Oggi 11 novembre abbiam o due eventi importantissimi. L’apertura dell’anno della fede (anche a Marineo il Parroco ha avviato il suo programma con una messa solenne ) e il 50° anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II. Per l’anno della fede c’è un programma nutrito e ricco di spunti che potete trovare nel sito www.parrocchiassciroegiorgiomarineo.it o ritirando il volantino in parrocchia. Noi vogliamo soffermarci sull’anniversario del Vaticano II con due testimonianze. Noi abbiamo frequentato il segretario del Cardinale Beran che ha molto condiviso l’esperienza drammaticissima del suo Cardinbale. Dopo gli anni della “chiesa del silenzio” abbiamo vissuto l’esperienza ,anche questa drammatica , della “normalizzazione “ imposta dal Cardinale Casaroli a cui noi portavamo clandestinamente le lettere degli esponenti della Chiesa Boema (Reinsberg, Mandl ecc.). Era lo stesso tipo di “normalizzazione “ imposta a Walensa e un po a tutta la chiesa dell’est : dimenticare per vivere. Noi vi forniamo alcuni dati sul Cardinale Beran primate della Chiesa Boema e il suo discorso-testimonianza letto durante il Concilio Vaticano II.
Cardinal
Josef Beran – ricordiamo questo testimone della fede nel giorno che a Roma il
papa Benedetto XVI apre l’anno della fede e nei giorni che si ricorda 50°
anniversario del Concilio Vaticano II. “Amare il bene e contrapporsi al male”. Questo era il motto del cardinal Josef
Beran (1888 – 1969) e definisce bene la caratteristica di questo personaggio.
E’ stato imprigionato sia dai nazisti che dai comunisti perché difendeva la
verità e la giustizia. La Gestapo lo ha bollato come “sovversivo e pericoloso” e nel 1942 lo ha
arrestato. Rimase nel campo di concentramento di Dachau fino alla sua
liberazione. Nel 1946 divenne arcivescovo di Praga e già nel 1948 ha avuto occasione di
difendere la Chiesa dai attacchi diretti e indiretti dello Stato comunista che
denunciò pubblicamente. Fu arrestato nel 1949 e per 14 anni messo agli arresti
domiciliali. Gli è stato negato ogni contatto con l’esterno. Non fu mai
processato forse perché troppo
conosciuto come un eroe della resistenza al nazismo. Nel 1965 per diventare cardinale si dovette
recare a Roma. Questo gli è stato concesso a condizione che non ritornerebbe
mai in Cecoslovacchia il che si è verificato anche dopo la sua morte. Per il
governo comunista era scomodo anche da morto e non ha dato permesso di
seppellirlo nella sua patria. Papa Paolo VI
ha onorato questo uomo mite e sorridente ma deciso e coraggioso nello
stesso tempo, dandogli la sepoltura nella cripta della Basilica di San Pietro,
come se fosse un Papa. Al funerale disse di lui: “Una grande figura di martire
per la fede, un benemerito Pastore per la libertà della sua patria”. R.r.
Il testo originale.
