martedì 15 maggio 2012

ICONOGRAFIA DI SAN GIORGIO


PRECISAZIONE INUTILE
Qualcuno ha criticato questa "storia" di San Giorgio attribuendomene la paternità accusandomi di copia incolla e cretinate simili. In verità lo scorso anno quando regalai a don Leo il volume sulla vita di San Giorgio (sconosciutissimo a molti) lo stesso lo apprezzò ed io promisi che avrei contribuito ai festeggiamenti pubblicando un'altra vita presa da Santi e Beati che ricevo tutte le mattine verso le dieci e da cui prendo spunti della vita dei santi. Questa Wikipedia che ti risparmia le ricerche e la consultazione dei libri è un' infamia all'intelligenza degli uomini. Spesso segnalo che in redazione si possono trovare gli originali che cito e quindi oltre a possedere qualche vita di San Giorgio ho preferito riportare il lavoro ben fatto da altri.Che si capisse che proveniva da Santi & Beati lo sapevano tutti tranne i soliti distributori di patate avvelenate o killer prezzolati da non tanto ignoti cattivi maestri. Qui mi fermo perchè il resto della risposta la darò in altro spazio o meglio quando avrò la risposta da Don Leo. Esistono i buoni ed i cattivi e abbiamo gli anticorpi, ma degli aridi imbecilli come ci difendiamo ?
Il gruppo si sta ricomponendo avremo un'estate calda .



