Sul frontone del tempio di Delfi c’era
scritto “conosci te stesso”. Sul lato sud del muro migliaia di scritte da
sembrare fregi architettonici. Qualche metro più sotto il mitico tesoro degli
ateniesi e fra il muro e il tempietto una roccia chiamata “gha” : la madre. Da
li sentenziava la sibilla delfica e tutte le volte che andavo a chiedere un
responso mai ebbi la fortuna di averne uno. O meglio mai ne riuscii a decifrare
uno. Alla fine degli anni sessanta mentre scendevo per la “via sacra” (la strada
della processione diremmo noi) che dall’Acropoli porta al Keramikos , subito
sotto il tempietto di Teseo o meglio subito dopo le cariatidi c’era un
piccolissimo spiazzo (fuori l’area sacra) dove una specie di roulotte
attrezzata a bar ti salvava dall’afa e dalla calura. Il sabato e domenica
quando non andavo a Micene o a Delfi andavo a “contare i sassi” all’Acropoli e
al ritorno sostavo in questo “perittero-o-chiosco”. Mentre noi eravamo
arroccati ai gettoni telefonici, dai chioschi greci chiamavi l’America o la
Cina con cento lire in teleselezione. Era il dono del governo greco ai suoi
marinai sparsi per il mondo grazie alla sua potente marina mercantile (la
seconda del mondo). Mi serviva un ragazzo di carnagione olivastra dagli occhi
pungenti dal fare deciso. Ovviamente mi apostrofava con “una razza una faccia”
dichiarandosi fratello. Fu cosi che lo conobbi. Parafrasando una vecchia
canzone greca “lui vendeva rezina all’Acropoli…”. Non fu una trattativa lunga
perché dalla mia proposta alla sua
risposta passò appena un ora. Quando arrivò il cambio si levò il grembiule lo
consegnò al proprietario e mi disse :”pame ! (andiamo !)”.
Giorgio Merkuris di Tripoli nel
Peloponneso vero Lacedemone da quel momento divenne il direttore del mio
ufficio di Atene. Da quel mio ufficio di Atene vennero fuori almeno altre 15
piccole ditte perché come era uso negli anni sessanta appena capivi il
meccanismo ti mettevi in proprio. Lui attese oltre dieci anni prima di farlo
. In quegli anni in Grecia si stava
talmente bene che ogni 15 giorni c’era un colpo di stato. Ogni nuovo regime che
arrivava cambiava il nome della via dove abitava Giorgio Merkuris. Noi la
chiamammo dal primo momento via 21 Aprile che era la data del colpo di stato
dei Colonnelli. Si stava bene perché si lavorava sino alle ore 15 , si mangiava
qualcosa , poi si andava a dormire un paio d’ore quindi si tornava in ufficio
sino alle 21 e poi si usciva, i primi tempi alla Placa ma poi col tempo ci
trovammo i nostri localini su misura e li si rimaneva sino alle due di notte
per giustificare l’arrivo in ufficio fra le nove e le dieci del mattino. Un
greco doveva conoscere almeno una trentina di “tavernaki”, una decina di
“busukia” . Per pesce si andava al turkoklimano per agnello a Vari, chi andava
al “ristorante” non aveva capito nulla della Grecia. Ogni colpo di stato
portava nuovi avventurieri che bruciavano quella Grecia che ti ospitava se
avevi una cultura classica. Se non conoscevi la mitologia eri out perché dai
nomi di persone ai luoghi non c’è pietra in Grecia che non sia legata al mito.
Mi portavo dietro Giorgio Merkuris (e gli altri dopo di lui) alla ricerca del
mito per respirare quell’aria che solo in Grecia respiri. Un maledetto giorno
di Agosto mentre vacanzavamo in Sardegna mi arriva una telefonata. Aveva una
strana voce, mentre io scherzavo immaginando che mi facesse gli auguri per
“panaghia” (ferragosto) lui invece voleva dirmi che un incidente gravissimo lo
aveva mezzo massacrato. Mi resi conto dopo un mese quando mi disse che il suo
tempo con me si era esaurito e mi lasciava: pagavo per non essere corso vicino
a Lui a ferragosto dalla Sardegna ad Atene… Mi fece le consegne e mi consegnò le circa
1.000 dracme (ventimila lire) di differenza di cassa. Non ci salutammo perché
quella fu una dichiarazione di guerra commerciale spietata che durò anni.
L’altra sera un'altra telefonata da
Atene mi dice che Giorgio Merkuris era morto. Era diventato buon cliente del
morbo che milioni di scienziati non sono ancora riusciti a fermare. Li conosco
questi scienziati che ogni tanto appaiano in grandi manifesti o in tv con facce
sorridenti e che da decenni ci dicono che ce l’hanno quasi fatta … ormai il
cancro è sconfitto … la scienza ha vinto... E te lo dicono con una faccia bella
sorridente e paffuta…
Piano piano le tessere del mosaico della
tua vita cadono uno dopo l’altro .