„Sulla libertà religiosa“
Discorso pronunciato durante il Concilio
Vaticano II dal cardinal Josef Beran
(Basilica di San Pietro, 20 settembre
1965)
Questa dichiarazione sulla libertà
religiosa, che può essere estesa alla libertà di coscienza, sul piano teologico
e pratico è estremamente importante.Nelle Sacre Scritture si legge: „Tutto
quello che non viene dalla fede„ cioè da una coscienza sincera, „è peccato„ (Rm
14,23). Chi esercita una pressione materiale o spirituale su qualcuno e lo costringe
ad agire contro la sua coscienza, lo induce a peccare contro Dio. Sono principi confermati dall’esperienza,
sui quali oso umilmente esporre qui di seguito la mia personale testimonianza. Nella
mia patria èstata totalmente impedita la libertà di coscienza e , come ho
potuto constatare, una situazione del genere sottopone molte persone a gravi tentazioni. Tutti i fedeli a me
affidati, persino i sacerdoti, da questo
stato di cose hanno ricevuto una seria minaccia per la fede e si sono trovati
esposti alla grave tentazione della menzogna, della finzione e di altri vizi
morali che con troppa facilità inducono coloro che non hanno libertà di
coscienza a diventare peggiori. [ OPPURE:Nella mia patria l’aver impedito
totalmente la libertà di coscienza ha, con ogni evidenza, indotto a gravi
tentazioni tutti i fedeli a me affidati, persino i sacerdoti; essi, esposti alla tentazione
della menzogna, della finzione e di altri vizi morali, che rendono
peggiore un popolo privato della libertà
di coscienza, si sono trovati di fronte ad una seria minaccia per la loro
fede.] Nel momento in cui si ravvisa una dichiarata avversione contro la vera
religione, ogni credente è cosciente della gravità della tentazione. Ma
l’esperienza ci mostra che ogni
attentato alla libertà di coscienza è eticamente dannoso, persino nel caso in cui chi esercita tale
pressione vorrebbe in realtà contribuire alla prosperità della vera fede. Quale
che sia il caso o la situazione, l’oppressione della libertà di coscienza
produce ipocrisia. Possiamo dire che il fenomeno tanto diffuso oggi,
l’ipocrisia di chi ostenta la fede, danneggia la Chiesa più che non l‘ipocrisia
di chi tiene nascosta la sua fede. Sembra che nella mia patria, ancora oggi, la
Chiesa cattolica soffra perché, in
passato, nel suo nome furono commessi atti contro la libertà di coscienza: nel
400 fu arso vivo il sacerdote Giovanni Hus e nel 600 gran parte della
popolazione ceca fu costretta a riabbracciare forzatamente la fede cattolica
secondo il principio del „Cuius regio – eius religio“ applicato in quell’epoca.
Il potere politico che voglia o finga di
essere al servizio della Chiesa cattolica, se promulga leggi del genere,
produce una ferita nascosta e permanente nel cuore stesso della nazione. Un
trauma che ha frenato il progresso della
vita spirituale ed ha offerto e tuttora offre ai nemici della Chiesa un facile
pretesto per obiezioni e critiche. La storia ci ammonisce e ci esorta a
proclamare, anche in questo Concilio, il principio della libertà religiosa e
della libertà di coscienza con parole chiare ed univoche, senza pretesti
opportunistici. Se lo facciamo anche nello spirito di espiazione dei peccati
commessi nel passato, l’autorità morale della nostra Chiesa crescerà
enormemente a favore dei popoli stessi. Chi oggi opprime la libertà di
coscienza e fa danno alla Chiesa sarà umiliato– una umiliazione salvifica, che
potrebbe configurarsi come una sorta di rinascita per la quale egli potrebbe
ravvedersi. Il nostro Concilio stesso acquisterà una forza morale più robusta e
potrà sperare in un maggiore successo nella difesa dei fratelli perseguitati. Per
questo, egregi fratelli, vi chiedo di considerare con la dovuta attenzione
questa dichiarazione cui, come
conclusione, vorrei aggiungere le seguenti considerazioni: „La Chiesa
cattolica chiede con insistenza a tutti i governi della terra di diffondere
efficacemente il principio della libertà di coscienza per tutti i cittadini,
quindi anche per quelli che credono in Dio, e di cessare di limitare in
qualsiasi modo la libertà religiosa. Che siano messi in libertà tutti i
sacerdoti e i fedeli che, per la loro attività religiosa , dopo tanti anni,
sono ancora tenuti in prigione con vari pretesti. Ad un gran numero di vescovi
e sacerdoti è ancora impedito di
esercitare il proprio ufficio: che sia di nuovo permesso loro di tornare ad
essere guida spirituale per i fedeli. Là, dove la Chiesa, per colpa di leggi
ingiuste, è consegnata alla benevolenza di amministratori ostili, possa vedersi
rinnovata la sua autonomia e agevolata la sua unione con la Cattedra di
Pietro. Che non siano oscacolati coloro
che vogliono scegliere il sacerdozio o la vita consacrata. Che sia di nuovo
permessa la vita comunitaria ai membri degli Ordini religiosi e alle
Congregazioni dei fratelli e delle sorelle. Infine che a tutti i fedeli sia
assicurata la piena libertà di professare la propria fede, di diffondere la
verità rivelata, di insegnarla e di educare nella fede i propri figli. Così
potremo efficacemente collaborare alla costruzione di quella pace tanto
necessaria alla nostra epoca.“
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