ci scusiamo ma vari avvenimenti hanno ritardato la conclusione del racconto. s.o.
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Dopo la spiaggia della Feniglia, mi soffermai nel luogo dove il Merisi sarebbe stato sepolto, il cimitero di San Sebastiano, i cui resti mortali che custodiva vennero disseppelliti nel 1956 e portati in una delle cripte della chiesa nuova dell’attuale cimitero del paese. Immerso nei teneri colori del tramonto, raggiunsi una costruzione, oggi trasformata in casa privata, che si ritiene fosse nel seicento la sede dell’ospitale di Santa Maria Ausiliatrice della confraternita di Santa Croce, una delle organizzazioni religiose presenti nel paese. Stando al foglietto ritrovato fortunosamente nel 2001, il Caravaggio, dopo due giorni di malattia ,in tale luogo morì. Avrei fortemente voluto completare il mio pellegrinaggio dei luoghi che avevano accolto le ultime ore del grande pittore, con una silenziosa visita alla chiesetta dell’attuale cimitero ma, dato l’orario, era chiusa. La mia seconda presenza a Porto Ercole era terminata, avvertivo comunque la sensazione che presto sarei ritornato in questo piccolo gioiello dove natura e storia si richiamano elegantemente l’uno con l’altro. Dopo circa una settimana dalla mia visita a Porto Ercole, Stefania, solerte ricercatrice del Comitato, mi consegnò un altro pacco di fogli che trattavano la presenza del Caravaggio a Napoli, prima del suo ultimo viaggio che lo portò a Porto Ercole. Lessi avidamente tutto il materiale, lo trovai interessante e utile per meglio comporre un quadro d’insieme che mi permettesse di muovermi nella mia ricerca di una risposta a quelle domande inerenti al luogo di morte, al come e in che condizioni fisiche il Caravaggio terminò la sua terrena presenza. Lo scritto, passatomi da Stefania, era un’estrapolazione con varie sintesi di un libro sul Caravaggio scritto da uno dei suoi tanti biografi: Vincenzo Pacelli. La scelta compiuta rispondeva alla direzione della nostra ricerca.
Pecelli racconta che a Napoli il Merisi
abitava a Chiaia, era ospite presso Palazzo Cellamare, una proprietà di
Costanza Colonna Sforza marchesa di Caravaggio, oppure presso Luigi Carafa Colonna,
nipote della Marchesa di Caravaggio (secondo il Calvesi il palazzo Carafa
Colonna a Chiaia è Palazzo Cellamare).
In questa città il Caravaggio era caposcuola,
l'artista più richiesto.
In quel periodo, Viceré e nobili di Spagna,
le grandi famiglie dei giureconsulti, gli ordini religiosi, gli imprenditori, i
giovani e nobili fondatori del Pio Monte, Marcantonio Doria e Scipione Borghese suoi clienti.
Lo storico Pacelli ha inoltre pubblicato due lettere
molto importanti e significative delle quali citiamo solo le parti di nostro
interesse:
Lettera n.1 , Napoli li 29 luglio/1610
A.S.V. Nunziatura di Napoli, 20 A
“Nella lettera dell'Ill(ustrissi)mo Lanfranco
dì 24 del corrente, nego quanto/ era stato riferito a V. S. Ill.ma circa il
pittor Caravaggi(o): il che/ esendo a me molto novo, cercai subito di haverne
informatione,/ e ritrovo che il povero Caravaggio non è morto in Procida, ma/a
port'hercole, perché esendo capitato con la felluca, in q(u)ale andava:/ à
palo, ivi da q(u)el Capitano fu carcerato, e la felluca in q(u)el romore/
tiratasi in alto mare se ne ritornò a Napoli, il Caravaggio/ restato in
pregione, si liberò con un'sborso grosso di denari, e per la terra/ e forse à
piedi si ridusse sino à porthercole, ove ammalatosi ha/lasciato la vita: la
felluca ritornata riportò le robbe restateli in/ casa della S.ra Marchese di
Caravaggio, che habita a Ghiaia, e di/ dove si era partito il Caravaggio: ho
fatto subito vedere se vi sono/li quadri, e ritrovo che non ne sono più in
essere, eccetto, tre,/li doi S. Gio(v)anni, e la Maddalena, e sono in sud.ta
casa della S.ra/ Marchese, q(u)ale ho mandato subito à pregare, che vogli
tenerli/ ben custoditi, che non si guastino senza lasciarli vedere, o andar/
in mano di alcuno, poiché erano destinati,
e si hanno da trattener/ per .S. Ill.ma ma sin'tanto, che si tratterà con gli
heredi, è creditori/ di d.o Caravaggio per darli honesta sodisfatione…..” (AVS,
NDN 20 A).
(Cfr., Vincenzo Pacelli: “L’ultimo Caravaggio 1606-1610. Il giallo della morte: un omicidio di
stato?” Edizione DIART 2002, pp.119-120)
Lettera n. 2, Napoli li 31 luglio 1610
“Hor
hora mi f intendere la S.rd Marchese di Caravaggio/ Che li quadri non sono in
casa sua ma sono sequestrati dal/ Sig. Prior di Capua in mano di alcuni
ministri Regij/quali sin'hora non ha potuto sapere chi siano, pretendendo/il
detto Priore, che il pittor Caravaggio fussi frate servente/della su Religione,
e che perciò tochi a lui farne spoglio/ essa Sig.ra Marchese dice però che
questa è vanità e che il/Priore non si ha ragione, io procurerò di saper subito
ove/si trovino et userònch'io le mie diligenze, per assicurarli/in nome di V.S.
Ill.ma… obliga:ino Servi:re e/ crea:a/ fra Deodato Gent. e Vesc.o di Caserta”.
(Ibidem,
pp126-127)
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