Una cosa di cui si vantano i pupari soprattutto palermitani è quella di dichiararsi l’ultimo puparo ! Succede spesso quando il nostro più famoso puparo lascia interviste o nei discorsi fra pupari . Un'altra affermazione usuale è che l’ultima generazione di pupari non avendo lasciato eredi non riconoscono allievi decretando cosi la morte del teatro dei pupi.
Antonino Mancuso ha deciso di lasciarci a 78 anni. Si aveva qualche acciacco ma non era stanco di fare il puparo.
Da lui ho imparato quasi tutto sin da quando ragazzini subito dopo la guerra erano sfollati a Marineo e facevano teatro in quella via Triolo che ancora oggi se non fosse per la cecità dell’assessorato al Turismo spinto da un cafone ignorante non avesse sospeso una di quelle iniziative che avrebbe arricchito il comune di Marineo e la provincia di un fatto raro e prestigioso.
Nino era il braccio dei Cuticchio (senza di noi non sanno fare il teatro, mi diceva il fratello Stefano) ed invero per decenni i Mancuso hanno fatto teatro con la facciata dei Cuticchio.
Dopo gli anni “sfollati” tornati a Palermo in quel mitico teatro dietro il politeama (oggi sede di un ristorante) si trasferirono a Trabia. Famiglia numerosissima dove tutti avevano aiutato il Cav. Mancuso , soprattutto Nino, Stefano (forza della natura, il più veloce e potente in battaglia insuperabile) e Pino (oprante eccelso, costruttore dalle mani d’oro capace di costruire a mestiere un pupo finemente arabescato in un paio di giorni). Nino era l’artista. Il conoscitore della Storia dei Paladini di Francia. Non scendeva a discussioni inutili , aspettava di capire “quanto ne sapevi” per poi “dialogare”. Dopo qualche tempo che ci frequentammo mi regalò un edizione popolare della Storia dei Paladini di Francia e accettò i miei interventi in discussione. Muoveva i paggi in modo impeccabile prestava a loro le voci e mi rimproverava se non usavo la cadenza dei “pupi”. Bellissime le discussioni sulla morte di ruggero da loro recitata a nome di altri di cui ritenevano di dovergli i diritti d’autore. Rimase sbalordito quando gli dissi che riconoscere quella paternità e come pagare il pizzo a certi politici che sanno camuffarsi da sindacalisti del popolo. “Quando gli dissi mi dimostrino i loro diritti su Ruggero” ammutoli !
Anche quando doveva entrare in scena un secondo pupo non fermava mai il primo, li faceva parlare e muovere in contemporanea. Amava le scene cortesi e gli brillavano gli occhi quando recitava “una dama non si colpisce nemmeno con un fiore…” oppure quando tristemente recitava “…e con questo sereno signori tutti la buonasera”.
Per me era il maestro e accettò le mie innovazioni con rispetto perché il teatro dei pupi era già al tramonto e nemmeno il decreto dell’Unesco riuscì a rianimarlo. Senza contare l’ultimo infame gesto dell’ex sindaco di Marineo che chissà cosa pretendendo dal teatro dei pupi iniziò un azione denigratoria mai vista prima, assecondato incosciamente dall’Assessorato al Turismo che non analizzando bene i fatti ha trascurato i veri motivi di quel gesto per cui lo stesso sindaco si trovava in tribunale per altro caso.
Nino Mancuso lascia, per nostra fortuna un figlio ed un fratello eredi di una grandissima tradizione e i miei continui solleciti affinchè il figlio “registrasse” tutti gli spettacoli del padre spero siano stati esauditi.
Era un uomo all’antica di quelli che danno un significato persino ai nomi dei nipoti, che non ti permettono di usare un linguaggio non adeguato . Era legatissimo alla moglie e alla sua morte non rimase solo vedovo ma anche solo.
Avevo deciso di portarlo a Marineo per festeggiarlo degnamente in quella via Triolo che lo aveva visto artista da ragazzo e scorrazzare con gli amici vaneddi vaneddi (fortissimo il legame con il compianto Ing Fiduccia figlio). Ma quelli erano anni bui per Marineo dove il più grande cafone che avesse prodotto la nostra comunità oscurava ogni e qualsiasi iniziativa.
Ps oggi a Trabia si svolgeranno i funerali. Ad Enzo
e soprattutto al fratello Stefano le mie condoglianze
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