sabato 29 luglio 2017

UN TARDO POMERIGGIO...

Il racconto della domenica
Omar era seduto davanti la sua casa sulla ghiuttena in pietra e da li vedeva tutta la valle sino al mare. Una lunga striscia gialla di grano , poi le barbabietole, poi agrumi a vista sino al grande mare. Qualche volta vedeva le isole oltre il mare anche se non sapeva come si chiamavano. La sua casa era vicino alla cisterna e a quell’ora osservava le ragazze che venivano a prendere l’acqua. Il fresco del tardo pomeriggio accompagnava gli sguardi silenziosi di Omar che cercava gli occhi di Jasmin. Ormai Omar sapeva che dopo la preghiera del pomeriggio Jasmin sarebbe uscita di casa con la sua brocca vuota al fianco, per riportarla piena indietro sulla testa. Mentre andava avanzava con passo svelto, ma al ritorno avrebbe rallentato e avrebbe poggiato la brocca piena proprio sulla ghiuttena dove Omar era seduto. Ora Jasmin portava il velo non era più la ragazzina con le calze corte. Sua mamma la stava preparando per il gran giorno. Gli stava soprattutto insegnando a parlare con gli occhi. Aveva imparato a ingrandirli a stringerli a schiuderli a usare e battere le palpebre a lacrimare di gioia o di dolore. Tutto il suo cuore comunicava attraverso quei cinque centimetri di vuoto sulla faccia. Omar aveva imparato questo linguaggio dai grandi e sapeva tradurlo alla perfezione. Omar grazie al Corano ora sapeva leggere e conosceva a memoria quasi tutti i poeti arabi e fra tutti aveva scelto quello che definiva la sua amata: “gazzella”. Jasmin appoggiò la brocca alla ghiuttena e si accovacciò per terra alla giusta distanza. Entrambi sapevano che avrebbero avuto una notte agitatissima. Da li guardare il mare era come tenersi mano nella mano e sognare ripetendo i versi del poeta.
Appena Jasmin si alzò prese la grossa brocca e si incamminò verso casa. Omar anche lui si alzò e fece il giro della casa andandosi a sedere dall’altro lato dove si vede il lungo serpente dell’Eleuterio che silenzioso scorre fra campi verdissimi .
Da li Omar calcolava la direzione della Mecca poi spostava lo sguardo un po’ verso sinistra in direzione di San Vito e faceva correre il suo pensiero fin la dove suo padre gli aveva insegnato che al di là dei monti e ancora dopo il mare, vi era la città antichissima di Canopo dove c’era il santuario di Abukir. E da lì erano partiti per arrivare a Mirnau senza bagagli ma con nel cuore Abu Kir che suo padre ringraziava in tutte le sue preghiere perché teneva lontano le malattie o meglio le curava.
Omar non sapeva allora che dopo centinaia di anni Abu Kir sarebbe venuto a trovarlo a Marineo.

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