giovedì 11 ottobre 2012

ANNO DELLA FEDE-50° CONCILIO VATICANO II



Oggi 11 novembre abbiam o due eventi importantissimi. L’apertura dell’anno della fede (anche a Marineo il Parroco ha avviato il suo programma con una messa solenne ) e il 50° anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II. Per l’anno della fede c’è un programma nutrito e ricco di spunti che potete trovare nel sito  www.parrocchiassciroegiorgiomarineo.it o ritirando il volantino in parrocchia. Noi vogliamo soffermarci sull’anniversario del Vaticano II con due testimonianze. Noi abbiamo frequentato il segretario del Cardinale Beran che ha molto condiviso l’esperienza drammaticissima del suo Cardinbale. Dopo gli anni della “chiesa del silenzio” abbiamo vissuto l’esperienza ,anche questa drammatica , della “normalizzazione “ imposta dal Cardinale Casaroli a cui noi portavamo clandestinamente le lettere degli esponenti della Chiesa Boema (Reinsberg, Mandl ecc.). Era lo stesso tipo di “normalizzazione “ imposta a Walensa e un po a tutta la chiesa dell’est : dimenticare per vivere. Noi vi forniamo alcuni dati sul Cardinale Beran primate della Chiesa Boema e il suo discorso-testimonianza letto durante il Concilio Vaticano II.

Cardinal Josef Beran – ricordiamo questo testimone della fede nel giorno che a Roma il papa Benedetto XVI apre l’anno della fede e nei giorni che si ricorda 50° anniversario del Concilio Vaticano II. “Amare il bene e contrapporsi al male”.       Questo era il motto del cardinal Josef Beran (1888 – 1969) e definisce bene la caratteristica di questo personaggio. E’ stato imprigionato sia dai nazisti che dai comunisti perché difendeva la verità e la giustizia. La Gestapo lo ha bollato come  “sovversivo e pericoloso” e nel 1942 lo ha arrestato. Rimase nel campo di concentramento di Dachau fino alla sua liberazione. Nel 1946 divenne arcivescovo di Praga e già nel 1948 ha avuto occasione di difendere la Chiesa dai attacchi diretti e indiretti dello Stato comunista che denunciò pubblicamente. Fu arrestato nel 1949 e per 14 anni messo agli arresti domiciliali. Gli è stato negato ogni contatto con l’esterno. Non fu mai processato forse perché  troppo conosciuto come un eroe della resistenza al nazismo.     Nel 1965 per diventare cardinale si dovette recare a Roma. Questo gli è stato concesso a condizione che non ritornerebbe mai in Cecoslovacchia il che si è verificato anche dopo la sua morte. Per il governo comunista era scomodo anche da morto e non ha dato permesso di seppellirlo nella sua patria. Papa Paolo VI  ha onorato questo uomo mite e sorridente ma deciso e coraggioso nello stesso tempo, dandogli la sepoltura nella cripta della Basilica di San Pietro, come se fosse un Papa. Al funerale disse di lui: “Una grande figura di martire per la fede, un benemerito Pastore per la libertà della sua patria”.  R.r.

 Il testo originale.

