La costruenda moschea Emir Ribaud su progetto di | Castrogiovanni Tripoli |
Quando da giovane
viaggiavo fra Atene e Istambul , la domenica mattina facevo la mia passeggiata
partendo da Topkapi prendendo il caffè al chiosco vicino la porta dei
giannizzeri entravo in Santa Sofia
cercando angolini, fessure, resti di mosaici , angoletti assorbendo secoli di Storia. Poi attraversavo
la strada ed entravo dentro la piscina dove una piccola barca ti faceva
visitare quella meraviglia. Oggi la barca è sostituita da una passerella in
legno ,ma il ricordo della barca è conservato in due film uno è di 007 e l’altro
è Topkapi. Da li passavo alla Sultan Amet o meglio la cosiddetta Moschea Blu per via delle ceramiche e luci blu
che arredano l’interno. L’ingresso alla moschea è regolato da discreti
guardiani che guidano subito gli stranieri. Uno spazio è riservato proprio a
loro. I musulmani hanno due ingressi loro riservati:uno per le donne che
andranno a pregare in uno spazio apposito e l’altro ai credenti. In tantissimi anni
mai sono stato dirottato verso i turisti perché osservavo i loro riti come noi
facciamo nelle nostre chiese. Alla fontana davanti l’ingresso facevo le
abluzioni (lavaggio piedi e braccia sino ai gomiti , deposito delle scarpe nei
luoghi prescritti e rosario alla mano occupavo il mio posto preferito. Questi
movimenti rassicuravano i guardiani che accettavano il fatto che anche un
europeo poteva essere musulmano. Io non
lo ero . Ma questo rito in modo diverso lo ripetevo tutte le domeniche perché dalla
Moschea poi passavo alla Sinagoga per finire verso mezzogiorno alla Chiesa di
Sant’Antonio dove a differenti orari c’era la messa in francese, inglese o
tedesca. Quando avevo tempo arrivavo alla chiesa della Trinità (Aghia Triada :il
Vaticano Ortodosso) per il rito greco-bizantino o alla Chiesetta di Santa Maria
dove la messa era in italiano. C’era un'altra chiesetta dedicata a Santa Maria
in Chora (?) dentro Topkapi ma ci andavo solo perché convinto che da lì sono
transitate le reliquie di San Ciro. Quando stavo per imparare le 99 parole per
elogiare Dio sgranando il loro rosario smisi di viaggiare in quella zona. Mi
mancano molto quelle mattinate perché mi sentivo a mio agio in tutte quelle
chiese sia che si chiamassero Moschee, Baliliche, Chiese, Sinagoghe. E come se
tu trovi gente che ha il tuo stesso cognome in varie parti del mondo : stesso
cognome lo stesso padre o figli dello stesso Dio. Mi è sempre piaciuto definire
i musulmani “pii” come loro definisco i
loro “beati” o uomini “credenti”. Ma aldilà di queste definizioni seppur
imprecise frutto della mia memoria, mi mancano tanto quelle domeniche mattina.
La mattinata finiva , dopo aver attraversato il Corno d’oro e preso il
traghetto o un dormus ad Haidar Pascia dove prendevi uno spiedino di cozze
fritte o uno sgombro dentro il panino cotto dentro una barca mentre guardavi
una nave dell’Adriatica che da oltre mille anni attraccava a Stambul a due
passi dai “nemici genovesi “ di Galata. Ero lì mentre ben tre colpi di stato sconvolgevano Grecia Cipro e Turkia. E mentre mia moglie con
la carrozzina e i bambini si trovava
dall’altro lato ,divisi da una fila di carri armati, io tentavo con la
mia 124 sport di passare dall’altro lato per recuperarli gridando in un mare di
lingue che in ogni caso sarei passato “Papadopulos e Makarios sono nulla in confronto alla mia
famiglia”. E chiaro che passai ! Come ci riuscii ve lo racconto un'altra volta.
L’altro giorno mentre
cercavo tracce visibili del Monastero di Scanzano (aveva sollecitato la mia curiosità il nostro
più grande storico vivente marinese: Antonino Trentacosti a cui debbo preziose
collaborazioni) al ritorno nel curvone che fa da valico fra la parte nord e la
parte Sud dell’ Eleuterio noto alla mia destra un fabbricato dove fervevano i
lavori. Sbalordito posteggio scendo e faccio una fotografia perché io abito a
Marineo dove qualsiasi affermazione tu faccia ci sono dieci imbecilli che ti
sommergono di domande con richieste di prove, documenti e attestati. Non sanno
apprezzare nemmeno l’arte del racconto. Ovviamente corro in piazza a raccontare
la cosa e buona parte di chi mi ascoltava erano di quel gruppo. Per fortuna
avevo scattato la foto ! Non mi manca più Istambul , Atene ,la Pafhos di San
Paolo. Ora la domenica mattina vado a Piana per un pezzo di messa in rito
bizantino, a Marineo al convento per sentire il soffio di Dio, poi metto
assieme quattro sassi a mo di ghiuttena come facevano gli ebrei e ora finalmente abbiamo la nostra Moschea.
Allah, Javhe, Theos , Dio o meglio sbrighiamoci con questo ecumenismo.
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