ACQUAVERDE 26
La storia che volevo raccontarti
DI SALVATORE
GIUSEPPE POMARA
ILRACCONTO DELLA DOMENICA
CONCLUSIONE
Con la scomparsa dei genitori, le visite negli Stati Uniti
diminuirono solo di frequenza. Ad aspettarlo, all’aeroporto JFK di New York,
c’era Annì, la sorella. Ed era ogni volta un ritorno a casa. In nessuna città
si sentiva così bene come a New York, perciò ci tornava ogni volta che
poteva. Non mise invece più piede a New Orleans, nonostante avesse promesso
ai parenti di tornarci. Sarebbe stato triste per lui non trovare la casa del
nonno e quanto rimaneva della farma.
L’uragano aveva buttato giù tutto. Il Mississippi aveva fatto il resto. «Io
non credo», scriveva Carol dopo il cataclisma, «di poter vedere, nell’arco
della mia vita, questa città ritornare quella che era…le nostre esistenze
sono cambiate per sempre, ma siamo tutti vivi e questo è ciò che conta…». Del
viaggio a New Orleans conservò i ricordi assieme al ritratto del nonno,
appeso a una delle pareti dello studio, sul quale di tanto in tanto portava
lo sguardo.
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With the disappearance of his parents, his visits to the United States
only diminished in frequency. Only his sister Annì was waiting for him at the
JFK – and it was a reunion.
In no other city did Pepo feel as good
as he did in New York, so he went back there whenever he could. However, he didn’t set foot again in New
Orleans, even though he had promised his relatives that he would return. It
would have been just too sad for him to go there and not find his
grandfather's house and what remained of the ranch. The hurricane had knocked
everything out. The Mississippi had done the rest. "I do not
believe," wrote Carol after the cataclysm, "that I will see, in my
lifetime, this city get back to what it was ... our lives are changed forever
… But we're all alive and that's what counts..." He kept the memories of
his trip to New Orleans with the portrait of his grandfather — which hung
from one of the walls of his office.
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