martedì 19 febbraio 2013

NOI, DUNQUE,...



Mentre in Piazza del Duomo la politica invadeva il sagrato (come mi successe a Marineo con quel clan di miscredenti ) mi sono infilato dentro il Palazzo Reale deciso, perché era la terza volta che rinunziavo,  a causa della enorme e disciplinata coda. Milano, come tutte le grandi città pullula di mostre grazie a enormi fondi destinati agli eventi. Quelli minori vivono di passaparola e di parentado. Ci tenevo a questa mostra e mi sarebbe dispiaciuto perderla, anche se prevedevo che sarei rimasto un po’ deluso perché i curatori delle mostre ti immergono in logorroici cartelli e dopo averne letti un centinaio ne sai quanto prima. Per non parlare dei cartelli identificatori del pezzo esposto. In questo caso bisognerebbe prendere l’autore e immergerlo nella pece bollente come usava appunto al tempo di Costantino.



NOI, DUNQUE, COSTANTINO AUGUSTO E LICINIO AUGUSTO ABBIAMO RITENUTO DI ACCORDARE AI CRISTIANI E A TUTTI GLI ALTRI LA LIBERTà DI SEGUIRE LA RELIGIONE CHE CIASCUNO CREDE, AFFINCHé LA DIVINITà CHE STA IN CIELO, QUALUNQUE ESSA  SIA, A NOI E A TUTTI I NOSTRI SUDDITI DIA PACE E PROSPERITà.  

Era il 313 dopo Cristo . Esattamente dieci anni dopo il martirio di San Ciro.  La mostra , come del resto oggi quasi tutte le mostre ti dà uno spaccato del tempo di Costantino soffermandosi molto sulla Milano del tempo e soprattutto su Santa Elena non solo madre di Costantino ma forse anche madre o suggeritrice dell’editto stesso. Chi va a Milano in questo tempo dovrebbe visitare questa mostra perché aldilà delle interpretazioni che si possano dare non esiste modo migliore per vedere “quel tempo” , ammirando l’arte in tutte le sue forme, l’architettura ricostruita, la vita pubblica e privata. Anche se sono poche le cose semplici arrivate sino a noi (manufatti di botteghe) la parte del leone la fa l’ambiente di corte e di governo in particolare l’organizzazione militare. Due guide eccezionali , Sant’Ambrogio e Eusebio di Cesarea li vedi ancora passeggiare fra antichi battisteri e navate meravigliose. Chiaramente Costantino, attore principale, spazia fra Roma, Milano, Costantinopoli e le altre sue capitali. E’ un imperatore moderno senza residenza, ma legatissimo ai suoi luoghi. 
Delicato il materiale su santa Elena, già grande per l’editto a cui non puoi non aggiungere quello che Jacopo da Voragine defini “il rinvenimento della Santa Croce” . Una cinquantina di sale e corridoi che richiedono scarpe comode e memoria fresca perché ogni oggetto è legato ad un fatto ed è molto bello non ricorrere al facile catalogo per sapere dove sono finiti i due chiodi portati dalla Terra Santa da Santa Elena o perdersi nella ricostruzione delle basiliche di Aquileia dove come minimo ti gira la testa. O stupirsi ricordandosi che a Venezia allo spigolo destro della Basilica di San Marco è posta una scultura rappresentante i “tetrarchi” (luogo di appuntamento dei nostri bambini lasciati liberi in Piazza San Marco a scorrazzare) e poi vedi un bassorilievo proveniente dall’arco di Costantino forse fatto dallo stesso artista come fossero due foto diverse della stessa persona. Esci anche deluso perchè una civiltà cosi avanzata  si era resa responsabile del sangue di migliaia di cristiani . Poi pensi  che mai, come nel nostro tempo, l’editto di Costantino  sia  stato cosi in pericolo  a causa di quattro pensatori liberi carnefici di tutte le religioni.

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