venerdì 16 settembre 2011

LA SEDIA VUOTA

Se passate da Corso dei Mille davanti al n. 38 troverete una sedia vuota. Rimarrà vuota sino a quando qualcuno la rientrerà perché il suo proprietario non la occuperà più. Per anni il Rag. Giovanni Provenzale là ha “ricevuto i suoi amici” . Ho avuto la fortuna di vestire i panni dello storico, per una volta, ascoltando la storia della sua “meravigliosa primavera”.
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“Da giorni Giovanni Provenzale, classe 1916, mi aspettava. Aveva preparato una serie impressionate di documenti e foto. La sua ansia di rievocare la “sua Africa” mi ha contagiato. Non so chi dei due fosse più emozionato. Lui disposto a farsi rubare i ricordi, le emozioni dei suoi vent’anni. ‘Avevamo vent’anni, pieni di energie ed entusiasmo. Immagini questi ventenni marinesi che scoprono altipiani infiniti e vedere che la terra ti dà il grano due volte l’anno. Un miracolo: restavamo a bocca aperta. “ Il racconto si fa sempre più preciso , il mio interlocutore non solo ricorda l’anno il mese il giorno ma aggiunge che era di giovedì e di pomeriggio… Ti spiega quello che gli storici per anni hanno grossolanamente condannato senza tenere conto che “…ma non possiamo rinnegare i nostri vent’anni da leoni, vissuti nella mia Africa !”. Spiega :“Il Saturnia ci riportava a casa. Eravamo arrivati secondi dove contava solo arrivare primi. E quindi in faccia avevamo quella delusione di tutti i secondi. I soli felici erano i nostri genitori, le nostre mamme che si vedevano tornare a casa i figli vivi, noi dentro piangevamo leggendoci negli occhi non la sconfitta ma l’orgoglio dei ventenni di un gruppo di marinesi che tornavano da una ‘missione impossibile’ ”. Non era un raccontatore grossolano . Non dava risposte generiche. Quando gli feci rileggere la bozza mi corresse rispettando il mio lavoro , non intervenne nel mio giudizio anche se dissentiva su certi passaggi. Ogni tanto si parla di “banca della memoria” e termini simili, mi sento ridicolo. Se vogliamo archiviare in questa banca espressioni colorite di vita contadina vorrei chiedere se il vissuto storico di un uomo può perdersi . Almeno archiviamo entrambe le cose. Qui non stiamo parlando di eroi ma di uomini e dei loro sogni. Oggi mentre rendevo omaggio alla sua salma nel rispettoso silenzio è entrata una coppia di altri tempi che si tenevano per mano. Lei aveva occhi lucidi e portamento elegante lui aveva la faccia severa di uno che non aveva voglia nemmeno di sorridere. Si mise come sugli attenti e ad alta voce proclamò : Giovanni Provenzale, sono il tuo amico Vito Speciale e sono qui con la mia moglie Peri Francesca, siamo venuti a renderti omaggio e portati l’ultimo saluto. Ti abbracciamo” fece due passi indietro mentre io nascondevo occhi e viso osservai questa bella coppia e me li vidi assieme a Giovanni Provenzale che nella bella epoque marinese ballavano il bughi bughi. Uscii di corsa mentre pensavo a quanto mi aveva detto appena tre mesi fa: “Vado a dormire tutte le sere ascoltando i canti degli animali, il vento della foresta e le grida e i canti dei miei compagni che costruivano strade, palazzi, stazioni, ospedali”.Ci raccontano di un passaggio sereno attorniato dai figli e nipoti , sembrava non gli desse fastidio questo momento fatale. Lo credo perché sapeva di andare in un posto dove era atteso dai genitori, dalla famiglia , dai suoi fratelli.
Io corsi a casa. Cercai su Internet una delle sue canzoni d’Africa fra le preferite:mamma non piangere … in una versione più moderna che credo lo "zio" avrebbe accettato
L’appuntamento è per domani alle ore 16 nella stessa chiesa dove è stato battezzato: la Chiesa Madre di Marineo . L’intera intervista si trova alla data del 10 e 11 giugno 2011.

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