giovedì 28 febbraio 2013

SI CHIAMAVA NINETTA...




Si chiamava Ninetta. Cosi ho sempre saputo. E cosi oggi pomeriggio entrando in chiesa e sentendo l’elogio funebre del parroco credevo di aver sbagliato funerale. La cosa era facile perché morire in cinque in un giorno nella sola Marineo mi sembra francamente eccessivo. Il parroco continua imperterrito a chiamarla Antonina o Antonietta ed io , colto da vergogna, sobbalzavo inseguito da ignoranza e correvo il rischio di essere buttato fuori da parenti ed amici. Per circa 65 anni per me è stata Ninetta. Nessuno era mai venuto a dirmi di Antonietta e quindi quest’ultima era per me un estranea. Minuta, vivace occhi vispi ha sempre gestito la sua famiglia con piglio sicuro. Capelli lunghi sempre socievole sino a quando la malattia lo ha permesso. Oggi è difficile spiegare perché eravamo cugini. Quasi vent’anni di differenza ho ricordi giovanili quando abitava sopra la casa che ininterrottamente la nostra famiglia ha occupato dal 1784. L’ho sempre vista “saltare come una gazzella” da casa sua a casa della suocera di fronte dove la sera ci si riuniva attorno alla bracera situata davanti il mitico pozzo scavato nella roccia. Me la ricordo quando spaventata gridò “u saracinu…u saracinu attruvaru” riferendosi al musulmano sepolto nella scalinata e rinvenuto durante la sistemazione della strada. In silenzio , come era vissuta negli ultimi anni se ne è andata. Tranne i familiari quasi tutti l’avevano dimenticata. Io erano anni che non la vedevo perché volevo conservare l’immagine cosi vispa senza sostituirla con quella della passione che stava vivendo. Il gruppo dei vecchi che va ai funerali si va assottigliando e mentre li guardavo uno per uno immaginavo chi fosse parente, chi conoscente chi amico, chi “pi duviri”. Ho scoperto parentele incredibili ma logiche. Un marito disarmato perché ha perso la compagna di una vita, figli e nipoti accomunati a cognati con volti smarriti, parenti nuovi e vecchi convinti che la malattia non porta ovviamente alla morte. Poi ti accorgi che molti mancano, sono più gli assenti che i presenti. No non era l’orario del rito, no non erano assenti più o meno giustificati. Mancavano tutti quelli che erano andati avanti. Dai genitori ai consanguinei agli amici d’infanzia, ai vicini di casa ai parenti lontani. Mi sono sempre lamentato perché nessuno raccoglie i ricordi dei nostri vecchi e  molte volte mi dispero che non sono riuscito a sapere come hanno vissuto la loro infanzia ,adolescenza maturità quell’evento. Per fortuna in questo caso c’è chi ha raccolto tutto questo e sapranno conservarlo per i loro figli e nipoti continuando con pronipoti sino a quando Dio vorrà : Franco e Marinella assieme ai suoi familiari. Arrivederci Ninetta detta Antonietta ! Salutaci gli altri.

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