La domenica delle Palme eravamo divisi in due
gruppi. Il primo che sfilava su due file con grossi rami di ulivo o rami di
palma entrambi appena potati e addobbati con nastrini multicolori , arance,
caramelle. Incolonnati andavamo dietro all’asinello che portava un Gesù
sordomuto che non spiccicava una parola ma che aveva un grande diadema di
cartone blu che spesso gli cadeva. Era l’età dell’innocenza e il lavoro delle
suore su di noi dava buoni risultati. L’altro gruppo era capeggiato da Fifi il
quale piombava soprattutto sulle palme più addobate strappando arance e cioccolatini
come uno sparviero. Spesso la cosa finiva male perché qualche genitore metteva
nelle arance degli spilli che dovevano servire da deterrente, ma molti non
conoscevano le callose mani del Fifi. Chi arrivava al sagrato della chiesa
veniva accolto come vincitore avendo superato quei “cagnuluna” mezzi lanzecchinecchi marinesi.
Il mio nuovo Parroco di San Gregorio mentre
discutevamo sulle opere del “magno” che gli avevo regalato in un edizione
ottocentesca cartonata gli dissi : ma lo sa che la Famiglia (forse la sorella)
di San Gregorio possedeva le terre del mio paese ? Precisamente le terre di Risalaimi
(storico:quelle dove furono trovate gli affreschi del De Vigilia) ! Non so come ma finimmo (e di che altro
parlare altrimenti ?) col parlare di San Paolo che riparava reti a Corinto, da
dove ero tornato pochi giorni prima. Si apprestava la Domenica delle Palme e
vuoi per gioco vuoi per fede giorni dopo feci caricare mezzo camion di rami di
ulivo a Corinto scegliendo un terremo che nella mia fantasia ritenevo adatto al
San Paolo mentre viveva a Corinto. Quando gli ulivi giunsero a Milano ebbi la
sensazione di sentirmi a Marineo e cosi imparai a “documentare” tutto quello
che faccio. Nel caso specifico avevamo prodotto una specie di bolla doganale (o
come si dice oggi bolla di accompagnamento) con tanto di timbri e date con
chiaramente scritto “ulivi di Corinto” provenienti dalla zona della Bima
(pulpito alla Hyde Park dove i corinzi arringavano il popolo a due passi dalla
agora e dalla via sacra) appena fuori le mura. Imparai anche che gli ulivi
benedetti avessero due funzioni. Il primo per il giorno di Pasqua quando lo si
usava in casa per spazzare via il demonio (bruttu bestia nesci fora ca nostri
signuri resuscitau!) . Il secondo uso è quello che verrà bruciato e le sue
ceneri verranno usate per il giorno “delle ceneri” per cospargere il capo ai
fedeli penitenti.
Oggi a Milano il parroco ci ha invitati a
prendere due ramoscelli di ulivo. Uno per portarlo a casa il secondo da dare alla
persona con cui decidiamo riappacificarci ! Un vicino, un ex amico, un parente.
In questo caso io avrei dovuto prenderne
un altra mezza camionata…
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