Ieri sono stato da Dolce e Gabbana per
discutere di uno spettacolo dei Pupi dedicato ad una cinquantina di agenti
provenienti da tutto il mondo. Mi ha attirato in una “dolce trappola” una
sirena greca (il dna non mente) che mi ha convinto a partecipare all’impresa.
Possedere una collaboratrice di questo livello fa la fortuna di una azienda.
Nel contempo la Dolce e Gabbana è in pieno fermento per la prossima sfilata del
20 giugno dove tra l’altro presenterà la nuova collezione “siciliana”, che ho
intravisto nel loro salone espositivo. Ormai i colori siciliani sono stati
declassati e la gente quando li vede dice subito che sono “messicani” . A
questo ci hanno portato la cecità di certi amministratori “da un lato
diversamente abili, ma dall’altro molto abili nell’incapacità o meglio
delinquenti comuni messi a dirigere la cosa pubblica”. Nel contempo a Monza si
svolge una mostra canina a livello mondiale dove sono presenti alcuni esponenti
della “ eccellenza marinese”. Secondo una certa mentalità locale non dovrei parlarne
per rispettare una certa privacy chiedendo autorizzazione prima di parlarne.
Rifiuto e reclamo il mio diritto di parlare come e quando voglio delle
eccellenze che incontro. Questo mi ha alienato molte amicizie che a quanto pare
hanno lasciato solo su di me delle ferite. Sto trattando con Dolce e Gabbana perché
è una eccellenza siciliana a livello mondiale e quindi ne parlo. Ma parlo anche
delle eccellenze “marinesi” perché le considero a livello di Dolce e Gabbana perché
non solo sono siciliane ma hanno il mio stesso dna e alcuni di loro li ho visti
crescere giorno dopo giorno .
Loro sono abituati a ritirare premi e
consensi non solo perché hanno i numeri ma anche perché
nel vederli mi ricordano i pupari che prima dello spettacolo “parlano” con i loro
pupi,pupi di legno e ferro che hanno sangue vero nelle vene, ne ascoltano
consigli e suggerimenti e alla fine sono loro che raccontano al puparo la
storia che fra un po’ andrà a raccontare
al suo pubblico. Cosi è il gruppo collegato a Salvatore Muratore che la prima
cosa che mi ha detto a Milano è stata “zio” ma scherzi ? “ lasciare la sera da
soli i miei cani per andare in giro per Milano ? Non se ne parla !”. Non mi
intendo di cani e nella vita ne ho conosciuto uno solo che mi ha aspettato
tutta la notte mandandomi un messaggio “telepatico” alle
quattro del mattino, e giunto sul posto mi si strofino nelle gambe scodinzolando , si accasciò e spirò. E questo
oltre a farmi ricordare di un altro cane che viveva in una isola mitica in un paese mitico dove un tempo “avevano casa”
dei, eroi e ninfe.
E cosi una “pattuglia marinese” scende
in una prestigiosa arena consapevole prima dei propri limiti ma subito dopo
delle loro grandi possibilità e capacità.
In questo giugno “agostiano” di oltre 35
gradi mi sento anch’io qualcuno grazie alla rassicurante ombra di Dolce e
Gabbana e allo scirocco di “casa mia”
portatomi a Milano da questi “cacciatori” di coppe che danno prestigio al mio
paese.
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