 „Sulla libertà religiosa“

Discorso pronunciato durante il Concilio Vaticano II dal cardinal Josef Beran
(Basilica di San Pietro, 20 settembre 1965)
Questa dichiarazione sulla libertà religiosa, che può essere estesa alla libertà di coscienza, sul piano teologico e pratico è estremamente importante.Nelle Sacre Scritture si legge: „Tutto quello che non viene dalla fede„ cioè da una coscienza sincera, „è peccato„ (Rm 14,23). Chi esercita una pressione materiale o spirituale su qualcuno e lo costringe ad agire contro la sua coscienza, lo induce a peccare contro Dio. Sono principi confermati dall’esperienza, sui quali oso umilmente esporre qui di seguito la mia personale testimonianza. Nella mia patria èstata totalmente impedita la libertà di coscienza e , come ho potuto constatare, una situazione del genere sottopone  molte persone  a gravi tentazioni. Tutti i fedeli a me affidati, persino  i sacerdoti, da questo stato di cose hanno ricevuto una seria minaccia per la fede e si sono trovati esposti alla grave tentazione della menzogna, della finzione e di altri vizi morali che con troppa facilità inducono coloro che non hanno libertà di coscienza a diventare peggiori. [ OPPURE:Nella mia patria l’aver impedito totalmente la libertà di coscienza ha, con ogni evidenza, indotto a gravi tentazioni tutti i fedeli a me affidati, persino  i sacerdoti; essi, esposti alla tentazione della menzogna, della finzione e di altri vizi morali, che rendono peggiore  un popolo privato della libertà di coscienza, si sono trovati di fronte ad una seria minaccia per la loro fede.] Nel momento in cui si ravvisa una dichiarata avversione contro la vera religione, ogni credente è cosciente della gravità della tentazione. Ma l’esperienza ci mostra che ogni  attentato alla libertà di coscienza è eticamente dannoso,  persino nel caso in cui chi esercita tale pressione vorrebbe in realtà contribuire alla prosperità della vera fede. Quale che sia il caso o la situazione, l’oppressione della libertà di coscienza produce ipocrisia. Possiamo dire che il fenomeno tanto diffuso oggi, l’ipocrisia di chi ostenta la fede, danneggia la Chiesa più che non l‘ipocrisia di chi tiene nascosta la sua fede. Sembra che nella mia patria, ancora oggi, la Chiesa cattolica soffra  perché, in passato, nel suo nome furono commessi atti contro la libertà di coscienza: nel 400 fu arso vivo il sacerdote Giovanni Hus e nel 600 gran parte della popolazione ceca fu costretta a riabbracciare forzatamente la fede cattolica secondo il principio del „Cuius regio – eius religio“ applicato in quell’epoca. Il potere politico che voglia o  finga di essere al servizio della Chiesa cattolica, se promulga leggi del genere, produce una ferita nascosta e permanente nel cuore stesso della nazione. Un trauma  che ha frenato il progresso della vita spirituale ed ha offerto e tuttora offre ai nemici della Chiesa un facile pretesto per obiezioni e critiche. La storia ci ammonisce e ci esorta a proclamare, anche in questo Concilio, il principio della libertà religiosa e della libertà di coscienza con parole chiare ed univoche, senza pretesti opportunistici. Se lo facciamo anche nello spirito di espiazione dei peccati commessi nel passato, l’autorità morale della nostra Chiesa crescerà enormemente a favore dei popoli stessi. Chi oggi opprime la libertà di coscienza e fa danno alla Chiesa sarà umiliato– una umiliazione salvifica, che potrebbe configurarsi come una sorta di rinascita per la quale egli potrebbe ravvedersi. Il nostro Concilio stesso acquisterà una forza morale più robusta e potrà sperare in un maggiore successo nella difesa dei fratelli perseguitati. Per questo, egregi fratelli, vi chiedo di considerare con la dovuta attenzione questa dichiarazione cui, come  conclusione, vorrei aggiungere le seguenti considerazioni: „La Chiesa cattolica chiede con insistenza a tutti i governi della terra di diffondere efficacemente il principio della libertà di coscienza per tutti i cittadini, quindi anche per quelli che credono in Dio, e di cessare di limitare in qualsiasi modo la libertà religiosa. Che siano messi in libertà tutti i sacerdoti e i fedeli che, per la loro attività religiosa , dopo tanti anni, sono ancora tenuti in prigione con vari pretesti. Ad un gran numero di vescovi e sacerdoti  è ancora impedito di esercitare il proprio ufficio: che sia di nuovo permesso loro di tornare ad essere guida spirituale per i fedeli. Là, dove la Chiesa, per colpa di leggi ingiuste, è consegnata alla benevolenza di amministratori ostili, possa vedersi rinnovata la sua autonomia e agevolata la sua unione con la Cattedra di Pietro.  Che non siano oscacolati coloro che vogliono scegliere il sacerdozio o la vita consacrata. Che sia di nuovo permessa la vita comunitaria ai membri degli Ordini religiosi e alle Congregazioni dei fratelli e delle sorelle. Infine che a tutti i fedeli sia assicurata la piena libertà di professare la propria fede, di diffondere la verità rivelata, di insegnarla e di educare nella fede i propri figli. Così potremo efficacemente collaborare alla costruzione di quella pace tanto necessaria alla nostra epoca.“     

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