giovedì 1 settembre 2011

BILANCIO PER LA STORIA DEL PREMIO DI POESIA

Premessa. Questo commento di Ciro Spataro è stato da noi pubblicato il 9.11.2010. Lo riproponiamo integralmente perché presenta in modo magistrale il 37 premio . crediamo che nessuno possa parlarne meglio del suo padre-creatore. 37 anni sono tanti , le rughe si vedono. Speriamo che qualcuno trovi la forza di apportare qualche innovazione perché la formula è diventata noiosetta e il tutto manca di verve. Intanto rimane un prestigio per Marineo , che nessuno può oscurare. La novità di quest’anno si chiama Roberta Di Peri

BILANCIO DELLA STORIA

di Ciro Spataro
Questo intervento costituisce un’occasione insostituibile non solo per recuperare la memoria storica di un premio letterario, giunto quest’anno alla 36^ edizione in cui si sono avvicendate tante personalità della cultura, della letteratura e dell’arte e proprio grazie a questa rassegna si è potuto ampliare lo spettro delle singole biografie attraverso un recupero di dati, aneddoti, conoscenze che hanno permesso di meglio contestualizzare il loro vissuto. Sono certo che questa iniziativa rappresenta anche un punto di partenza per leggere con lucidità e spirito critico la storia di tanti personaggi che hanno rivelato con umiltà il meglio di se stessi ad un pubblico nuovo arricchendo di novità essenziali il loro profilo biografico.
In tal senso la prima personalità che ha lasciato un segno indelebile è stato senza dubbio lo scrittore Andrej Sinawskij nel 1980 alla VI edizione. Cari amici un premio letterario non può essere soltanto un banco dispensatore di targhe e di medaglie , deve avere necessariamente una sua funzione critica, quasi di denuncia: ecco perché la partecipazione di Siniawskij a Marineo, che era appena uscito dalla tragedia del lager siberiano della Mordavia – sette anni di lavori forzati – con Jiuri Daniel , fu assolutamente eccezionale, l’inserimento del convegno su letteratura e dissenso inserito nel contesto di un premio di poesia, mostrò gli orrori del comunismo sovietico. Sono venuto qui a Marineo , disse Siniawskij per salvaguardare gli inalienabili diritti che valorizzano la dignità dell’uomo: proprio per riaffermare questi diritti un poeta cecoslovacco Vladimir Holan, quando gli staliniani andarono al potere nel suo paese non uscì più di casa; come sepolto vivo scrisse poesie disperate che ne fanno uno dei poeti più grandi del mostro tempo. Forse è destino che la poesia più alta ed autentica sia oggi la poesia radicata nel dramma delle umane contraddizioni, nei gulag, arcipelaghi di amore e di morte.” Sono parole che risuonarono nell’affollato cinema Dajna di Marineo e che ebbero una cassa di risonanza notevole in Italia proprio la drammatica esperienza di Siniawskij, che venne appositamente da Parigi ove insegnava letteratura russa alla Sorbona .Nel 1982 per l’VIII edizione il premio viene assegnato al poeta polacco Marek Swarniski una delle voci più significative della lirica polacca contemporanea. Ebbene al poeta viene negato il visto delle autorità polacche, malgrado avessimo inviato all’autore al suo indirizzo di Cracovia la lettera del conferimento piena di timbri e bolli vari. La preoccupazione negli organizzatori era tale poiché ad una settimana dal premio non sapevamo nulla della sua venuta. Allora abbiamo deciso di inviare un telex al settimanale Tikoni Poscheskj, tramite il Giornale di Sicilia, che con il suo direttore sosteneva la nostra iniziativa. La vigilia del Premio ricevo in Comune una telefonata da Milano e quale fu la sorpresa quando all’altro capo del telefono sento la voce del poeta Swarniskji che mi annuncia di trovarsi a Milano. Soltanto con un escamotage era riuscito a venire a Marineo al seguito di un gruppo di vescovi polacchi che si recavano a Dusserdolf per la settimana cattolica. Cosa che il poeta volle rimarcare durante l’intervento che fece alla cerimonia di premiazione proprio per mostrare il vissuto degli scrittori che per sostenere le loro idee erano costretti a ricorrere ad espedienti per affermare la dignità di uomini liberi.Nel 1983 per la IX edizione venne premiato Raphael Alberti una delle voci più sferzanti della quotidiana battaglia per la libertà e l’indipendenza dei popoli, Alberti fece la guerra civile in Spagna contro il caudillo il dittatore Francisco Franco e al momento del conferimento del premio recitò il suo “ Canto abierto d’ Espana” al Castello di Marineo un viaggio per far conoscere i poeti spagnoli del sacrificio, Federico Garcia Lorca, Antonio Machado, Miguel Ernandez, ma anche per la meravigliosa simbiosi che si creò con Ignazio Buttitta: i giornalisti parlarono di due sud a confronto, il sud andaluso ed il sud d’Italia, due