A chi conosce Giuseppe
Flavio farà piacere sapere che è
uscito un saggio recentissimo (2013 Edizioni Res Gestae 14, euro) di Pierre
Vidal Naquet IL BUON USO DEL TRADIMENTO. Le vicende di Giuseppe Flavio sono ben
note ma cerchiamo opportunamente , limitatamente alle nostre capacità , di
riepilogarle. Capo di una importante fazione ebraica durante l’assedio di
Gerusalemme (77 DC) , fatto prigioniero dai romani predice a Vespasiano il titolo di
imperatore. Infatti lascia al figlio Tito condurre l’assedio e quindi la
distruzione per andare a Roma a ricoprire la prestigiosa carica. Grazie a
questo vaticinio entra nella cerchia della famiglia dei Flavi (da cui il nuovo
cognome). Per gli ebrei è un traditore per i romani è uno di cui diffidare.
Solo recentemente gli studiosi moderni (più che gli studiosi i ricercatori )
hanno potuto accedere alle sue due grandi opere in italiano (Le antichità
giudaiche e La Guerra Giudaica). In queste opere emerge uno storico di
mestiere, un testimone oculare della distruzione di Gerusalemme da parte di
Tito ma anche uno stralcio della storia del popolo di Israele. Spunta fra le
righe (e anche le polemiche) qualche accenno a Gesù, agli esseni e a personaggi
e fatti altrimenti dimenticati. Il saggio affronta il grande problema dell’uso
del tradimento. Nel nostro caso , semplificando la domanda l’autore si chiede
se la scelta di Giuseppe Flavio sia possibile inquadrarla come strumento per
aiutare il popolo ebraico , ormai chiaramente destinato alla rovina, e quindi
dai suoi visto come traditore mentre uno storico lo può interpretare come
strumento di “parziale salvezza” di Israele davanti la potenza militare romana
che già a Cartagine aveva dato prova con il suo “Carthago delenda est”.
Giuseppe Flavio trovandosi nella cerchia ristretta dell’impertatore aveva una
forte influenza sugli eventi , resa vana dalla durezza dei rivoltosi (vedi
esempio di Masada). Rimane il fatto che nei suoi scritti è chiara l’intenzione
del Flavio e oggi il saggio di cui parliamo conferma questa teoria. Per chi per
decenni ha seguito il Flavio ,ricorrendo a edizioni del 700 e del 600 molto
inaffidabili, oggi si avvicina a questo storico come agli scritti di Polibio o
Erodoto grazie a queste due recenti edizioni critiche di grandissimo pregio. Si
fa anche giustizia sulle manipolazioni che i manoscritti hanno subito nei
secoli (vedi quelle dei copisti russi) e soprattutto vengono chiariti episodi
drammatici come Masada o l’accusa di cannibalismo rivolta agli assediati prima della distruzione della città , del
tempio e la conseguente diaspora non solo degli ebrei ma anche degli oggetti
sacri del tempio. La nostra storia non è esente di personaggi abili nel tradire
o passare , mentre i giochi sono ancora in corso, alla parte avversa , ma è
raro trovare esempi di tradimento a favore della pace.
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