V. ICONOGRAFIA
Sarebbe compito difficile, per non dire impossibile, elencare tutte le rappresentazioni relative alla leggenda di Giorgio, perché in questo cavaliere crociato, vincitore del drago, si assommano innumerevoli elementi che hanno radici nelle più antiche mitologie e che, dalle primitive tradizioni cristiane, traggono l'eterna suggestione del male combattuto e vinto e della fede testimoniata col martirio. Per questo appunto sono facili, nella iconografia di Giorgio, le contaminazioni con altri personaggi, sacri o storici, come, ad esempio il Santiago degli spagnoli (s. Giacomo il Maggiore), s. Maurizio, s. Martino e l'imperatore Costantino. Ciò, inoltre, spiega più che a sufficienza l'abbondanza dell'iconografia stessa, la quale, volta a volta rispecchia il culto tributato ininterrottamente in Oriente a Giorgio, la sua assunzione in Occidente a simbolo di intrepida virtù, l'ispirazione fornita all'arte e alle rappresentazioni popolari, nonché ai poemi cavallereschi.Sebbene generalmente si affermi che nel sec. XVI, tramontando in Occidente il mito della cavalleria, il culto - e, quindi, l'iconografia - di Giorgio siano stati trasferiti essenzialmente in Oriente, dove avevano avuto origine, non vi è forse stato artista europeo che, dopo quella data, non abbia subito il fascino del tema eroico del guerriero di Dio in lotta con il mostro.Prima di tentare quello che non potrà essere che un giro d'orizzonte sul complesso argomento della iconografia di Giorgio, occorre ricordare come la sua immagine, oltre che nelle raffigurazioni di schietta ispirazione religiose, divenne simbolo frequente negli stemmi, nei suggelli, nelle bandiere e negli stendardi di città e nazioni che ne riconobbero il patronato, di ordini cavallereschi e di associazioni d'arma o di mestiere. Tra le città ricorderemo Genova e Barcellona, non dimenticando Venezia che a Giorgio dedicò ben tre chiese.Tra le nazioni si può notare tra tutte l'Inghilterra che fatto suo lo stendardo crociato di Giorgio, dedicandogli il patronato dell'Ordine della Giarrettiera, così come in Germania sono stati posti sotto la sua protezione gli appartenenti all'Ordine teutonico. Numerosissime sono poi le associazioni che in passato, e ancora al presente, hanno assunto come simbolo l'immagine di Giorgio, protettore dei cavalieri, degli armaioli, degli arceri, ecc. Passando all'iconografia religiosa noteremo che molte raffigurazioni, tra le più antiche, rappresentano generalmente Giorgio isolato, a piedi e con il capo nudo dai lunghi e giovanili capelli. Gli attributi sono sempre la corazza, la spada, la lancia (che in certi casi appare spezzata), talvolta lo stendardo crociato. L'immagine del santo a cavallo fa, invece, il più delle volte, parte della scena della lotta contro il drago e compare con maggiore frequenza nelle opere d'arte che illustrano i cicli e i fatti della vita. Il cavallo è prevalentemente bianco. Iniziando un elenco, più che altro - come si è detto - indicativo delle une e delle altre raffigurazioni, si possono citare numerose sculture: del sec. XIII il bassorilievo della porta di S. Giorgio a Firenze, la statua del portico della cattedrale di Chartres, del sec. XIV la statua nella torre della cattedrale di Friburgo e quella di legno dorato, custodita nel Museo di Digione. Eccelle fra tutte la statua sulla facciata di Orsammichele a Firenze, opera di Donatello (sec. XV), mentre al sec. XVI appartengono la statua sulla facciata di S. Giorgio Maggiore a Venezia e quella bronzea nell'interno della stessa chiesa, opera di Nicolò Roccatagliata (1593), e infine, sempre in detta chiesa, la pala lignea intagliata e colorita attribuita a Pietro da Salò (sec. XVI). Pure opera di Pietro da Salò è il rilievo sul portale di S. Giorgio degli Schiavoni, sempre a Venezia, dove Giorgio è anche presente in un bassorilievo della facciata di S. Marco. Restando ancora nel campo della scultura, ritroviamo la scena della lotta con il drago nei bassorilievi della tomba dei cardinali d'Amboise (1520) nella cattedrale di Rouen.Passando alle opere pittoriche che arricchiscono l'iconografia di Giorgio, particolare attenzione meritano le innumerevoli figurazioni bizantine, che portano l'impronta della persistente vitalità della leggenda nei luoghi stessi dove essa ebbe origine. Gli affreschi nei conventi del Monte Athos e, in particolare, del Protaton, della laura Catholicon (in cui Giorgio appare con s. Demetrio), del Xenophon (in cui, cosa rara, il santo è cefaloforo) ci rimandano tutti una immagine presso a poco simile: un giovane guerriero dai capelli ricciuti, dalla corazza romana, con spada, lancia e scudo. Nella scena del martirio di s. Autonomos, del Dyonision