Mimmo Tuzzolino ci ha lasciati. Marineo perde uno
degli eroi del suo passato. Sì, perchè si può essere eroi anche senza gloria e
notorietà, senza medaglie o vinte battaglie. Ha incarnato con umiltà
un'esistenza vissuta quasi nel nascondimento, con quel tono di voce pacato,
misurato; con quell'ironia garbata che, pur non trascendendo mai nella
presunzione, sapeva pungere come stilo e ferire nell'orgoglio i potenti i
saccenti, o presunti tali.
E' stato un maestro, nel lavoro, nella vita, fino alla
fine. Ha cresciuto generazioni di marinesi, prima, e palermitani, poi. Ragazzi
difficili, che dopo la scuola andavano in campagna ad aiutare i genitori o
dietro le pecore su ripide montagne. Ragazzi di borgo, sbucati da vicoli e case
fatiscenti, con padri in galera e madri svampite, che in lui hanno trovato non
un distributore di nozioni, bensì lo sguardo e l'ascolto amorevole che formano
uomini. Era la scuola di un tempo in cui
allenavi l'anima prima del cervello, capivi la vita e vedevi il futuro, con più
ottimismo e speranza, pur con scarpe bucate e pantaloni con toppe.
Così li cresceva quelle fragili piantine, dispensando
consigli e bonari scappellotti, e forgiando spiriti ribelli che
"arrampicavano mura lisci".
Amò Marineo che lo ha sempre ricambiato ricordandolo
con affetto. Quando, poco tempo fa, i familiari, a sua insaputa, pubblicarono
il suo libro di ricordi di giovinezza, ebbi l'onore di presentarlo in un salone
gremito di parenti ed ex alunni. Lui a tutti sorrideva stringeva mani, non si capacitava
che tutta quella gente fosse lì per lui, quasi si scusava per averli strappati
alle loro vite, inconsapevole che quelle esistenze egli stesso aveva
contribuito a formarle.
Così oggi quella "pentola in ebollizione"
che è Marineo si riunisce per dargli l'ultimo saluto. Addio professore.
Nino Di Sclafani
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