sud amari, bisognosi di giustizia . Alberti era felice di ricevere un premio popolare vissuto dalla gente e fra la gente dalle mani di Buttitta il poeta popolare per eccellenza che consacrava i 60 anni di poesia di Alberti, di cui tanti vissuti in esilio , come poi disse Angela Redini nel documentario della RAI a lui dedicato. Nel 1992 alla XVIII edizione il premio fu attribuito con uno scoop notevole sul piano internazionale a Luc Montagnier lo scienziato francese scopritore del virus dell’AIDS in un momento in cui il fenomeno era diventato per la sua crescita esponenziale, una delle minacce più gravi per l’umanità. E così quando due anni fa gli è stato attribuito il Premio Nobel, ero molto felice, la notizia mi ha emozionato tanto, in fondo una intuizione di un premio, forse di provincia, era stata sicuramente vincente, forse è il caso di sottolineare come Luc Montagnier fosse una persona molto semplice ed umile. Ma proprio per il valore biografico del personaggio uno dei poeti che ricordo con maggiore interesse è il poeta russo Evgenj Evtushenko nel 1995 per la XXI edizione venne a Marineo dagli Stati Uniti, dove tutt’ora insegna , il ricordo indelebile che mi è rimasto è stato il recital di poesia che fece con una bravissima traduttrice Evelina Pascucci. Certo il pubblico di piazza Castello, di tutti i ceti sociali, dal professore universitario all’operaio, veniva catalizzato dallo sguardo carismatico di Evgenij Evtushenko e la poesia, la sua poesia diventò la protagonista effettiva della serata, i suoi versi “arrivederci bandiera rossa “ erano di una attualità unica : arrivederci bandiera rossa, eri metà sorella, metà nemica. Eri in trincea speranza d’Europa, ma tutta di rosso recingevi il gulag. “ Evgneij è stato un istrione, sul palco si è trasformato, tra lui ed il pubblico si è creato subito un grande feeling, ha chiamato sul palco la bella moglie Masha, di trent’anni più giovane di lui, dicendo subito che il mondo ha bisogno di poesia, ed il poeta ha un compito fondamentale, quello di riprendere a parlare, a dialogare con la gente.Ma come disse lo scrittore Francesco Grisi componente della giuria la cosa più importante che è rimasta è stata la sua lectio magistralis, pubblicata da molti organi di stampa quando affermò che “l’arte mondiale è in pericolo. Ecco perché mi piace riportare testualmente il suo intervento: “ Anni fa sono stato in Amazzonia ed una vecchia indiana prima di darmi una banana, l’ha sbucciata e dopo l’ha bagnata nel loro grande fiume pieno di microbi e piranha mortalmente pericolosi. La vecchia indiana ha pensato ingenuamente che così sarebbe stata più civilizzata, più culturale. Così noi ci comportiamo con l’arte bagnandola nel fiume sporco della cultura falsa dei mass-media . ma l’arte non si sporca: e questa serata a Marineo è una prova degna! Una volta, molti anni fa, dissi a Cesare Zavattini che tutti gli scrittori sovietici della nostra generazione erano nati nella culla del neorealismo italiano. Perché? Perché al tempo della retorica pomposa del realismo stalinista, quei film neorealisti ci ricordavano che la terra amara, ma autentica, è più importante del cielo artificiale fatto con la seta azzurra del teatro Bolscioj. Dopo la morte di Stalin il piccolo Bruno del film “ Ladri di biciclette” era la persona più importante per noi e, detto tra noi senza farlo sapere ai signori Eltsin e Dini, è rimasto tale. Ma Zavattini mi disse, con il sorriso di un nonno furbo, che il neorealismo italiano era nato nella culla della letteratura russa del secolo scorso, di Tolstoi, di Cechov, di Dostoevskij. C’è un piccolo patriottismo, quello del proprio paese, ma c’è un patriottismo più alto quello dell’umanità. E l’arte è patriottismo di tutti. Ma l’arte mondiale adesso corre il pericolo della “macdonaldizzazione” totale: fast food, fast libri, fast films, fast amori, fast divorzi. Al di là delle molte guerre locali, adesso esiste già la terza guerra mondiale della volgarità trionfante contro la finezza umana. Per questo sono tanto felice di essere con voi in questo incantevole paese dove mi sento di nuovo sulle barricate dei grandi libri italiani e russi nella lotta contro l’aggressione dell’’ ignoranza che uccide l’anima umana. Ma i libri sopravviveranno, l’arte sopravviverà come l’immortale, piccolo Bruno del film “Ladri di biciclette”.L’esperienza vissuta al Premio di Marineo è rimasta nella sua biografia , e tutt’oggi il suo messaggio sulla cultura macdonaldizzata viene letto nelle università russe ed americane.
Marineo lì 15. 10 2010 Ciro Spataro
Intervento al convegno sulle biografie del 16.10.2010
P.S. Vedi nota sui commenti alla data del 9.11.2010

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