martedì 18 novembre 2014

ORA ABBATTIAMO I MURI INTERNI !


Venticinque anni dalla Rivoluzione di Velluto

   17 Novembre è una ricorrenza storica in Repubblica Ceca per ben due motivi. Nel 1938 in quel giorno Hitler ha chiuso le Università e nel 1989 gli studenti sono usciti per primi in p.zza Venceslao e le vie limitrofe per protestare contro il regime che li privava della libertà. La Rivoluzione di Velluto è stata preceduta da un processo di democratizzazione iniziato in Polonia e in Ungheria nei mesi precedenti. Si ricordano i personaggi come Lech Walesa e Václav Havel ma accanto a loro ci furono migliaia di scrittori, attori, studenti e operai che si sono dati da fare perché le cose cambiassero.
 A Milano nell’ambito di un’iniziativa Bookcity  Il Centro ceco  ha organizzato un incontro degli scrittori e giornalisti dissidenti della Romania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria che hanno raccontato la loro esperienza dei movimenti di opposizione politica e intellettuale tipici di quel periodo storico. Gli ospiti sono stati introdotti dal giornalista e storico italiano Francesco M. Cataluccio, esperto dell’Est europeo, che ha sottolineato come nei Paesi comunisti si è ben capito che il pensiero e la cultura sono un pericolo per un regime che vuole avere il monopolio della verità.  Parlando della Rivoluzione di Velluto ha ricordato il famoso slogan della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fraternità  e ha sottolineato che l’unica vincente è uscita la libertà invece sono molto dubbie l’uguaglianza e la fraternità. Disse: “I poveri sono stati abbandonati sia all’Est che all’Ovest”. Aggiungiamo un dato del sondaggio dell’opinione pubblica sull’ apprezzamento dei cambiamenti avvenuti in questi 25 anni. Quello che inquieta maggiormente i cittadini della Repubblica Ceca è l’incertezza sociale, la corruzione e il clientelismo.
   Il primo relatore Bujor Nedelcovici è uno scrittore molto noto in Romania che però ha  pagato il suo impegno per la libertà con l’esilio in Francia. Dal suo romanzo Giorni di sabbia è stato tratto il film Spiagge di sabbia ma questo film  è stata anche la causa della sua espulsione, nel 1981. Ha ricordato che i cambiamenti in Romania non erano indolori, senza lo spargimento di sangue. La sua interprete l’ha presentato con commozione come uno degli scrittori più amati ed apprezzati per la sua resistenza contro il regime comunista in Romania.
   La signora Barbara Torunczyk dalla Polonia ha raccontato la sua esperienza degli sforzi per i cambiamenti democratici della Polonia già dal 1964 che le hanno fruttato 2 anni di prigione. Dal 1974 scriveva testi clandestini, sotto uno pseudonimo e anche lei si è trasferita a Parigi nel 1980 dove ha fondato una rivista letteraria  e ha curato la pubblicazione di oltre 100 libri proibiti in patria. In Italia dove troviamo le librerie piene di libri interessanti di ogni genere non possiamo immaginare la fame del buon libro che c’era nei Paesi della censura e del controllo poliziesco.
   Di questo ha parlato Martin Machovec della Repubblica Ceca, uno dei più importanti editori di samizdat ceco.  Questo fenomeno è nato in Unione Sovietica alla fine degli anni Cinquanta  e si è esteso a tutti i Paesi sotto la sua influenza. Consisteva nel copiare a macchina da scrivere con diversi fogli e carta carbone i testi illegali, censurati dalle autorità e assicurare la loro diffusione. Martin Machovec  ha collaborato con la biblioteca “Libri proibiti” che pubblicava in questo modo libri di scrittori in esilio e dissidenti che non potevano pubblicare liberamente. Dal 2009 si occupa di ricerca sulla resistenza anti-comunista e collabora anche con l’Istituto per lo studio dei regimi totalitari a Praga.
   Geza Szocs dell’Ungheria ha parlato del suo contributo alla Radio Free Europe. Per la sua attività letteraria, ad esempio una rivista samizdat e per la sua partecipazione al dissenso fu arrestato,  picchiato ed espulso dall’Ungheria. Ha vissuto in Svizzera da dove partecipò attivamente alle proteste internazionali per la difesa dei diritti umani.  Inoltre si occupava della sezione ungherese della Radio Free Europa che trasmette ancora ma lamentava scarso interesse nei nostri giorni per questa trasmittente. Noi possiamo testimoniare che le notizie, ascoltate a proprio rischio e pericolo, ci davano la speranza, erano come una macchia di verità nel mare di bugie che trasmettevano le radio ufficiali.
    La fine dei regimi comunisti è spesso rappresentata dal crollo del Muro di Berlino. I relatori erano d’accordo sul fatto che i muri esterni cadono più facilmente di quelli interni e che ora bisogna lavorare ancora per creare i ponti, per salvare la cultura e il pensiero che uniscono e che portano al dialogo perché ciò che è successo 25 anni fa non è scontato. L’euforia dei primi mesi è scomparsa da tempo, i nuovi problemi sono arrivati subito. Non c’è più un unico nemico – il comunismo – ma il male è come spezzettato: non c’è più la grande bugia del “paradiso terreste sovietico” ma siamo circondati da tante piccole bugie. Non è lo Stato che ruba nazionalizzando tutti i beni ma siamo molto lontani dalla giustizia sociale. Miglior ricordo di un avvenimento del passato è l’impegno di oggi. E’ giusto raccontare ciò che è successo in passato ma guardiamo avanti, impariamo dalla storia a non ripiegarci sulle vecchie glorie ma su ciò che è da fare oggi.

17 Novebre 2014                                                        Růžena Růžičková

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