Venticinque anni dalla Rivoluzione di Velluto
17 Novembre è
una ricorrenza storica in Repubblica Ceca per ben due motivi. Nel 1938 in quel
giorno Hitler ha chiuso le Università e nel 1989 gli studenti sono usciti per
primi in p.zza Venceslao e le vie limitrofe per protestare contro il regime che
li privava della libertà. La Rivoluzione di Velluto è stata preceduta da un
processo di democratizzazione iniziato in Polonia e in Ungheria nei mesi
precedenti. Si ricordano i personaggi come Lech Walesa e Václav Havel ma
accanto a loro ci furono migliaia di scrittori, attori, studenti e operai che si
sono dati da fare perché le cose cambiassero.
A Milano
nell’ambito di un’iniziativa Bookcity Il
Centro ceco ha organizzato un incontro
degli scrittori e giornalisti dissidenti della Romania, Polonia, Repubblica
Ceca e Ungheria che hanno raccontato la loro esperienza dei movimenti di
opposizione politica e intellettuale tipici di quel periodo storico. Gli ospiti
sono stati introdotti dal giornalista e storico italiano Francesco M.
Cataluccio, esperto dell’Est europeo, che ha sottolineato come nei Paesi
comunisti si è ben capito che il pensiero e la cultura sono un pericolo per un
regime che vuole avere il monopolio della verità. Parlando della Rivoluzione di Velluto ha
ricordato il famoso slogan della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fraternità e ha sottolineato che l’unica vincente è
uscita la libertà invece sono molto dubbie l’uguaglianza e la fraternità.
Disse: “I poveri sono stati abbandonati sia all’Est che all’Ovest”. Aggiungiamo
un dato del sondaggio dell’opinione pubblica sull’ apprezzamento dei
cambiamenti avvenuti in questi 25 anni. Quello che inquieta maggiormente i cittadini
della Repubblica Ceca è l’incertezza sociale, la corruzione e il clientelismo.
Il primo
relatore Bujor Nedelcovici è uno scrittore molto noto in Romania che però
ha pagato il suo impegno per la libertà
con l’esilio in Francia. Dal suo romanzo Giorni
di sabbia è stato tratto il film Spiagge
di sabbia ma questo film è stata anche
la causa della sua espulsione, nel 1981. Ha ricordato che i cambiamenti in
Romania non erano indolori, senza lo spargimento di sangue. La sua interprete
l’ha presentato con commozione come uno degli scrittori più amati ed apprezzati
per la sua resistenza contro il regime comunista in Romania.
La signora
Barbara Torunczyk dalla Polonia ha raccontato la sua esperienza degli sforzi
per i cambiamenti democratici della Polonia già dal 1964 che le hanno fruttato
2 anni di prigione. Dal 1974 scriveva testi clandestini, sotto uno pseudonimo e
anche lei si è trasferita a Parigi nel 1980 dove ha fondato una rivista
letteraria e ha curato la pubblicazione
di oltre 100 libri proibiti in patria. In Italia dove troviamo le librerie
piene di libri interessanti di ogni genere non possiamo immaginare la fame del
buon libro che c’era nei Paesi della censura e del controllo poliziesco.
Di questo ha
parlato Martin Machovec della Repubblica Ceca, uno dei più importanti editori
di samizdat ceco. Questo fenomeno è nato
in Unione Sovietica alla fine degli anni Cinquanta e si è esteso a tutti i Paesi sotto la sua
influenza. Consisteva nel copiare a macchina da scrivere con diversi fogli e
carta carbone i testi illegali, censurati dalle autorità e assicurare la loro
diffusione. Martin Machovec ha
collaborato con la biblioteca “Libri proibiti” che pubblicava in questo modo
libri di scrittori in esilio e dissidenti che non potevano pubblicare liberamente.
Dal 2009 si occupa di ricerca sulla resistenza anti-comunista e collabora anche
con l’Istituto per lo studio dei regimi totalitari a Praga.
Geza Szocs
dell’Ungheria ha parlato del suo contributo alla Radio Free Europe. Per la sua
attività letteraria, ad esempio una rivista samizdat e per la sua
partecipazione al dissenso fu arrestato,
picchiato ed espulso dall’Ungheria. Ha vissuto in Svizzera da dove
partecipò attivamente alle proteste internazionali per la difesa dei diritti
umani. Inoltre si occupava della sezione
ungherese della Radio Free Europa che trasmette ancora ma lamentava scarso
interesse nei nostri giorni per questa trasmittente. Noi possiamo testimoniare
che le notizie, ascoltate a proprio rischio e pericolo, ci davano la speranza,
erano come una macchia di verità nel mare di bugie che trasmettevano le radio ufficiali.
La fine dei
regimi comunisti è spesso rappresentata dal crollo del Muro di Berlino. I
relatori erano d’accordo sul fatto che i muri esterni cadono più facilmente di
quelli interni e che ora bisogna lavorare ancora per creare i ponti, per salvare
la cultura e il pensiero che uniscono e che portano al dialogo perché ciò che è
successo 25 anni fa non è scontato. L’euforia dei primi mesi è scomparsa da
tempo, i nuovi problemi sono arrivati subito. Non c’è più un unico nemico – il
comunismo – ma il male è come spezzettato: non c’è più la grande bugia del
“paradiso terreste sovietico” ma siamo circondati da tante piccole bugie. Non è
lo Stato che ruba nazionalizzando tutti i beni ma siamo molto lontani dalla
giustizia sociale. Miglior ricordo di un avvenimento del passato è l’impegno di
oggi. E’ giusto raccontare ciò che è successo in passato ma guardiamo avanti,
impariamo dalla storia a non ripiegarci sulle vecchie glorie ma su ciò che è da
fare oggi.
17 Novebre 2014
Růžena Růžičková
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