Trapeza, Giorgio è raffigurato su un cavallo bianco. Ma le immagini piú caratteristiche e fantasiose ce le hanno date i pittori di icone. Nella pittura russa il santo ha un posto del tutto speciale: va ricordata in modo particolare quella icona della scuola di Novgorod (sec. XVI), che riassume in tutti i loro elementi le componenti della leggenda: Giorgio a cavallo contro il drago, la fanciulla in pericolo, il popolo affacciato alle torri della città, che attende l'esito della prova. Una scena simile è riproposta in una icona, ora nel Museo di Oradea (Romania), in cui compare, però, un altro giovane che cavalca sullo stesso destriero del santo, elemento che qualche volta si ritrova anche altrove. Ancora rappresentativi della iconografia orientale sono gli affreschi del Monastero di Staro Magoricino in Serbia (1318) e, infine, gli affreschi della chiesa di Sucevitza (Bucovina), del sec. XVII. In occidente la pittura ha dato un essenziale contributo alla iconografia di Giorgio e tra gli artisti, meritano il primo posto i pittori italiani Vogliamo ricordare tra i primi il dipinto attribuito dal Berenson a Paolo Ucello, ora nella National Gallery di Londra, per il suo carattere quasi surrealista, in cui all'enorme drago dalle grandi ali ocellate, fa contrasto una esilissima vergine e al massiccio cavallo bianco si oppone un Giorgio adolescente, con un volto quasi infantile. Nel 1462 il Mantegna in un dipinto, ora all'Accademia di Venezia, ha rappresentato il santo in armi, ma con la lancia spezzata e Cosmè Tura, nel 1469, lo ha egualmente raffigurato in una tempera, già portello d'organo, nella cattedrale di Ferrara. Nello stesso secolo il Correggio dipinse Giorgio accanto alla Vergine per la chiesa dei Domenicani di Modena (ora nella Galleria di Dresda), mentre Carlo Crivelli, in una formella della pala d'altare detta Madonna della rondine (Nat. Gall. di Londra) presenta un Giorgio dalla pesante ed elaboratissima armatura, la spada levata contro il mostro.
Nel sec. XV il Pisanello ritraeva Giorgio, che si accinge ad affrontare la lotta, per la chiesa di S. Anastasia a Verona, e il Carpaccio trattava lo stesso tema in una serie famosa di dipinti (1501-1503) nella scuola di S. Giorgio degli Schiavoni a Venezia, unitamente alle storie dei santi Girolamo e Trifone. Altri episodi della leggenda sono stati affrescati da Altichiero Altichieri e Iacopo Avanzi nell'oratorio di S. Giorgio a Padova (sec. XIV). Anche Raffaello non si sottrasse al fascino del personaggio dipingendo in età giovanile, nel 1504, su ordinazione di Guidobaldo da Urbino, una tavoletta in cui Giorgio appare a cavallo, con elmo e corazza, e alza la spada sul drago, mentre a terra giace la lancia spezzata. Nel numero delle opere che hanno proposto interi cicli della leggenda, ancora a Venezia, nel sec. XVI, il Veronese dipinse il martirio di Giorgio per la chiesa di S. Giorgio Maggiore. Va fatto, infine, cenno alle numerose miniature sia dei mss. orientali sia dei Libri d'Ore e Breviari occidentali. Per ricordarne alcuni: citiamo quella del Libro d'Ore del maresciallo di Boucicault (Museo Jacquemart-André di Parigi, sec. XIV) e quella del Breviaro del Duca di Bedford (Parigi, Gal. Naz.).
Non si esaurisce certo con questi cenni il fitto elenco di immagini relative a Giorgio Quanto in questa sede è stato esposto può dare tuttavia un'idea della ricchezza iconografica a lui dedicata in Oriente e in Occidente.BIBLIOGRAFIA: Kunstle, pp. 263-79, G. Millet, Monuments de l'Art Byzantin, V, Monuments de l'Athos, Parigi 1927 pp. 176 186, 211, P. M. Kondakov, The Russian Icon Oxford i927, pp. 25, 38, 42, tav. XXV, 126, 128, 131 sgg., tav. XXI, F. Nimitz, Die Kunst Russlands, II, Berlino 1940 p. 39; Braun, coll. 283-89; B. Berenson, I pittori italiani del Rinascimento, Milano 19483, tavv. 192 195, 203, 237; P. Deschamps, La légende de St. G. et ies combats des Croisés dans les peintures murales du Moyen-age, in Monuments et memoires, XLIV (1950), pp. 109-23 tavv. 12-15; Réau, III, pp. 257-78; M. Salini, Cosmè Turá, (s.l.) 1956, pp. 24-26, fig. 8, tavv. X-XI; D. Otto, The Church of san Marco in Venice, Washington 1960, taw. 41, 105; Ch. Amiranachili, Smalti della Georgia, Milano 1963, taw. XLVII-VIII; [D. T.], Byzantinische Kunst, Monaco 1964, fig. 213.
Autore: Maria Chiara Celletti

2 commenti:

  1. Comunque anno si scrive senza "h" (terza riga in rosso)

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  2. grazie.Purtroppo Lei è arrivato in ritardo.
    Mi era stato già segnalato, cosi come la mancanza di apostrofi.
    Ho già provveduto.
    Ora che ha iniziato continui cerchiamo di allargare la redazione
    Saluti

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