserite da condurre
loro gli argomenti che si alternavano. Più volte notammo manine ansiose che si
cercavano a sigillo di rapporti prima certificati. Sono mancati i canti
divenuti inutili data la forte atmosfera goliardica. La cornice la ha fornito
Sal Pernice con questa bellissima mostra retrospettiva casuale e non mercantile
che ci ha fatto reincontrare un artista bravo che non ha bisogno di
ricordarcelo ogni cinque minuti .Un artista senza padroni né padrini.
Il ritorno avvenne in
sicurezza perché tutti sannoi che la strada da e per la suvarita è un
rettilineo…in linea d’aria.
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