NEL NOSTRO TEMPO è DIFFICILE IMMAGINARE UN LAGHER PER BAMBINI !
Conoscevo molto della vita di questa “bambina
di Terezín” e ho visto tanti suoi disegni quando è venuta l’ultima volta in
Italia con il suo libro “Disegna ciò che vedi”.
Ieri ho sentito di nuovo il suo pacato racconto e mi hanno colpito
alcune cose: la prima era quando la sua famiglia si riuniva per capire in quale
Paese potrebbero scappare per salvarsi e alla fine hanno dovuto rimanere a
Praga perché ogni paese aveva le sue “quote”
e poi bisognava pagare per entrare in un Paese straniero da Ebreo e loro
non avevano quei soldi. La signora Helga Weissová-Hošková disse testualmente:
“la storia si ripete, anche oggi ci sono le persone che devono scappare e anche
oggi si parla di quote”.
La seconda cosa evocava l’atmosfera di
Terezín, questa “città per gli Ebrei” che era solo la prima tappa del loro
calvario, ancora senza le camere a gas. Ma le condizioni di vita erano pessime
tanto che si è diffusa presto l’epidemia di tifo. In queste condizioni le
persone si promettevano: “non cessiamo di essere uomini e donne” e uno dei modi
che li teneva su di morale era proprio la cultura. Nasceva lì spontaneamente:
chi sapeva cantare cantava, chi recitare recitava. All’inizio i guardiani
proibivano questi incoraggiamenti ma poi non se ne sono occupati. Gli adulti insegnavano
ai bambini anche se rischiavano così la loro vita dicendo che quello che sai e
che hai dentro non ti possono prendere.
Molto triste era anche il racconto
dell’arrivo degli Ebrei tedeschi a Terezín . Erano le persone anziane alle quali
è stato detto che Terezín era una villeggiatura e per andarci dovevano pagare
per assicurarsi il trattamento migliore degli altri. Una volta arrivati si sono trovati nei
stanzoni con i letti a castello a tre piani e protestavano chiedendo le
condizioni migliori promesse, dicendo: “se
lo sapesse il nostro duce…” Nessuno di loro è sopravvissuto.
E’ ben noto che Hitler ha usato il campo di
concentramento di Terezín per fare la sua propaganda. Per girare un film, alcune
parti del campo venivano abbellite e le persone dichiaravano davanti alla
cinepresa come ci si stava bene. Questa
parte del campo di concentramento veniva mostrata anche quando è arrivata la
Commissione della Croce Rossa per controllare le condizioni di vita degli
Ebrei. Terezín doveva apparire una città normale ma oltre i prescelti nessuno
poteva incontrare i membri della commissione.
La
“discesa negli inferi”, come è stato definito ciò che hanno passato gli Ebei
nei campi di concentramento, doveva per Helga ancora cominciare. Per poco tempo
è stata deportata ad Auschwitz per poi andare felicemente con la mamma in un
campo di lavoro poiché ha dichiarato di avere 18 anni anche se ne aveva 15. Quando
la guerra stava finendo i tedeschi li portarono dalla Polonia in Austria a
Mauthausen ma il viaggio durò 16 giorni e questo è stata la loro salvezza
perché l’indomani del loro arrivo ad un nuovo campo sono stati liberati dagli
americani.
Neanche il ritorno a Praga è stato facile. Qualche
anno dopo la guerra inizia un'altra ideologia che ha creato un’altra dittatura
con altri campi di concentramento.
La signora Tea Camporesi ha parlato a questo
proposito della Foresta dei Giusti. Rappresentando l’associazione Gariwo parlava di molti genocidi, non solo quello
nei confronti degli Ebrei e delle persone che non sono indifferenti e hanno
coraggio di ribellarsi anche se rischiano la vita. Il numero dei giusti è cresciuto, il male nel
mondo c’è ancora.
Milano, 29.01.2016 Růžena Růžičková