venerdì 16 agosto 2013

IL BUON USO DEL TRADIMENTO



A chi conosce Giuseppe Flavio farà piacere sapere che è uscito un saggio recentissimo (2013 Edizioni Res Gestae 14, euro) di Pierre Vidal Naquet IL BUON USO DEL TRADIMENTO. Le vicende di Giuseppe Flavio sono ben note ma cerchiamo opportunamente , limitatamente alle nostre capacità , di riepilogarle. Capo di una importante fazione ebraica durante l’assedio di Gerusalemme (77 DC) , fatto prigioniero dai romani predice a Vespasiano il titolo di imperatore. Infatti lascia al figlio Tito condurre l’assedio e quindi la distruzione per andare a Roma a ricoprire la prestigiosa carica. Grazie a questo vaticinio entra nella cerchia della famiglia dei Flavi (da cui il nuovo cognome). Per gli ebrei è un traditore per i romani è uno di cui diffidare. Solo recentemente gli studiosi moderni (più che gli studiosi i ricercatori ) hanno potuto accedere alle sue due grandi opere in italiano (Le antichità giudaiche e La Guerra Giudaica). In queste opere emerge uno storico di mestiere, un testimone oculare della distruzione di Gerusalemme da parte di Tito ma anche uno stralcio della storia del popolo di Israele. Spunta fra le righe (e anche le polemiche) qualche accenno a Gesù, agli esseni e a personaggi e fatti altrimenti dimenticati. Il saggio affronta il grande problema dell’uso del tradimento. Nel nostro caso , semplificando la domanda l’autore si chiede se la scelta di Giuseppe Flavio sia possibile inquadrarla come strumento per aiutare il popolo ebraico , ormai chiaramente destinato alla rovina, e quindi dai suoi visto come traditore mentre uno storico lo può interpretare come strumento di “parziale salvezza” di Israele davanti la potenza militare romana che già a Cartagine aveva dato prova con il suo “Carthago delenda est”. Giuseppe Flavio trovandosi nella cerchia ristretta dell’impertatore aveva una forte influenza sugli eventi , resa vana dalla durezza dei rivoltosi (vedi esempio di Masada). Rimane il fatto che nei suoi scritti è chiara l’intenzione del Flavio e oggi il saggio di cui parliamo conferma questa teoria. Per chi per decenni ha seguito il Flavio ,ricorrendo a edizioni del 700 e del 600 molto inaffidabili, oggi si avvicina a questo storico come agli scritti di Polibio o Erodoto grazie a queste due recenti edizioni critiche di grandissimo pregio. Si fa anche giustizia sulle manipolazioni che i manoscritti hanno subito nei secoli (vedi quelle dei copisti russi) e soprattutto vengono chiariti episodi drammatici come Masada o l’accusa di cannibalismo rivolta agli assediati  prima della distruzione della città , del tempio e la conseguente diaspora non solo degli ebrei ma anche degli oggetti sacri del tempio. La nostra storia non è esente di personaggi abili nel tradire o passare , mentre i giochi sono ancora in corso, alla parte avversa , ma è raro trovare esempi di tradimento a favore della pace.

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